Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
LA PAROLA DEL PAPA SULLA STAMPA
Efficacia e necessità della buona stampa
Mercoledì, 31 luglio u.s., festa di S. Ignazio di Loyola, il S. Padre Pio XII ricevé in udienza pubblica una folla di sposi novelli ai quali si degnò di indirizzare la sua augusta parola trattando un argomento della massima importanza che c'interessa molto da vicino, perché riguarda proprio il nostro apostolato. Lo riportiamo integralmente su questa Circolare, pensando di farvi cosa gradita e utile.
La lettura riposo dello spirito
L'estate – incominciava colla più amabile bontà il Sommo Pontefice – è ordinariamente la stagione de le vacanze, il cui nome suona come una campana gioiosa alle orecchie di molti, perché annunzia, dopo lunghi mesi di lavoro, un periodo di riposo. Voi stessi ne godete, o diletti sposi novelli, in questo – sia pur breve – viaggio di nozze, che vi ha condotti alla città eterna. Ad alcune famiglie le vacanze offrono l'occasione di una villeggiatura, o in qualche vicina contrada ospitale, o sui bei monti e lidi d'Italia. Per altri, meno fortunati, che non possono abbandonare la loro dimora, le ferie costituiscono almeno il tempo, in cui genitori e figli si trovano più lungamente uniti nella pace del santuario domestico.
La pace! Quante famiglie oggi la sospirano! Quante spose, madri, fidanzate – sebbene fermamente risolute e pronte anche agli estremi sacrifici nel compimento del dovere e nel sentimento dell'amor patrio – hanno il cuore spezzato per la partenza di un essere caro verso una lontana destinazione, forse ignota, spesso pericolosa. Altre, con l'animo ancor più torturato, perché i loro pensieri agitati si perdono in una notte di una incertezza angosciosa, interrogano cielo e terra, almeno per conoscere indubitamente la sorte, forse anche tragica, della persona amata, di cui sono senza notizie! La pace! Bianca colomba, che non trovando più ove posare il piede sulla terra coperta di cadaveri e sommersa nel diluvio della violenza, sembra essere ritornata in quell'arca della nuova alleanza, che è il cuore di Gesù per non uscirne che quando essa potrà cogliere alfine, sull'albero del Vangelo, il ramo rinverdito della carità fraterna fra gli uomini e i popoli.
Tuttavia, nonostante le tristezze dell'ora, a non pochi sarà dato godere di qualche sollievo. Ma riposarsi per l'uomo non è soltanto un distendere mollemente le membra stanche e abbandonarsi a un sonno ristoratore. Il riposo umano importa sane distrazioni, e d'ordinario anche letture. E poiché attualmente non vi è quasi famiglia ove non entri il libro, l'opuscolo, il giornale e durante gli ozi delle vacanze le occasioni di lettura si moltiplicano, Noi vorremmo oggi rivolgervi qualche breve esortazione su tale argomento.
Il primo uomo che, desideroso di
comunicare il suo pensiero ad altri uomini in una forma più durevole che il suono fugace delle parole, incise, forse con una ruvida silice, sulla parete di una caverna, dei segni convenzionali, di cui determinò e spiegò la interpretazione, inventò al tempo stesso la scrittura e l'arte della lettura. Leggere è entrare attraverso segni grafici più o meno complicati nel pensiero altrui. Ora, poiché «i pensieri dei giusti son giustizia, e i consigli degli empi sono fraudolenti», ne segue che alcuni libri, come alcune parole, sono sorgenti di luce, di forza, di libertà intellettuale e morale, mentre altri non apportano che insidie e occasioni di peccare; tale è l'insegnamento della S. Scrittura: Cogitationes iustorum iudicia, et consilia impiorum fraudolenta.
Verba impiorum insidiantur sanguini; os iustorum liberabit eos (Prov. 12, 5 - 6).
Vi sono dunque delle buone e della cattive letture, come vi sono delle buone e delle cattive parole.
