Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giacomo Alberione, SSP
Sacerdote, ecco la tua meditazione

IntraText CT - Lettura del testo
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 412 -


II. MEDITAZIONE

 

1. Il principale dovere del Sacerdote.

       [602]  1. Il principale dovere del Sacerdote è quello di offrire per il popolo doni e sacrifizi; egli è incaricato della lode divina: deve pregare per il popolo e per le necessità della Chiesa. Affinché non fosse lasciato all’arbitrio di ciascun Sacerdote lo stabilire la quantità di preghiera che deve fare, la Chiesa ha determinato quale sia il minimo di questa preghiera a cui il Sacerdote è tenuto, prescrivendo cioè la recita del divino ufficio. Quest’obbligo proviene da tre titoli: dal sacro ordine del sottodiaconato; dal beneficio ecclesiastico, per la legge del Concilio Lateranense V che stabilisce anche pene per chi l’omette; dal titolo di vita religiosa; se la istituzione



- 413 -


 

religiosa è tenuta al coro, in ogni casa religiosa si debbono recitare le ore canoniche in coro, da tutti i religiosi propriamente detti.

 

       [603]  L’obbligo di recitare le ore canoniche è grave; pecca perciò gravemente colui che è tenuto alla recita, e tralascia tutto l’ufficio di un giorno, od una notevole parte di esso, e lo tralascia senza una legittima causa. La recita fa parte dell’importantissima virtù della religione: e chi la omette lede il precetto in materia grave. S. Alfonso considera materia grave quando tutte le parti omesse, unite assieme, arrivano alla lunghezza di una delle ore minori.

       Scusa dalla recita dell’ufficio l’impotenza sia fisica, sia morale; così è scusato chi è gravemente malato o colui che è convalescente da malattia grave; costui è scusato per alcuni giorni, a giudizio di persona prudente, fino a che non si sia rimesso in forze. Scusa pure dalla recita un motivo di carità, come è un’occupazione importante che dura lungo tempo, e che non può essere interrotta senza scandalo o notevole danno del prossimo; il precetto della carità prevale sulla legge ecclesiastica. Perciò è scusato, sia totalmente e sia parzialmente dalla recita dell’ufficio quel Sacerdote che passa tutta una giornata ad udire confessioni che non può differire; o che inaspettatamente viene chiamato presso un moribondo, e dopo non gli rimane più tempo per dire l’ufficio; o che deve preparare in fretta una predica, che non può omettere senza recare scandalo; o che è occupato tutto il giorno a sedare risse, o ad assistere i malati in tempo di epidemia. Il buon Sacerdote però si esime dalla recita dell’ufficio solo a malincuore e raramente.

       La dispensa ottenuta toglie l’obbligo del breviario, se il dispensante è il Sommo Pontefice, od il Vescovo munito di facoltà; spesso però si suole concedere non la dispensa, ma la commutazione in altre preghiere.


 




Precedente - Successivo

Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL