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Giacomo Alberione, SSP
Apostolato dell’edizione

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2. La struttura del manuale

L’opera, in due parti – la prima a carattere generale e teorico, e la seconda più pratica –, mira a illustrare chi sia e che cosa debba fare l’apostolo, che è il titolo con cui viene qualificato 2 ogni paolino e paolina. La disposizione della materia,


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suddivisa in numerosi e brevi capitoli, è prova di una particolare attenzione pedagogica verso i più giovani lettori e lettrici.

1. L’Apostolato, con la descrizione-spiegazione della parolaedizione” (del suo oggetto, ordine, carattere, esigenze e metodo).

2. L’Apostolo. In questa ripartizione della prima parte viene descritto il ministro ordinariosacerdote – e quindi “i religiosi”, o le religiose, che insieme al sacerdote intendono rispondere alle “necessità dei tempi”. La Pia Società San Paolo, con associato il ramo femminile della Pia Società Figlie di San Paolo, è sorta per l’“edizione”, un apostolato cioè che possono compiere anche “i laici”. Costoro, uomini o donne che siano, possono essere dei “maestri di dottrina” anche senza essere più sotto il controllo del sacerdote (cf. 251). Però è loro necessaria la “formazione”, spirituale innanzitutto, in quanto devono fare affidamento su una fortepietàquotidiana, comprendente Messa, comunione, meditazione, visita al Ss. Sacramento, esame di coscienza, e ispirarsi a Maria Ss., che ha editato (edidit) il Verbo generando il Cristo. Per gli apostoli paolini, caratteristica importante è il culto alla Scrittura.

La seconda parte ha come occhiello tipografico il nome specifico di tre “apostolati” nei quali si suddivide l’edizione: Stampa - Cinematografo - Radio. Nella terza edizione dell’ opera (apparsa nel 1955) fu aggiunta anche la Televisione.

In questa prima edizione, i capitoli dedicati alla stampa sono 38 (diventeranno 39 nella seconda e nella terza). Al cinema sono stati dedicati 4 capitoli in questa prima edizione e 5 nella seconda e nella terza. In tutte e tre le edizioni, alla radio è dedicato solo e sempre un capitolo. Ma la televisione è già implicitamente accennata, in quanto è tra i mezzi che l’apostolo deve adottare perché “più celeri e più estesi per la propaganda”. La televisione è trattata in un capitolo a sé nella terza edizione, del 1955.3


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Si nota pertanto una sproporzione nello spazio dedicato alla stampa rispetto ai mezzi più moderni. Ma Don Alberione con il dito sollecita già il nuovo mappamondo della comunicazione. Soprattutto si intuisce in lui il desiderio di camminare con i tempi. La tecnologia è a servizio dell’edizione.




2  “Apostolo di Gesù Cristo” è il titolo con cui Paolo normalmente si identifica all’inizio delle sue lettere.



3  Può essere utile ricordare che il servizio televisivo regolare iniziò in Italia solo il 3 gennaio 1954 (anche se già nel 1952 era stata assegnata alla RAI [Radio Audizioni Italia] la concessione, una volta stabilito lo standard di 625 linee). Bisognerà aspettare il 4 novembre 1961 per le trasmissioni del secondo programma televisivo italiano.






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