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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
Gesù Cristo risuscitò glorioso. «So che cercate Gesù Nazareno, è risorto, non è qui; venite a vedere il luogo ove era stato posto», disse l'Angelo alle pie donne. Le sue piaghe sono splendenti. A porte chiuse entrò nel Cenacolo, si mostrò otto volte a confermare i suoi nella fede della sua risurrezione.
Salì al cielo. «Videntibus illis, elevatus est: et nubes suscepit eum ab oculis eorum. Cumque intuerentur in coelum euntem illum, ecce duo viri adstiterunt iuxta illos in vestibus albis. Qui et dixerunt: Viri Galilaei quid statis aspicientes, in coelum? Hic Jesus, qui assumptus est a vobis in coelum, sic veniet, quemadmodum vidistis eum euntem in coelum».
Gloriosi corpi di Gesù e di Maria! – In cielo il corpo di Gesù è onorato, adorato, amato, esaltato! E là vi è pure il corpo della Vergine SS., vergine di spirito e di corpo.
Questi santissimi corpi del Re e della Regina del cielo sono l'incanto e l'amore degli Angeli e dei Santi. Con i nostri occhi vedremo, col nostro cuore ameremo, tutto il nostro spirito ed il nostro corpo saranno estasiati.
Dice Pio XII: «Considerando Maria assunta in cielo in corpo ed anima vi è da sperare che tutti si persuadano del valore della vita umana...; che mentre il materialismo e la corruzione dei costumi, da esso derivata, minacciano di sommergere ogni virtù e fare scempio di vite umane, suscitando guerre, sia posto innanzi agli occhi di tutti in modo luminosissimo a quale eccelso scopo le anime ed i corpi siano destinati; e che la fede nella corporea assunzione di Maria renda più ferma e più operosa la fede nella nostra resurrezione».
La redenzione del corpo sarà compiuta con la risurrezione finale. «Credo la risurrezione della carne». Gesù Cristo fu la primizia dei risorti; poiché i dolori ineffabili da lui sofferti nel corpo ne meritarono la pronta glorificazione. Seguì Maria SS., seguiranno tutti: «Il corpo si semina (seppellisce) nella corruzione, risorge incorruttibile; si semina nell'ignominia e risorge glorioso; si semina debole e risorge pieno di forza; si semina corpo animale e risorge corpo spirituale» (I Cor. XV, 42).
Il corpo degli eletti porterà i segni della virtù e del bene fatto; avrà le doti dello stesso corpo risorto di Gesù Cristo: ed entrerà con l'anima in cielo, secondo la divina giustizia: che vuole che tutto l'uomo, anima e corpo, abbia la debita ricompensa. Glorificato ogni senso, ogni fatica, ogni mortificazione, ogni atto meritorio. Tutta la persona umana verrà premiata.
Tutti così? No. I corpi dei dannati sorgeranno segnati di ignominia, specialmente per i disonesti, ed in generale per i peccati più corporali. Infatti dice S. Paolo: «Vi rivelo un mistero: risorgeranno certamente tutti, ma non tutti saremo cangiati» (es. da passibili in impassibili). I dannati risorgeranno per bruciare in eterno: «Ibunt in ignem aeternum».
«Ti ringraziamo, Signore Santo, Padre onnipotente, eterno Dio, per Cristo Signor nostro: nel quale ci rifulse la speranza della beata risurrezione; così, che quanti siamo contristati per la certezza della morte, siamo pure consolati per la promessa della futura immortalità. Poiché, o Signore, la vita dei tuoi fedeli non si distrugge, ma si cambia; e, distrutta la casa di questa dimora terrestre, si acquista l'eterna abitazione in Cielo. (Dal prefazio della Messa dei Defunti).
Meraviglie della gloria
Impassibile ed immortale. In generale, fornito di doti proporzionate alla sottomissione che il corpo ebbe rispetto all'anima.
Splendente: come stella differisce da altra stella «sic et resurrectio mortuorum».
Agile: perché il moto ed il trasportarsi da un posto all'altro dipenderanno dal volere dello spirito.
Sottile: si dice spirituale, non in senso che sia spirito, ma perché sarà del tutto dipendente dallo spirito, come spiritualizzato.
Quali soddisfazioni preparano al corpo coloro che sanno dominarlo! Ama te stesso!
Gesù Cristo nell'Apocalissi si presenta ornato di corona d'oro (Apoc. XIV, 14).
Così i Santi, che con Lui regnano, sono presentati col capo fregiato di corone d'oro (Apoc. IV, 4). Ciò indica la vittoria da essi riportata sopra la carne. «Bonum certamen certavi... in reliquo reposita est mihi corona justitiae». La corona è, infatti, segno di vittoria: «non coronabitur nisi qui legitime certaverit». Chi, dunque, ha valorosamente combattuto e vinto con Cristo, è giusto che sia incoronato con Lui che ha trionfato della morte, del peccato, del demonio: questa è corona essenziale. «Veni, coronaberis».
Poi vi è altra aureola, premio accidentale, aggiunta al premio essenziale per una vittoria più grande. S. Tommaso d'Aquino ne numera tre: ai Vergini che sopra la carne ebbero una vittoria piena; ai Dottori che predicando e scrivendo vinsero l'ignoranza, l'errore, l'eresia, l'infedeltà; ai Martiri che trionfarono sopra il mondo ed i persecutori.
Per i Vergini è scritto: «Virgines enim sunt» a giustificare lo speciale loro splendore. Per i Dottori è scritto: «Qui ad justitiam erudiunt multos, quasi stellae in perpetuas aeternitates». Per i Martiri: «Quicumque confessus fuerit me coram hominibus, et Filius hominis confitebitur illum coram angelis Dei», perciò nell'Apocalissi sono presentati «amicti stolis albis» (Apoc. VII, 13).
