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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
Riassumo qui alcuni pensieri espressi nel ringraziare le Famiglie Paoline per gli auguri e le offerte inviate in occasione della Festa di S. Giuseppe.
1.
Chiedere a S. Giuseppe che nelle Case e in tutto l’Istituto vi sia tra Superiori ed educandi un’intimità, famigliarità e cooperazione simili a quella che vi fu tra Gesù e S. Giuseppe.
Tra l’Educatore-Sacerdote e l’educando deve intercorrere un’amicizia tutta santa, una unione di intenti e di cooperazione, un’alleanza di forze per la formazione migliore. Da una parte il padre che con ogni cura vuole crescere il figlio in sapienza, età e grazia, sino a formarne un buon Religioso, un santo Sacerdote; dall’altra parte il figlio che, soggetto al padre, tutto apprende, tutto asseconda, tutto confida; sempre docile, sempre pio, per seguire la sua santissima e bellissima vocazione.
L’amicizia modellata su quella tra il Maestro Divino ed i suoi educandi, i futuri apostoli: «Voi siete miei amici, se farete quello che vi comando. Non vi chiamerò già servi, perché il servo non sa ciò che fa il suo padrone: ma vi ho chiamati amici, perché quanto ho inteso dal padre mio l’ho manifestato a voi (Giov. 14,15). Amicizia che forma, eleva, fa dei fratelli: poiché in religione un giorno il padre ed il figlio si designeranno col nome di fratelli. Un’amicizia che non si comprende, ma si intuisce vivendola; in questo gioverebbe tanto leggere almeno uno dei due libri: «Gesù formatore degli apostoli», o: «Gesù maestro dei suoi novizi». La pedagogia divina di questo Maestro è quella da seguirsi. Anche qualche libro del prof. Nosengo servirebbe mirabilmente di guida.
L’amicizia di cui parla la Sacra Scrittura; che è prezioso tesoro. Amicizia quale si strinse tra Davide e Gionata: due anime che si confidavano, si sostenevano, si incoraggiavano.
S. Giovanni Bosco era solito salutare così il giovane che veniva a lui: «amico». Perciò richiamò quel sacrestano che aveva trattato
male un biricchino di D. Bosco: «Non sai che è mio amico?» Prendere l’atteggiamento di superiore, ingerisce il timone; il comportamento di familiare e dignitosa intimità forma l’amicizia Santa.
L’educazione nostra vuole trasformare dei giovanetti buoni in Religiosi che cercano la vita perfetta e l’apostolato e, piacendo a Dio, la pienezza dell’apostolato che è redazione e ministero sacerdotale.
L’educazione non è semplice istruzione, o cura della disciplina, o avviamento ad una professione: è formazione di una mentalità paolina, di una volontà paolina, di uno spirito veramente paolino. È la formazione di tutto un essere nuovo.
S. Giuseppe rappresenta sulla terra verso il Verbo incarnato la paternità di Dio Padre. Egli era pieno di rispetto, stima e amore verso il Figlio putativo; conosceva pure il suo ufficio verso di Lui. E Gesù da parte sua aveva per S. Giuseppe riverenza profonda, amore devoto, fiducia serena, docilità costante. S. Giuseppe, con Maria, doveva preparare al mondo il Maestro unico, il Sacerdote, l’Ostia; e Gesù con perfetta dedizione mirava al pieno compimento del volere del Padre suo: fine unico, quindi, cooperazione cordiale.
Intimità. Non parlo di confessione o direzione riservata al Confessore. Parlo dell’accordo intimo, cooperativo, sincero; parlo dell’amicizia intesa secondo parola ed esempi scritturali; parlo nella lettera e nello spirito delle Costituzioni (art. 141) e del Can. 530. È direzione morale; è comunicazione frequente tra Educatore ed Educando; è vita famigliare; è sorgente di molte e molte consolazioni; assicura una percentuale più alta di riuscite.
Illuminare, incoraggiare, richiamare, allietare i singoli. La predica generale è necessaria; la cura particolare ne garantisce meglio il frutto. Non si lasci mancare un tale aiuto.
Quando si hanno pensieri giusti, la vita prende il suo cammino diritto, in piena coscienza.
Per questo, si capisce, il Sacerdote sia via, verità e vita. È bene penetrare diversi punti dell’Enciclica «Illius Divini Magistri».
La confidenza, però, non si impone, né si pretende: è cosa che si guadagna mostrandosi buoni,
premurosi, sempre operando «fortiter et suaviter». L’educando nullo modo inducto vi aut metu vel importunis precibus, si sentirà spinto ad aprirsi da se stesso nullatenus invitatus. Questa premura si mostri per la salute, per gli studi, le difficoltà di apostolato, di vita comune, di scoraggiamenti, ecc. Gode stima e confidenza chi cura davvero il bene degli educandi, anche con sacrificio. L’egoismo è un respingitore. Illuminare le anime! Accenderle di fiamma divina verso Gesù e Maria, cogliendo le belle occasioni, specialmente le feste liturgiche ed i Ritiri mensili che sono i giorni in cui Gesù parla alle anime e le anime sentono Gesù.
