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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
«Il Signore pose Adamo nel Paradiso di delizie perché lo coltivasse e custodisse. E gli diede questo comando: Mangia pure di ogni albero del paradiso; ma dell'albero della scienza del bene e del male non ne mangiare, perché nel giorno in cui ne mangerai, tu morrai...» (Gen. II, 15).
«Ora il serpente era il più astuto di tutti gli animali della terra. Ed esso disse alla donna: Perché Dio vi ha comandato di non mangiare del frutto di tutte le piante del paradiso? E la donna rispose: Del frutto delle piante che sono nel paradiso ne mangiamo; ma del frutto che è nel mezzo del paradiso Dio ci ordinò di non mangiarne, né di toccarlo, perché forse non si abbia a morire. Ma il serpente disse alla donna: No, voi non morrete. Anzi, Dio sa bene che in qualunque giorno ne mangerete, si apriranno i vostri occhi, e sarete come dei, avendo la conoscenza del bene e del male. Or la donna, vedendo che il frutto dell'albero era buono a mangiarsi e bello all'occhio e gradevole all'aspetto, lo colse e lo mangiò. Allora si apersero i loro occhi, ed essendosi accorti di essere nudi, cucirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture». (Gen. III, 1-7).
Ne seguì il castigo che conosciamo; ma anche la promessa della riparazione e del Riparatore.