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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
In occasione delle nuove Accettazioni
Pio XI nella sua lettera «Officiorum maximum», scrive: «Quel che ci sta a cuore soprattutto e bisogna con tutti i mezzi eseguire è che i seminari servano SOLTANTO allo scopo per il quale sono stabiliti, cioè alla regolare formazione dei sacri ministri. Perciò non solo devono restare chiusi a tutti quei fanciulli e giovani che non mostrassero alcun desiderio del sacerdozio; ma in essi e gli esercizi di pietà ed il programma degli studi ed il regolamento della disciplina non abbiano che un oggetto: la preparazione speciale degli alunni all’esercizio del sacro ministero».
Quindi è esplicito: assoluta esclusività di uno scopo ed oggetto da attuare con tutti i mezzi; chiudendo le porte ai non aspiranti al sacerdozio, la convivenza dei quali è sommamente influente e pericolosa. Pio XI aggiunge, per tagliar corto alle scuse di tempo e di luogo: «Questa deve essere la regola inviolabile di tutti i seminari senza alcuna eccezione: haec esto seminariorum omnium, nullo excepto, sanctissima lex».
Ciò che da Pio XI è detto dei seminari, vale a maggior ragione per gli Istituti Religiosi. Questi devono formare all’osservanza anche dei consigli evangelici; devesi perciò allontanare ogni giovane che ha di mira una carriera civile, o viene come per trovare un ricovero provvisorio sotto la pressione della necessità.
E vale ugualmente per escludere quei giovani che nel corso del probandato o studi mostrino di aspirare a professione civile e ritornare in famiglia: la loro influenza sarebbe estremamente pericolosa per chi è davvero chiamato, ma in periodo di formazione.