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Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
La storia e il bisogno delle anime
Prima della venuta di Gesù Cristo la Bibbia era per gli ebrei il solo libro sacro; il libro per
eccellenza. Così nei primi tempi della Chiesa per i cristiani.
I primi fedeli, ai quali risuonavano ancora all’orecchio gli insegnamenti di Gesù Cristo e degli Apostoli, leggevano le Sacre Scritture tutti i giorni. Per avere poi maggior comodità di leggerle nei pericoli e nelle persecuzioni, portavano con sé, se non tutta la Bibbia, almeno il Santo Vangelo o parte di esso. Da questa lettura attingevano forza a perseverare nella loro fede e dare per essa, quando era necessario, anche la vita.
L’uso dei primi cristiani andò poi perdendosi e con esso anche il frutto della lettura dei libri santi. Si giunse così, a poco a poco, fino a trascurarli e, ai tempi nostri, ignorarli dalla quasi maggioranza dei fedeli.
Le conseguenze furono e sono deleterie. «La società nostra – afferma il Peduzzi – nonostante il vantato progresso civile, è retroceduta di molto nella religione e nei costumi, ritornando verso l’antico paganesimo, per la fenomenale antipatia religiosa che incombe su troppi, per la scostumatezza di vita che già dilaga un po’ dappertutto. Essa si guastò tanto perché l’inferno riuscì a strapparle il centro della vita spirituale, Gesù Cristo: Cristo nell’Eucaristia col malcostume e le eresie, specie col paganesimo; Cristo
nel Vangelo con l’ignoranza dapprima e poi col libero esame del protestantesimo».6
Ed il grande Pontefice Benedetto XV, scrivendo al Cardinal Cassetta, dichiarava: «L’esperienza insegna, più che non occorra farne menzione, che i deviamenti dell’odierna società hanno origine dal fatto che la vita, la dottrina e le opere di Gesù Cristo sono cadute nel più profondo oblio, né più curano gli uomini di ispirare ad esse le loro quotidiane azioni».
Se oggi non si vuole quasi più saperne di Dio, è perché quasi più nulla si sa di Dio. La religione di molti, di troppi è più di abitudine e superficialità che di convinzione e sentimento.
Il rimedio l’aveva già nel suo programma il mite e piissimo Pio X, che volendo con San Paolo rinnovar la società in Cristo, niente di più atto trovava che ridarle Cristo. Ma Cristo tutto intero, cioè vivo e vero nella Ss. Eucaristia e parlante nella S. Scrittura, nel S. Vangelo. «Dal momento che ci siamo proposti di restaurare ogni cosa in Gesù Cristo, – scrive al Cardinal Cassetta – nulla potremo meglio desiderare quanto che si introduca fra i fedeli il costume della lettura non pure frequente, ma quotidiana dei Ss. Vangeli, essendo che precisamente questa lettura dimostra e fa chiaramente vedere per
qual via si possa e si debba arrivare a quella sospirata restaurazione».
La storia dunque nonché il bisogno stringente delle anime dimostrano che è necessario ritornare alla primitiva tradizione circa la lettura del libro santo, al gran libro che Dio ci ha scritto per indicare la via del cielo.
Crediamo opportuno riferire qui alcuni canoni e decreti relativi alla lettura dei libri santi. – I numeri a lato sono quelli del Denzinger:
Clemente XI ha condannato i seguenti errori 7 di Quesnel:8
1429. - 79. Utile et necessarium est omni tempore, omni loco et omni personarum generi, studere et cognoscere spiritum, pietatem et mysteria Sacræ Scripturæ.
1430. - 80. Lectio Sacræ Scripturæ est pro omnibus.
1431. - 81. Obscuritas sancta verbi Dei non est laicis ratio dispensandi se ipsos ab eius lectione.
1432. - 82. Dies Dominicus a Christianis debet sanctificari lectionibus pietatis et super omnia sanctarum Scripturarum. Damnosum est, velle Christianum ab hac lectione retrahere.
1433. - 83. Est illusio sibi persuadere, quod notitia mysteriorum religionis non debeat communicari feminis lectione sacrorum librorum. Non ex feminarum simplicitate, sed ex superba virorum scientia ortus est Scripturarum abusus, et natæ sunt hæreses.