2.
Altro pensiero. Tutti sapete quanto mi stia a cuore la Chiesa alla Regina degli Apostoli. E voi siete stati felici nell’interpretare il desiderio del Primo Maestro: avete con grande zelo, tutti, dai piccolini ai più anziani, raccolte offerte, in questo tempo.
La Chiesa in costruzione si innalza con spese in comune tra la Società S. Paolo e le Figlie di S. Paolo. A chi servirà? A tutti, come centro di continuate preghiere. Servirà alla Casa Generalizia, servirà al vocazionario di Roma. Quando si sono costruite S. Paolo e il Divin Maestro, tutti con gran fervore vi hanno collaborato.
Chi vi contribuisce può fiduciosamente aspettarsi le grazie di Maria; ricordi i grandi meriti che acquista. Sopratutto grazie per le vocazioni.
Mobilitare tutte le forze dei figli per la Madre.
Si continui ovunque a cantare, prima o dopo la Benedizione eucaristica, l’antifona Domus mea, seguita dal Magnificat.
Si offra quanto possibile. Le coscienze e le idee saranno sempre più giuste e rette; le volontà saranno sempre più generose; i cuori sempre più conformi ai Cuori di Gesù e di Maria.
3.
Ricerca e formazioni dei chiamati, compresi i giovani dai 15 ai 23 anni.
Certamente il Signore manda alla sua Chiesa un sufficiente numero di vocazioni. Che nessuno fallisca per causa nostra!
Lo spirito del mondo è contrario a Gesù Cristo. Esso è guidato dal maligno. Lo spirito del mondo è contrario alla vita religiosa. Gesù attestava dei suoi Apostoli: «Questi non sono del mondo, come neppur io sono del mondo». È una grande battaglia vinta quando si arriva alla Professione e all’Ordinazione. Ma anche dopo continua la lotta, poiché vi sono le lotte contro la perseveranza. E come vincere, camminare sicuri, nonostante la umana fragilità?
Bello il quadro di Gesù fanciulletto che si appoggia alla destra sul braccio di Maria e alla sinistra sul braccio di S. Giuseppe. Ecco l’insegnamento per noi: divozione fiduciosa a Maria ed
a San Giuseppe: specialmente nell’età giovanile.
Prima di iniziare l’Istituto Paolino vidi come in un quadro il complesso del suo inizio e lo sviluppo di persone ed opere. Cosa entusiasmante. Ma notai pure ombre che gettarono nell’animo una certa tristezza; e dovetti molto lottare e pregare per vincere la tentazione di desistere dall’opera. Le ombre rappresentavano quelli che dopo molte cure si sarebbero voltati indietro: dopo aver messo mano all’aratro.
Se tutti, sempre, ovunque, si appoggiassero a Maria ed a Giuseppe, non vi sarebbero le defezioni; e non avremmo la grave pena di pensare alla responsabilità, innanzi a Dio, di ognuno di noi, Maestri ed Educandi.
Occorre, in primo luogo, reclutare le vocazioni. Ognuno può qualcosa.
Ripeto quanto già scritto nel Maggio 1948:
1) Tra gli Universitari, i liceisti, i giovani del ginnasio superiore.
2) Tra i Seminaristi di filosofia, teologia, studi accademici, i giovani maestri, ecc.
3) Tra i giovanotti delle Associazioni cattoliche, delle Officine, dei contadini.
I mezzi sono molti: preghiera, relazioni private, amicizie, parentele, le Suore, conferenze, esercizi spirituali, e mille sante industrie.
Ovunque vi è una nostra Casa o Libreria; ovunque vi è un parlatorio, ovunque si vada per ragione di ufficio o di ministero, di apostolato. di salute; ogni volta che parliamo con un Parroco, un Assistente delle Associazioni cattoliche, un parente, una persona che comprende... Chi ha amore alla Chiesa, all’Istituto, alle anime capisce, parla, agisce, illumina, prende occasione, scioglie difficoltà, apre la strada».
* * *
Nel giorno di S. Giuseppe ho pregato per tutti e singoli i Sacerdoti, i Chierici, i Discepoli, le Figlie di S. Paolo, le Pie Discepole, le Suore Pastorelle, i Benefattori, i Cooperatori.
Tutti ringrazio dei molti doni, delle preghiere, degli auguri.
Di particolare, quest’anno: quasi tutti avete notato che si offriva a S. Giuseppe perché servisse alla Chiesa, alla Regina degli Apostoli. Si è notato che le preghiere servivano al cinema e alla radio.
Gratissimi gli auguri dal Giappone: Professi, Catecumeni, alunni, alunne, quattordici Novizi
Oltre alle offerte elencate nel Bollettino «Unione Cooperatori», noto: i quindici camici di tela d’Olanda con pizzo di cantù; trenta cotte con pizzo di cantù; molti amitti e purificatoi, sempre nel medesimo stile, ecc.
Il Divin Maestro, la Regina degli Apostoli e S. Giuseppe ricompensino largamente.