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Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

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2. Gesù insegna la povertà.

       [424]  2. Gesù insegna la povertà. Si contempli la stalla piccola, sporca, disadorna, aperta ai venti ed alla pioggia; si contempli la mangiatoia destinata in uso agli animali e non agli uomini, cambiata in culla, e contenente un po’ di strame; si contempli Gesù piccolino posto in essa, non coperto di vesti indorate o preziose, ma avvolto in poveri pannicelli. Ognuno costata che questa è povertà somma: come prima casa Gesù ha una stalla, come culla ha una greppia, per fasce ha rudi panni.

       Questo bambino, ancorché bisognoso e povero ed abbandonato dagli uomini, è il Figlio di Dio, ed è lo stesso Dio, come mi insegna la fede: «Dio vero da Dio vero,... per il quale tutte le cose furono fatte» (Simbolo Niceno. - Denzinger n. 54). Poteva egli scegliere un altro modo, se avesse voluto, per mostrarsi agli uomini: avvolgersi in un lussuoso e regale apparato; ma non volle. Desiderò piuttosto essere privo di tutte le cose, affinché noi imparassimo a stimare e ad amare la povertà, e ad amare con vera carità i poveri. Davanti al presepio si capisce meglio il significato delle parole: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli!” (Mt 5,3).

 




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