1434. - 84. Abripere e Christianorum manibus Novum Testamentum seu eis illud clausum tenere auferendo eis modum illud intelligendi est illis Christi os obturare.
1435. - 85. Interdicere Christianis lectionem Sacræ Scripturæ, præsertim Evangelii, est interdicere usum luminis filiis lucis et facere, ut patiantur speciem quandam excommunicationis.
Pio VI ha così notato l’insegnamento pistoiese:
1567. - 67. Doctrina perhibens, a lectione sacrarum Scripturarum nonnisi veram impotentiam excusare; subiungens, ultro se prodere obscurationem, quæ ex huiusce præcepti neglectu orta est super primarias veritates religionis: – falsa, temeraria, quietis animarum perturbativa, alias in Quesnellio damnata.
1604. - Sane cum in vernaculo sermone creberrimas animadvertamus vicissitudines, varietates, commutationesque, profecto
ex immoderata biblicarum versionum licentia immutabilitas illa convelleretur, quæ divina decet testimonia, et fides ipsa nutaret, cum præsertim ex unius syllabæ ratione quandoque de dogmatis veritate dignoscatur. In id proinde pravas teterrimasque machinationes suas conferre in more habuerunt hæretici, ut editis vernaculis Bibliis (de quorum tamen mira varietate ac discrepantia ipsi se invicem accusant et carpunt) suos quisque errores sanctiore divini eloquii apparatu obvolutos per insidias obtruderent. «Non (neque) enim natæ sunt hæreses, inquiebat S. Augustinus, nisi dum Scripturæ bonæ intelliguntur non bene, et quod in eis non bene intelligitur, etiam temere et audacter asseritur». Quod si viros pietate et sapientia spectatissimos in Scripturarum interpretatione haud raro defecisse dolemus, quid non timendum, si imperito vulgo, qui ut plurimum non delectu aliquo, sed temeritate quadam iudicat, translatæ in vulgarem quamcunque linguam Scripturæ libere pervolvendæ traderentur?...
1630. - ...Perspectum vobis est vel a prima christiani nominis ætate hanc fuisse propriam hæreticorum artem, ut, repudiato verbo Dei tradito et Ecclesiæ catholicæ auctoritate reiecta, Scripturas aut manu interpolarent aut sensus expositionem interverterent. Nec denique ignoratis, quanta vel diligentia vel sapientia opus sit ad transferenda fideliter in aliam linguam eloquia Domini; ut nihil proinde facilius contingat, quam ut in eorundem versionibus per societates biblicas multiplicatis gravissimi ex tot interpretum vel imprudentia vel fraude inserantur errores; quos ipsa porro illarum multitudo et varietas diu occultat in perniciem multorum. Ipsarum tamen societatum parum aut nihil omnino interest, si homines Biblia illa vulgaribus sermonibus interpretata lecturi in alios potius quam alios errores dilabantur; dummodo assuescant paulatim ad liberum de Scripturarum sensu iudicium sibimet ipsis vindicandum, atque ad contemnendas traditiones divinas ex Patrum doctrina in Ecclesia catholica custoditas, ipsumque Ecclesiæ magisterium repudiandum.
Ma così difende e solennemente conclude:
1631. - Hunc in finem biblici iidem socii Ecclesiam sanctamque hanc Petri Sedem calumniari non cessant, quasi a pluribus iam sæculis fidelem populum a sacrarum Scripturarum cognitione arcere conetur; cum tamen plurima exstent eademque luculentissima documenta singularis studii, quo recentioribus ipsis temporibus Summi Pontifices, ceterique illorum ductu catholici antistites usi sunt, ut catholicorum gentes ad Dei eloquia scripta et tradita impensius erudirentur.
2479 - 79. È utile e necessario in ogni tempo, in ogni luogo e per ogni genere di persona, studiare e conoscere lo spirito, la pietà e i misteri della sacra Scrittura. – 1Cor 14,5.
2480 - 80. La lettura della sacra Scrittura è per tutti. – At 8,28.
2481 - 81. La santa oscurità della parola di Dio non è per i laici un motivo per dispensare se stessi dalla sua lettura. – At 8,31.
2482 - 82. Il giorno del Signore deve essere santificato dai cristiani con letture pie, e soprattutto delle sacre Scritture. È dannoso voler ritrarre il cristiano da questa lettura. – At 15,21.
