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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
II. MEDITAZIONE
[438] 1. Gesù è la verità. «Non è egli il falegname?” (Mc 6,3); «Non è egli forse il figlio del falegname?” (Mt 13,55). Il Maestro divino non si vergognò di apparire come falegname e come figlio di un falegname, e di fare i lavori di un falegname. Questa è l’importantissima lezione che Gesù ci insegnò per tanti anni, anzi per la maggior parte della sua vita terrena: ci insegnò l’amore al lavoro.
L’amore al lavoro è un precetto generale: «Con sudore del tuo volto mangerai il pane» (Gn 3,19). È l’esempio di Cristo, il quale volle essere povero ed
assoggettarsi al lavoro fin dalla sua gioventù, e durante tutta la sua vita. Il lavoro è il mezzo assolutamente necessario per giungere al premio, perché il Giudice divino premierà ciascuno secondo le opere. Il lavoro è lo spauracchio di molti uomini, i quali cercano di evitare sia il lavoro materiale, come quello intellettuale e spirituale. Il lavoro è l’inciampo in cui danno spesso i Sacerdoti ed i pastori. È sempre più facile fare nulla che fare qualche cosa; più facile scusare se stessi con ragioni speciose, e giudicare gli altri, e condannarli; più facile abbandonare per accidia lo studio, la meditazione, le opere pastorali.