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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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II. MEDITAZIONE

 

1. La speranza è necessaria.

       [278]  1. La speranza è necessaria. L’uomo infatti, per divina misericordia è destinato alla visione di Dio ossia all’ultimo fine. Tendere a Dio, desiderare veramente Dio è già sperare la beatitudine eterna; ugualmente necessario è cercare Dio e sperare Dio. «Non abbiamo quaggiù una città permanente, ma andiamo in cerca di quella avvenire» (Eb 13,14).

       Per sperare il cielo è necessario avere la fiducia di ottenerlo, come retribuzione delle opere buone fatte; come per poter rettamente pregare è necessaria la speranza di venire esauditi. «Ho combattuto la buona battaglia, sono giunto al termine della corsa, ho serbato la fede. E ormai mi sta preparata la corona di giustizia, che mi darà in premio il Signore in quel giorno, lui il giudice giusto; né solo a me, ma anche a quanti hanno atteso con amore la sua venuta gloriosa» (2Tm 4,7 s.).

 

       [279]  Per credere occorrono i motivi di credibilità, e per rettamente operare sono necessari i motivi di speranza. Chi inizierebbe una buona opera, se non avesse la

 



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speranza della felice riuscita? Maggiore si richiede speranza nel successo, quanto più l’opera richiede sacrifizi e fatiche. La vita cristiana e specialmente la vita pastorale e religiosa esigono molti sacrifizi: ogni giorno bisogna mortificarsi in qualche cosa, e sostenere difficoltà. Del medesimo Signore nostro Gesù Cristo, l’Apostolo perciò dice: «Invece del gaudio a lui proposto, sopportò la croce, disprezzandone l’ignominia» (Eb 12,2). Di qui quell’interrogazione fatta al Signore da S. Pietro: «Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito: che cosa dunque avremo noi? E Gesù rispose loro: In verità vi dico: voi che avete seguito me nella rigenerazione, quando il Figlio dell’uomo sederà sul trono della sua gloria, sederete anche voi sopra dodici troni per giudicare le dodici tribù d’Israele. E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie, o figli, o campi, per il mio nome, riceverà il centuplo, e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19,27-29).

 




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