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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
I Paolini “Indigeni”, particolarmente nei luoghi di missione, sono un grande desiderio della Pia Società S. Paolo. L'opera delle vocazioni indigene è la continua preghiera; è la speranza che ha portato l'istituto a compiere molti sacrifici.
E, si capisce: la Congregazione, per dare, deve ricevere. L'opera di S. Pietro Apostolo ha per fine la formazione del Clero Indigeno. Le case della Pia Società S. Paolo in luoghi di missione hanno questa mira.
Il terreno ancor vergine è adatto per molte culture. L'indigeno è ambientato quanto a clima, a
mentalità, a usi, a costumi, a lingua. L’indigeno è, in generale, meglio accolto dai connazionali e dagli abitanti della medesima razza.
L’apostolato nostro, poi, per la sua nobiltà ed originalità guadagna facilmente le simpatie degli indigeni che l’abbracciano con entusiasmo.
Certo, occorre una preparazione ed un avviamento adeguati.
Il segreto è l’amore; e si ameranno se si stimano, apprezzano, desiderano. Oh! il gran dono di Dio che sono per la Pia Società S. Paolo gli indigeni.
Il frutto si riporta però in pazienza in ogni campo, in ogni luogo, in ogni apostolato. Sono preziose le cose che costano molto. Le consolazioni saranno proporzionate ai sacrifici. Spesso il loro attaccamento, fervore, dedizione e perseveranza sono ammirabili. E quando si ha uno di tali figliuoli, si possiede la chiave per aprirsi la porta ad una regione intera.
Mostriamola in ogni maniera questa sincera stima per gli indigeni! Mostriamo rispetto per la nazione cui appartengono, facendone rilevare i pregi, le risorse, le speranze.
Presentarono un giorno a Leone XIII cinquanta missionari in partenza. Egli molto si compiacque di essi; ma aggiunse: che più ancora si sarebbe rallegrato il giorno in cui sapesse ordinati sacerdoti indigeni; anche uno solo!
Nessuna cura ci appaia eccessiva attorno a queste care pianticelle, speranza della Congregazione.