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Sac. Giacomo Alberione, Primo Maestro della Pia Società San Paolo Oportet orare IntraText CT - Lettura del testo |
II. – Necessità dell’umiltà nella preghiera.
L'umiltà è necessaria. «Oratio humiliantis se, nubes penetrabit: et
donec propinquet non consolabitur; et non discedet donec Altissimus aspiciat.
Et Dominus non elongabit»5.
Dice
il Signore: «A chi volgerò lo sguardo, se non al poverello, al contrito di cuore che trema alle mie parole?»6; «Il Signore sta vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, e salva gli umili di spirito»7; «Cor contritum, et humiliatum, Deus, non despicies»8.
A chi vien dato? A chi ha bisogno. Qual’è il povero che viene ricoverato facilmente nell'ospedale? Quello che è privo di tutto. Anzi a quale infermo si dà la preferenza? A chi ha maggiori acciacchi. I titoli, le tessere, per ottenere misericordia, sono i mali, la povertà, gli acciacchi, l'urgenza di cure. S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, che possedeva il vero spirito del Maestro Gesù, preferiva sempre i più infelici ed abbandonati dagli uomini; e la Piccola Casa della Divina Provvidenza è piena di questi scarti del mondo.
Ricordiamo quanto erano colpevoli i Niniviti. Iddio ne aveva deciso lo
sterminio; ma alle parole di Giona: «Ancora quaranta giorni, e Ninive sarà
distrutta, i Niniviti credettero a Dio, e ordinarono il digiuno, e si vestirono
di sacco, dal più grande al più piccolo»9. Anche il re «si alzò dal suo trono, depose le sue vesti,
indossò il sacco, e si gettò sulla cenere»10.
E «Dio, visto quanto facevano, e come s'erano convertiti dalla loro cattiva vita, ne ebbe compassione, e il male che aveva detto di far loro non lo fece»11.
Quando Giuditta vide la sua città assediata da Oloferne, entrò nel suo oratorio, e, prostratasi dinanzi al Signore, si umiliò, pregò, confessò la propria impotenza. I soldati erano assai pochi; il coraggio era quasi perduto; le munizioni, scarsissime; l'acqua mancava; i nemici, che assediavano, erano tanto numerosi. Giuditta pianse ed esortò tutti a piangere e a pregare: «Non si faccia altro che pregare per me il Signor Dio nostro»12. E il Signore, che ha sempre pietà dell'umile, ascoltò; e sappiamo con quale prodigio liberò la città di Betulia.
I bambini sono potenti: non per ingegno, ma per la semplicità; non per forze, ma per umiltà.
Nel Nuovo Testamento abbiamo numerosissime attestazioni. La Santa Madonna
nel Magnificat disse: «Quia respexit humilitatem ancillae suae: ecce enim ex hoc beatam me
dicent omnes generationes... dispersit superbos mente cordis sui. Deposuit potentes de sede, et
exaltavit humiles. Esurientes implevit
bonis: et divites dimisit inanes»13. Queste parole significano che il Signore all'umile ed al povero inchina il suo sguardo benevolo e allarga la sua mano.
L'aveva già detto il profeta Isaia e lo predicò di nuovo il Battista: «Omnis vallis implebitur; et omnis mons, et collis humiliabitur»14. Verrà il Signore e le valli
saranno riempite, e le montagne e le colline saranno abbassate. Maria,
Giuseppe, i pastori, i Magi, il popolo, che ascoltarono umilmente la
predicazione di Gesù, furon riempiti di grazia: «Pauperes
evangelizantur»15,
di sapienza divina. E i superbi Farisei
«evanuerunt in
cogitationibus suis»16,
e hanno crocifisso la Sapienza di Dio: «Commutaverunt veritatem Dei in mendacium»17. Nel pieno meriggio,
sfolgorante di luce, attendono il levare del sole. Gesù era risorto, ed essi ai
soldati offrirono, come già a Giuda, denaro, dicendo: «Dicite quia
discipuli ejus nocte venerunt, et furati sunt eum, vobis dormientibus»18,
e aggiunsero: «E se ciò giunge
all'orecchio del preside, lo persuaderemo noi, e vi libereremo da molestie»19. O stolta sapienza! Perché
scavarvi la fossa
per cadervi dentro, servendovi di testimoni addormentati? Avete solo mostrata la vostra ostinazione!
La Cananea con alta voce pregava Gesù; ma poiché sembrava che Egli non la volesse ascoltare, gli Apostoli dissero a Gesù: «Dimitte eam: quia clamat post nos». E il Maestro Gesù rispose: «Non sono mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele». Ma quella venne e l'adorò dicendo: Domine adjuva me! Ed Egli le rispose: «Non est bonum sumere panem filiorum, et mittere canibus»20. La umiliò per bene quella povera donna! Qualche pusillo può farne le meraviglie. Ma essa, in verità, si mise nella condizione dei cani, ed esclamò: «Dici bene, Signore, ma anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla mensa dei loro padroni»21. E il Signore l'ascoltò e il miracolo fu compiuto.
Quando il centurione pregò Gesù a guarire l'infermo suo servo, Gesù rispose: «Ego veniam, et curabo eum»22. Ma subito l'altro soggiunse: «Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà salvo»23. La preghiera di costui commosse Gesù, e fu subito esaudita.
Gesù ascoltò Pietro, ascoltò Matteo, ascoltò Zaccheo, la Maddalena, tutti quelli che vennero a lui umiliati, piangendo e confessando i loro peccati. È chiaro nella Sacra Scrittura: «Deus superbis resistit, humilibus autem dat gratiam»24.
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L'umiltà ci è necessaria, sia che la consideriamo da parte di Dio, sia che la consideriamo da parte dell'orazione e sia ancora che la consideriamo da parte nostra.