2483 - 83. È un inganno l’essere persuasi che la conoscenza dei misteri della religione non deve essere comunicata alle donne mediante la lettura dei libri sacri. Non dalla semplicità delle donne, ma dalla scienza superba degli uomini è sorto l’abuso delle Scritture, e sono nate le eresie. – Gv 4,26.
2484 - 84. Strappar via dalle mani dei cristiani il Nuovo Testamento, oppure tenerglielo chiuso privandoli del modo di comprenderlo, è chiudere a loro la bocca di Cristo. – Mt 5,2.
2485 - 85. Proibire ai cristiani la lettura della sacra Scrittura, in modo particolare del Vangelo, è proibire l’uso della luce ai figli della luce, e far sì che subiscano una specie di scomunica. – Lc 11,33.
Pio VI ha così notato l’insegnamento pistoiese:
2667 - 67. La dottrina che dice che soltanto una vera incapacità può dispensare dalla lettura delle sacre Scritture; e che soggiunge che si è ulteriormente propagata l’oscurità che dalla dimenticanza di questo precetto è sorta sopra le primarie verità della religione: (è) falsa, temeraria, turba la tranquillità delle anime, è stata condannata altra volta in Quesnel.
2711 - Dal momento poi che nelle lingue nazionali constatiamo moltissime irregolarità, variazioni, cambiamenti, da una eccessiva libertà delle traduzioni bibliche sarebbe certamente sconvolta quella immutabilità che si addice alle testimonianze divine, e la fede stessa vacillerebbe, soprattutto quando sul fondamento di una sola sillaba si decide della verità del dogma.
Gli eretici poi hanno sempre avuto l’abitudine di introdurre così le loro perverse e odiosissime macchinazioni, e per mezzo delle Bibbie pubblicate in lingua nazionale (riguardo poi alla singolare diversità e discordanza di queste, loro stessi si accusano e si mordono a vicenda) nascondere con l’inganno i propri errori avvolti nel più santo ornamento della parola divina. «Le eresie infatti sono nate», diceva Sant’Agostino, «solo quando le Scritture buone non sono state capite bene, e ciò che in esse non è capito bene è anche affermato in modo sconsiderato e impudente».
Se poi ci addolora il fatto che uomini stimatissimi per la pietà e per la sapienza non di rado siano venuti meno nell’interpretazione delle Scritture, che cosa non si deve temere, se al popolo inesperto, che giudica soprattutto non in base a un qualche discernimento, ma con una certa leggerezza, fossero consegnate per essere liberamente lette le Scritture tradotte in una qualsiasi lingua volgare? ...
2771 - Vi è ben noto che fin dai primordi del nome cristiano l’arte tipica degli eretici è stata questa: ripudiata la parola di Dio ricevuta e rifiutata l’autorità della Chiesa cattolica, o manipolavano il testo delle Scritture o ne stravolgevano l’esposizione del senso. Né ignorate infine quanta diligenza e sapienza occorrano per tradurre fedelmente in altra lingua le parole del Signore: sicché niente è più facile ad avvenire che il moltiplicarsi, nelle versioni procurate dalle società bibliche, o per frode o per ignoranza di tanti interpreti, di gravissimi errori; i quali poi sono lungamente occultati dalla stessa moltitudine e varietà di quelle, con danno di molti. Ma poco importa alle dette società quali errori si bevano i lettori di siffatte versioni, purché a poco a poco si avvezzino a giudicare arditamente del senso delle Scritture, a disprezzare le tradizioni divine custodite diligentemente dalla chiesa secondo la dottrina dei Padri, e a ripudiare il magistero della Chiesa medesima. ...
Ma così difende e solennemente conclude:
A tal fine questa medesima corrente di biblisti non smette di calunniare la Chiesa e questa santa Sede di Pietro, come se già da molti secoli cercasse di allontanare i fedeli dalla conoscenza delle sacre Scritture, mentre al contrario esistono numerose e ben evidenti prove del singolare impegno con cui proprio nei tempi più recenti i Sommi Pontefici e, sotto la loro guida, gli altri vescovi cattolici si sono adoperati per ammaestrare vigorosamente il popolo cattolico nelle parole di Dio scritte e tramandate.