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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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Redenzione del corpo

 

          Gesù Cristo volle tutto redimere in se stesso; anche il corpo: perciò prese un corpo ed un'anima. Un corpo fisico di bambinello, di fanciullo, di uomo, di vittima. Fuori che nel peccato fu in tutto simile a noi: i sensi, i bisogni naturali, il sangue, il cuore, le passioni.

          «Pange, lingua, gloriosi corporis mysterium, sanguinisque pretiosi...».

          Contemplarlo bambino nel presepio, lavoratore a Nazareth, affaticato nell'apostolato, sudante sangue nel Getsemani, lacerato nella flagellazione, trafitto nella coronazione di spine, caduto sotto la croce nel viaggio al Calvario, abbeverato di fiele, mirra e aceto, inchiodato sulla croce, pendente da pochi chiodi nell'agonia di tre ore, inchinato col capo mentre spira, trafitto dalla lancia nel costato, composto ed imbalsamato per la sepoltura, tre giorni chiuso nel sepolcro... «Non corruptibilibus auro vel argento redempti estis, sed pretioso sanguineChristi...» (I Petr. 1, 20; cfr. I Cor. VI, 20 - VII, 23).

          A quale prezzo! Ci è stata riacquistata una relativa integrità, con la definitiva e piena redenzione per il giorno della finale risurrezione: «Credo carnis resurrectionem».

          «Hostiam et oblationem noluisti, corpus autem aptasti mihi. Ecco perché (Cristo) entrando nel mondo dice: Non hai voluto né sacrificio, né offerta, ma mi hai formato un corpo; non hai graditi gli olocausti per il peccato. Allora io ho detto: ecco, vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (Ebr. X, 5-7).

          Due specie di cimiteri sono conseguenza del peccato di Adamo. Cimiteri morali: milioni di anime che, per quanto è dato giudicare esternamente, sono distaccate da Dio: questa separazione è la morte dell'anima, e l'atto che la provoca dicesi peccato mortale: uomini che hanno apparenza di vita, ma che in realtà sono morti.

          Cimiteri materiali che sono sparsi su tutta la terra: «ricordati, o uomo, che sei polvere ed in polvere devi ritornare». Le infermità, i dolori, le fatiche della vita presente si conchiudono con il disfacimento del sepolcro.

 

         




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