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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
2. Guai a quell’uomo da cui il Figlio dell’uomo è tradito.
[66] 2. «Guai a quell’uomo da cui il Figlio dell’uomo è tradito: sarebbe stato meglio per lui che non fosse mai nato! E Giuda che lo tradiva, prese a dire: Son forse io Maestro? Gli rispose: Tu l’hai detto» (Mt 26,24 s.). «Allora Gesù gli disse: Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?» (Lc 22,48).
Chi commette sacrilegio, specialmente se si comunica, o se celebra indegnamente, tradisce Cristo con un bacio.
«Ma guai a voi, o ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione! Guai a voi, che ora siete sazi, perché patirete la fame! Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e nel pianto! Guai a voi, quando tutti gli uomini diranno bene di voi...» (Lc 6,24-26). «Guai a voi, farisei! perché amate i seggi d’onore nelle sinagoghe, e d’essere salutati sulle pubbliche piazze” (Lc 11,43).
Cercherò perciò più i doveri nella Chiesa che non i benefizi; più la santità che la dignità. Quanto è difficile per i Sacerdoti ricchi entrare nel regno di Dio! Specialmente se cercano le comodità della vita, l’ammirazione degli uomini e la soddisfazione dei sensi.
«Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti! perché serrate in faccia agli uomini il regno dei cieli; e non ci entrate voi, né lasciate che c’entrino quelli che ci vogliono entrare» (Mt 23,13).
Con queste parole il Signore e Maestro ammonisce sulla malizia dell’ipocrita. S. Girolamo dice: «Grande è la dignità dei Sacerdoti, ma grande è la loro rovina, se peccano» (L. 3, In Ez. ad c. 44); è sommamente sconveniente che mentre il Sacerdote istruisce il popolo ed ammonisce i peccatori, lui stesso sia in peccato; che mentre si avvicina all’altare abbia il suo cuore lontano da Dio; che mentre rimette altri in grazia egli si sprofondi maggiormente nel male: ecco l’ipocrisia.
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! che divorate le case delle vedove, sotto pretesto di lunghe orazioni; per questo sarete ben più severamente giudicati» (Mt 23,14).
Il buon pastore è più sollecito della cura degli infermi che della solennità dei funerali; cerca di più le anime dei fedeli che non i loro beni; è più inclinato a fare elemosina che non ad essere un duro esattore dei proventi del suo ministero.