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Giacomo Alberione, SSP Sacerdote, ecco la tua meditazione IntraText CT - Lettura del testo |
3. Orsù, dunque, o nostra avvocata.
[460] 3. Orsù, dunque, o nostra avvocata, donaci lo spirito di povertà: infatti non la povertà, ma l’amore alla povertà è virtù, secondo S. Bernardo. Volgi altrove i miei occhi, affinché non veggano la vanità. Da’ a me la grazia di cercare il regno di Dio e la sua giustizia, sapendo che tutto il resto mi sarà dato in soprappiù. Concedimi l’intelligenza della povertà, affinché io non abbia a disperare trovandomi nelle necessità, pensando che il Signore sa quello di cui abbisogno. Se verranno le ricchezze, fa’ che io non vi attacchi il cuore. Dammi l’intelligenza per comprendere i poveri, affinché dia ad essi ciò che mi avanza. Dammi, o Madre benigna, di tesoreggiare per il cielo, dove i ladri non scassinano e non rubano, e dove la ruggine e il tarlo non demoliscono.
Chi possiede Dio è abbastanza ricco, ancorché sia povero. Chi non ha Dio è misero e miserabile, ancorché sia ricco. «Non darmi né povertà né ricchezze; ma del vitto passami la mia razione» (Pv 30,8). Gesù pastore, esempio di povertà, sia la mia regola. Mi stiano sempre davanti agli occhi il letto su cui il mio Maestro ha voluto nascere e quello su cui ha voluto morire. Gesù esclama: «Le volpi hanno delle tane, e gli uccelli del cielo dei nidi; ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo» (Lc 9,58). Beata sarà la morte del pastore povero, se ai suoi funerali interverranno i poveri che egli ha nutrito con le sue sostanze.