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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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2. Venendo al punto principale di queste mie spirituali disposizioni.

       [420]  2. «5) Venendo al punto principale di queste mie spirituali disposizioni, vale a dire, a quel giorno che sarà l’ultimo per me, rendo le più sincere grazie al mio Dio, per avere così disposto di me sopra la terra. Questo giorno che porrà fine ai miei peccati, e mi strapperà di mezzo a tante colpe, che si commettono nel mondo, io lo saluto, lo desidero, lo benedico. Ringrazio fin d’ora la persona, che vorrà darmene la consolante notizia, e finché non arrivi, io lo terrò così caro al mio cuore, che non lo cangerei colla giornata più bella di questo mondo.

 

       «6) Io affido la mia sorte all’amore ed alle cure della mia tenera Madre. Entro al suo cuore io ripongo le mie ore estreme, e gli ultimi miei sospiri. Sì a fianco e tra le braccia di questa Madre io voglio partir da questo mondo e presentarmi alla mia eternità. Ogni gemito che darò in quel punto, ogni respiro, ogni sguardo intendo sia una voce che la chiami, che la solleciti per me dal Cielo, sicché presto la veda, la contempli, l’abbracci, e possa morire con Lei. Che se per tratto speciale del suo buon cuore volesse chiamarmi in un giorno a Lei consacrato, sarebbe una consolazione ancor più grande per me poterle presentare l’offerta della mia vita in un tempo, in cui in cielo e in terra si festeggia il suo Santo Nome e le tante sue misericordie.

 

       «7) Raccomando in special modo il mio passaggio alla potente intercessione del grande Sposo di Maria, S. Giuseppe, di cui porto indegnamente il nome, all’assistenza dell’Angelo mio Custode, ai due grandi santi e particolari miei protettori S. Ignazio e S. Alfonso de’ Liguori, agli Angeli e Santi tutti del Cielo, ed a quelle anime specialmente che in Paradiso si ricordassero di me. Io le saluto tutte quante da questa valle di lagrime, ed a ciascuna mi rivolgo, perché preghino per me, e perché venga presto quel giorno, che abbia la bella sorte di cominciare con loro a godere di quella festa, che non finirà mai più.

 

       «8) Per quello che riguarda il tempo e le circostanze tutte della mia morte, io mi rassegno pienamente ad esempio del mio Divin Redentore a tutto ciò che il

 



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Padre Celeste avrà disposto di me. Io accetto quella morte qualunque che Iddio nei suoi decreti crederà migliore per me. Per compiere la volontà sua intendo accettare da Lui e per Lui tutti quegli spasimi e dolori che sarà in voler suo che io soffra in quel punto. Nel sacrificio più duro e nelle agonie più dolorose voglio ed intendo che sempre sia fatta la sua santa volontà.

 

       «9) Rendo grazie infinite a quel buon Dio che per tratto di sua pura e speciale misericordia ha voluto nel mio nascere chiamarmi alla fede e pormi qual figlio, tuttochè immeritevole, nelle braccia della Santa Chiesa Cattolica. Io rinnovo oggi quelle promesse e proteste che un giorno al sacro fonte si fecero per me. Piango e detesto quanto nella mia vita non vi fu conforme. Condanno e rigetto tutto ciò che nei miei giorni fosse stato mancante d’ubbidienza e rispetto alla Santa Romana Chiesa. Oggi e per sempre protesto di voler vivere e morire nella comunione più stretta di questa Madre. A Lei affido le mie ceneri, perché le benedica e le serbi come in custodia sino al giorno finale.

 

       «10) Desidero e dimando tutti quei Sacramenti e conforti che la religione nostra sacrosanta tiene riservati in quel punto pei moribondi suoi figli; e quando il Signore chiamerà il sacrifizio della mia vita, intendo d’unirlo a quello, che hanno fatto tanti confessori della fede, ed esalare l’ultimo mio spirito in omaggio e sostegno della nostra fede santissima.

 

       «11) Essendo per finire la mia missione sulla terra, io rispondo e consegno al mio Dio quella grande Vocazione, di cui egli ha voluto onorarmi. Io non ho termini quaggiù per ringraziarlo degnamente ed aspetto l’eternità. Ringrazio con tutto il mio cuore quanti si sono adoperati a questo fine per me, e a ciascuno mi raccomando, perché trovi misericordia in quel gran punto in cui sarò chiamato a render conto della mia carriera. Io morrò e mi consola il pensiero, che colla mia morte vi sarà di meno un ministro indegno sulla terra, e che un altro Sacerdote più zelante e più fervente verrà, a compensare la mia freddezza e mancanza.



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       «12) Siccome sono certo per fede, che Iddio nella sua onnipotenza e misericordia può e vuole perdonare a chiunque si pente davvero dei suoi peccati, così appoggiato a questa ferma fiducia, che non può fallire, e penetrato dal più vivo dolore delle passate mie colpe, protesto di sperare con tutta fermezza il perdono delle mie mancanze e l’acquisto della mia eterna salute. Qualunque sia l’assalto che in vita od in morte sia per darmi il mio nemico ripeterò sempre che credo nel mio Dio, che spero in Lui, e che Egli mi salverà.

 

       «13) Ora che i miei giorni sono per finire, e che il tempo sta per mancare e sparire per sempre da me, conosco e comprendo più che in addietro il mio dovere sulla terra quale era di servire ed amare il caro mio Dio. Finché avrò vita piangerò quel tempo in cui [non L’] ho amato e ripeterò continuamente d’ora in avanti: o amare o morire. Quanto sarò per fare o soffrire in questa misera vita, intendo sia una prova d’amore a questo mio Dio, sicché vivendo io viva solo per amare, e morendo muoia per amare ancor di più.

 

       «14) Il dolore che provo, o Signore, per non avervi amato, il desiderio che sento vieppiù di amarvi, mi rende oltremodo noiosa e pesante questa vita, e mi sforza a pregarvi di voler abbreviare i miei giorni sulla terra, e perdonarmi il purgatorio nell’altra, sicché presto io possa giungere ad amarvi in Paradiso. Io vi domando questa grazia, o Signore, non già per timore della pena, che confesso meritare mille volte maggiore, ma pel sincero desiderio di amarvi molto, di amarvi presto, di amarvi da vicino in quel bel Paradiso. Mi serva, o mio Dio, di purgatorio l’angoscia, che sento per non avervi amato, il pericolo che io corro di offendervi e non amarvi più.

       «I vostri meriti, o caro mio Redentore, l’amore della vostra Madre, il patrocinio dei Santi, le preghiere dei buoni, le indulgenze di Chiesa Santa, che intendo acquistare principalmente in quel punto, suppliscano per me e m’ottengano il condono di quella pena, di cui purtroppo mi troverò debitore in punto di morte, talmente che, sciolto dal carcere di questo corpo, e chiusi gli

 



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occhi per sempre a questo misero mondo, io parta e voli a quella gloria, ad amare il mio Gesù e ad abbracciare la cara mia Madre Maria.

 




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