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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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2. Gli stimoli del pastore sono la fame e la sete delle anime.

       [148]  2. Gli stimoli del pastore sono la fame e la sete delle  anime. La fame e la sete sono stimoli potentissimi: Gesù ebbe fame e sete (cf Mt 25,35). «Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati!” (Mt 5,6). Questa è la beatitudine del pastore che con Gesù Cristo ripete: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e portare a compimento l’opera sua» (Gv 4,34). Gesù, dalla croce, esclamò: «Ho sete” (Gv 19,28). Il buon pastore esclama: «Ed ho altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle bisogna che io guidi» (Gv 10,16). Acceso da questa sete, esclama: «Ma con un battesimo devo essere battezzato e quanto mi sento angustiato, finché non sia compiuto!» (Lc 12,50). Ricorderò S. Paolo: «Nella fame e nella sete» (2Cr 11,27), «nei travagli, nelle veglie, nei digiuni» (2Cr 6,5). Di che specie è la mia sete? C’è chi è assetato di Dio e chi è assetato di vino.

 

       [149]  Anche il dolore è un pungolo, ed è duro resistere al pungolo. L’apostolo Paolo esclamava: «Chi è debole, che io ancora non sia debole?» (2Cr 11,29); «Ho una grande tristezza e un incessante dolore in cuor mio. Poiché bramerei di essere io stesso separato da Cristo per i miei fratelli» (Rm 9,2 s.). Viene il lupo e disperde le pecore; il mercenario fugge perché è mercenario; ma il pastore, spinto da compassione, mette a rischio, per le anime, la sua vita. Questa tristezza del pastore è ordinata a salvezza, e lo rende coraggioso e forte per superare i pericoli.

       Quando si ama non si sente fatica, ed anche se si sente fatica, questa stessa fatica è amata. La carità si perfeziona nell’infermità. L’apostolo Giovanni dice perciò: «Da questo abbiamo conosciuto la carità di Dio: dall’avere

 



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egli data la sua vita per noi; ed anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3,16). «Dite ad Archippo: Considera il ministero, ricevuto dal Signore, e adempilo bene» (Cl 4,17).

 




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