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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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II. MEDITAZIONE

 

1. Qualità della celeste beatitudine.

       [73]  1. Qualità della celeste beatitudine. - La beatitudine è disuguale, per il diverso grado di merito. Ognuno riceverà da Dio, giustissimo rimuneratore, il premio proporzionato alla sua fatica (cf 1Cr 3,8). Il Concilio di Firenze (1439) definì che la visione beatifica sarà più o meno grande, secondo il diverso grado di merito (cf Denzinger n. 693). «Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna ed altro quello delle stelle. Poiché una stella differisce dall’altra in splendore. E così pure sarà per la risurrezione dei morti» (1Cr 15,41 s.). La gloria è lo splendore della grazia dell’anima; maggiore sarà lo splendore dove sarà maggiore la grazia. Il Padre predestina ad essere conformi all’immagine del Figlio suo; dove maggiore sarà l’imitazione, maggiore pure sarà la somiglianza, e maggiore la partecipazione alla gloria di Cristo. Colui che su questa terra vive in Cristo, in Cristo pure vivrà nella gloria: una sola è la vita. Chi rimane di più in Cristo con la grazia, maggiormente abiterà in Cristo nella gloria.

       Rifletterò sulle parole di S. Agostino che trattano del denaro della vita eterna. «Il denaro, dice, è uguale per tutti... in questo denaro è raffigurata la vita eterna... Ma



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le molte mansioni significano che le dignità di quella stessa vita sono diverse come i meriti».

       Chi sarà più furbo? Riceverò certamente di più, se avrò sopportato di più.

 




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