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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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Oziosità

          Eccesso di ricreazione e sport, eccessivo attaccamento al divertimento sotto qualsiasi forma, schivare la fatica, il far nulla, la pigrizia, la tiepidezza, freddezza, torpore, tedio delle cose spirituali o del dovere nello studio, apostolato, preghiera... per non disturbarsi, per non


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sentire il peso. È peccato la noia delle cose divine, e radice di altri peccati: porta la trascuranza dei doveri, la critica contro di essi, la preferenza per le cose che soddisfano i sensi. La teologia numera le conseguenze dell'oziosità: rancore ed opposizione a chi è fervoroso e diligente; opposizione ai superiori che inculcano i doveri; malizia nella disistima e trascuratezza della pietà; insuccessi nella vita, negli uffici, nel perfezionamento delle virtù; pusillanimità per tutto quanto richiede energia; mancanza di vera disciplina e dell'ordine per cui la carne deve stare sotto lo spirito; un criterio irragionevole nel giudicare: «mi piace, non mi piace»; facile abbandono di quelle opere che si erano intraprese, per es. gli studi, la vocazione, le iniziative, i propositi, la professione religiosa, i pesi della vita sacerdotale.

 

          Sono da inculcarsi a tutti:

          «Multam malitiam docuit otiositas» (Eccli. XXXIII, 29).

          «Qui... sectatur otium stultissimus est» (Prov. XII, 11).

          «Qui... sectatur otium replebitur egestate» (Prov. XXVIII, 19).

 




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