La parola però – notava subito Sua Santità a grande istruzione ed edificazione dei presenti – non è spesso che un lampo; nella notte e nella bufera esso può bastare al viandante per ritrovare il retto sentiero, come, d'altra parte, anche sul cammino più sicuro un baleno può essere sufficiente per illuminare un passeggero incauto; tale è l'effetto della buona o della cattiva parola. Il libro invece agisce meno rapidamente, ma la sua azione si prolunga nel tempo; è una fiamma che può covare sotto la cenere o ardere come un fioco lumino da notte e poi subitamente riaccendersi, benefica o devastatrice; sarà la lampada del santuario, sempre presta a segnalare al fedele, che s'avvicina, il tabernacolo santo, il suo Ospite Divino; ovvero sarà il vulcano, i cui terribili sommovimenti gettano intiere città nella desolazione e nella morte. Voi desiderate le conversazioni gradevoli, le parole sagge e confortanti, e detestate a ragione la bestemmia e i discorsi corrompitori. Cercate dunque anche i libri buoni e odiate i cattivi.
S. Ignazio e la sua conversione
Non è Nostra intenzione questa mattina di descrivere i guasti cagionati dalla cattiva stampa ma piuttosto dimostrarvi il bene che possono fare le buone letture, affine di esortarvi ad amarle ed a favorirne la diffusione. Il santo, di cui oggi la Chiesa celebra la festa, Ignazio di Loiola, offre a tale riguardo nella sua vita un esempio luminoso.
Capitano bramoso di rinomanza e di gloria, difensore intrepido di Pamplona contro i soldati del Re di Francia, Ignazio era stato colpito da una palla di bombarda, che gli aveva rotta la gamba destra e malamente ferita la sinistra. I Francesi, penetrati nella cittadella, e degnamente stimato l'eroico valore che egli aveva dimostrato, lo trattarono con modi cavallereschi e lo fecero trasportare in lettiga al castello di Loiola. Là dopo dolorossime operazioni, entrato in convalescenza, per cacciare la noia, volentieri si sarebbe gettato sui libri di cavalleria, romanzi di amore e di prodezza, allora assai in voga, come l'Amadigi di Guala; ma in quell'austero castello non se ne trovò alcuno sicché gli furono invece offerte la vita di Cristo di Ludolfo di Sassonia e le leggende di santi di fra Jacopo da Voragine. In mancanza di altro, – e qui il Santo Padre con splendida ed eloquente narrazione si compiaceva far rivivere a chi Lo ascoltava la meravigliosa trasformazione
interiore del grande atleta di Cristo – Ignazio si rassegnò a leggere questi libri; ma presto, insensibilmente nella sua anima leale, dapprima sorpresa, poi soggiogata, s'infiltrò una luce più pura, più dolce, più fulgida che tutto il vano bagliore delle corti d'amore, dei tornei di cavalleria, delle bravure di battaglia. Davanti ai suoi occhi ancora brucianti per la febbre, la visione sino allora tanto ammirata dei grandi gentiluomini dalle armature damaschinate impallidiva; al loro posto, altri eroi si levavano innanzi appena intravisti in alcuni istanti di preghiera; a poco a poco nelle lunghe notti insonni le ombre dei martiri insanguinati, di monaci dalla cocolla di bigello, delle vergini dalle vesti lilliali disegnate da Jacopo di Varagine, prendevano corpo, le loro figure fredde si animavano, i loro gesti acquistavano espressione e rilievo; poi al di sopra di esse, dalle pagine di Ludolfo, sorgeva la immagine di un Re generoso, che chiamava a seguirlo, per conquistare tutta la terra degli infedeli, legioni di soldati obbedienti e una piccola schiera di cavalieri entusiasti, desiderosi di segnalarsi in maniera speciale nel servizio di lui. Ma questo Re e Signore eterno, non parlava più di epopee eroiche e di mischie sanguinose, ove si feriva di punta e di taglio. Egli diceva: «chi vuol venire meco, deve faticare con me, affinché seguendomi nella fatica, mi segua egualmente nella gloria». L'anima di Ignazio, rischiarata da questa nuova luce, si distaccava così gradualmente dai suoi fallaci sogni terreni e iniziava la sua totale oblazione al Signore di tutte le cose. (cfr. Exerc. Spir.; De Regno Christi).
