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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
Il motivo è uno solo: la maggior santità, il maggior apostolato: questo è il senso delle Costituzioni a tal riguardo.
In tali occasioni: tutti dobbiamo avere vivo sentimento di riconoscenza per il Superiore che ha terminato il suo ufficio; e preghiere per il nuovo Superiore, onde possa far bene; inoltre accoglienza buona e soprannaturale «ut cum gaudio hoc faciant et non gementes» (Ebr. XIII -17).
Il Superiore uscente prepari bene la strada al nuovo; disponga gli animi a riceverlo con riverente e filiale affetto; metta in iscritto la situazione completa per le quattro parti: cioè morale e intellettuale; per l’apostolato e per la povertà ed economia.
Il cambio si faccia nella massima carità.
Chiuso il suo ufficio, il Superiore uscente non tenga più relazioni né scritte, né orali con la casa e le persone che ha guidato, se non rarissimamente, per qualche grave motivo, e sempre e solo attraverso al nuovo Superiore.
Il nuovo Superiore parli e lodi il Superiore uscito, prenda da lui consigli frequenti, si guardi dalla tentazione di accogliere facilmente critiche e rilievi contrari. Chi oggi critica il Superiore uscito, domani criticherà il Superiore nuovo; e quando anche quest’ultimo lascerà l’ufficio, il borbottone continuerà lo stesso nelle sue biasimevoli abitudini; perché è sempre uguale il movente: mancanza di virtù.
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Domanda di grande importanza: - Il Superiore nuovo può mutare orarii, macchinari, ordine di studio, di apostolato, andamento disciplinare, economico, ecc.?
– Una cosa sicura, porti grande spirito! in questo è sempre possibile il progresso: «non nova sed noviter»: che la pietà, la disciplina, la vita religiosa, ecc. tutto sia fatto con spirito paolino e conforme alle Costituzioni.
Due cose: ogni Superiore deve portare dei miglioramenti; ma dopo lunghe considerazioni, dopo aver sentito, veduto, pregato; mai
precipitosamente; ma solo quando è ben sicuro che qualcosa è da riformarsi.
Evitare perciò i due eccessi: che ad ogni cambio di Superiore si pretenda di far tutto nuovo: oppure di non prendere le iniziative e portare i miglioramenti necessari, che sempre sono doverosi, dovendo ogni casa e l’Istituto progredire.
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Perciò il cambio avvenga con spirito soprannaturale; sapendo che il nuovo superiore entra per obbedienza nel nuovo ufficio di responsabilità nel dover dirigere i sudditi. I sudditi quasi non si avvedano del cambio della persona, ma continuino serenamente, considerando che sempre e solo a Dio si ubbidisce; e soltanto Dio darà il premio del servo fedele; mentre intanto offre la sua grazia a tutti per crescere in età, saggezza e merito.
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Il Superiore uscente può portare con sé in altra casa, oggetti, libri, vestiti personali; non può invece appropriarsi denaro, mobili, macchinario, biciclette, originali o titoli di libri che appartengono all’Istituto, nella casa che lascia anche se egli stesso avesse scritto quelle edizioni.
Né i religiosi possono far doni o regali al Superiore uscente di cose di cui non hanno la proprietà, ma solo l’uso.
Il cambiamento del Superiore deve avvenire a norma delle Costituzioni; è perciò un grande atto di carità: a profitto dei Superiori stessi, dei singoli, e bene della Congregazione. Ciò che è carità si compia in carità: perciò in silenziosità, in gioia, in fiducia serena. Sempre riprendere nuova lena nel servizio di Dio, qualunque sia l’ufficio ed il posto nuovo: solo e sempre cercando Dio ed il bel Paradiso, che si avvicina. È cosa da uomini ragionevoli, da religiosi osservanti, da Sacerdoti che cercano veramente la gloria di Dio ed il bene delle anime.