Donde viene ciò che v'è di meglio in noi.
Diletti figli e figlie, – e con queste parole l'Augusto Pontefice applicava agli intervenuti gl'insegnamenti preziosi che aveva prima prospettato – raccoglietevi un istante in voi stessi e ricercate con animo sincero donde viene ciò che vi è di meglio in voi. Perché credete in Dio, nel suo Figlio incarnato per la Redenzione del mondo, nella sua Madre Maria, di cui ha fatto la Madre vostra? Perché obbedite ai suoi comandamenti, amate i vostri genitori, la vostra Patria, il vostro prossimo? Trasmettete ai vostri figli il tesoro famigliare delle virtù cristiane? Certamente, perché la fede vi è stata infusa nel S. Battesimo; perché i vostri genitori, il vostro parroco, i vostri maestri e maestre di scuola vi hanno insegnato di viva voce e col loro esempio a fare bene e fuggire il male. Ma scrutate ancor meglio i vostri ricordi: tra i migliori, i più decisivi voi troverete probabilmente quello di qualche libro benefico: il catechismo, la storia sacra, il S. Vangelo, il Messale Romano, Il Bollettino Parrocchiale, l'Imitazione di Cristo, la Vita di quel Santo o di quella Santa; voi rivedrete cogli occhi della mente soprattutto uno di quei libri, forse né il più bello, né il più ricco, né il più dotto, ma sui cui fogli, una sera, la vostra lettura si è ad un tratto arrestata, il vostro cuore ha battuto più forte, i vostri occhi si sono bagnati di lacrime; e allora si è inciso nell'anima vostra, sotto l'invisibile impulso dello Spirito Santo, un solco profondo, che nonostante gli anni trascorsi e le più o meno diuturne deviazioni, può servire ancora di guida nel vostro cammino verso Dio.
Un amico che anche abbandonato non abbandona.
Se voi, specie i più giovani, non avete fatto ancora tale esperienza, ne sentirete probabilmente un giorno la penetrante dolcezza, quando, ritrovando in una scansia ingombrata o in un vecchio armadio un piccolo libro dei vostri primi anni scoprirete con emozione nelle sue pagine ingiallite, come un fiore disseccato del giardino della vostra infanzia, quella storia edificante, quella massima morale, quella devota preghiera, che avevate lasciato seppellire sotto la polvere delle occupazioni della vita quotidiana, ma che riprenderà subito il profumo, il sapore, la vivacità dei colori, con cui aveva un tempo incantato e fortificato l'anima vostra. Ecco uno dei grandi vantaggi del buon libro. L'amico, di cui disdegnate i saggi avvertimenti e i giusti biasimi, vi abbandona; ma il libro, che voi abbandonate, rimane fedele; più volte trascurato o respinto, è sempre pronto a ridarvi i suoi insegnamenti, la salutare amarezza dei rimproveri, la chiara luce dei consigli. Ascoltate dunque i suoi avvisi, altrettanto discreti che diretti. Il biasimo, troppo spesso meritato, che vi rivolge, il dovere, troppo spesso dimenticato, che vi ricorda, li ha detti già a molti altri prima che a voi; ma esso non vi paleserà i loro nomi, come non svelerà il vostro ad alcuno, e mentre, sotto la lampada silenziosa, attraverso i vostri occhi fissi sopra di lui, vi ammonisce o vi conforta, niuno udirà la sua voce, fuorché il vostro proprio cuore.