«Or vi dico: camminate secondo lo spirito e non soddisferete i desideri della carne. Infatti la carne ha desideri contrari allo spirito e lo spirito desideri contrari alla carne; essendo queste cose opposte fra loro in modo che non possiate fare tutto quello che vorreste... Si conoscono facilmente le opere della carne, che sono la fornicazione, l'impurità, l'impudicizia, la lussuria, l'idolatria, i venefici, le inimicizie, le contese, le gelosie, le ire, le risse, le discordie, le sette, le invidie, gli omicidi, le ubriachezze, le gozzoviglie, ed altre simili cose, riguardo alle quali vi avverto, come vi ho già avvertiti, che chi fa tali cose non conseguirà il regno di Dio. Invece è frutto dello spirito la carità, la gioia, la pace, la pazienza, la benignità, la bontà, la longanimità, la mansuetudine, la fedeltà, la modestia, la continenza, la castità. Contro siffatte cose non v'è la legge. Or quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne con i vizi e le concupiscenze. Se viviamo di spirito, camminiamo secondo lo spirito, senza essere bramosi di vana gloria, senza provocarci od invidiarci a vicenda!» (Gal. V, 16, 26).
Gesù Cristo volle riconsacrare il corpo, che il peccato aveva sconsacrato: ogni uomo nasce infetto della colpa di Adamo per la generazione.
Il corpo è riconsacrato nel battesimo, dove per l'acqua e lo Spirito Santo, il figlio dell'uomo diviene figlio di Dio. È la persona, il composto intero, che diventa figlio di Dio.
Nella Cresima figlio più perfetto.
Nella Comunione figlio nutrito ed adolescente in Cristo.
È un adolescere simile al crescere materiale, sino alla perfetta età.
Noi siamo cittadini del cielo, dal quale aspettiamo pure come Salvatore il Signor Nostro Gesù Cristo che... trasformerà il corpo di nostra umiliazione in modo da renderlo simile al corpo che Egli ha nella gloria» (Ef. III, 20).
Le opere sono della persona: «actiones sunt suppositorum»; chi fa il bene od il male è la persona umana: vi prestano insieme concorso anima e corpo. Infatti appena avviene la morte, che è separazione dei due elementi cooperanti, né anima né corpo, faranno ancora un minimo merito o demerito. Concorrendo i due elementi, è giusto dunque che abbiano entrambi il premio od il castigo.
«Dominus autem dirigat corda e corpora nostra in caritate Dei, et patientia Christi».
Per gli infermi gravi vi è tutta una liturgia: confessione conclusiva della vita; Comunione come viatico per il grande cammino dalla vita all'eternità; Olio Santo per l'ultima purificazione e santificazione; funerale in chiesa ed assoluzioni alla salma; inumazione cristiana con il segno della redenzione e risurrezione, la croce. Da questa liturgia togliamo alcune espressioni più dirette al corpo. Nel dare il Viatico il Sacerdote dice: «Ricevi, o fratello, il Viatico del corpo di Gesù Cristo Signor Nostro...»; nel conchiudere la funzione: «... il Sacrosanto Corpo di Gesù Cristo ti giovi al corpo ed all'anima...». – Nell'amministrare l'Olio Santo, ungendo i vari sensi dice successivamente: «Per questa sacra unzione e per la sua piissima misericordia il Signore ti perdoni quanto hai peccato con la vista, con l'udito, con il gusto e la parola, con il tatto», ecc.
Mentre l'infermo rende l'anima a Dio: «Venite, o santi di Dio, accorrete, o Angeli del Signore, a ricevere quest'anima e presentarla all'Altissimo». «L'eterno riposo dona a quest'anima, o Signore; e splenda ad essa l'eterna luce».
Durante la sepoltura: «Assolvi, o Signore, quest'anima da ogni vincolo di colpa, affinché alla fine, risuscitata, viva per sempre tra i santi ed eletti in Paradiso».
Ed il Sacerdote benedice ancora il sepolcro nel quale il corpo del defunto viene conservato e vegliato dalla Madre Chiesa sino al giorno in cui la tromba angelica risveglierà tutti i dormienti.
Seguendo lo spirito della Chiesa, le Costituzioni stabiliscono:
«Appena morto un religioso, si avvisino tutti i membri della Società, affinché possano venire applicati quanto prima al medesimo i suffragi prescritti dalle Costituzioni» (art. 267).
«La carità, con cui sono uniti i religiosi tra loro, non si scioglie affatto con la morte, ma si cambia in meglio. Perciò, i funerali ed i sepolcri per i nostri defunti, siano degni, ma secondo l'uso comune dei religiosi, ed i defunti stessi siano alleviati con abbondanti suffragi. Da vivo però ciascuno provveda a se stesso, facendo penitenza delle colpe commesse, acquistando le sacre indulgenze, affinché da morto non si esponga ad essere trattenuto troppo tra le pene del Purgatorio» (art. 268).
È santa e salutare cosa visitare i cimiteri, specialmente le tombe nostre, che devono conservarsi decorosamente. È buona cosa che vengano costruite tombe o acquistati loculi per le sepolture nostre.
Non profanate!
Profanare il corpo significa farlo servire alle sue concupiscenze. Allora si avvilisce tutto l'uomo: «La sapienza non entrerà in un'anima malvagia, né potrà abitare in un corpo macchiato di peccato». (Sap. I, 4): «Animalis homo non percipit ea quae sunt Spiritus Dei». (I Cor. II, 14).
Corpo ed anima sono strettamente uniti: ognuno da sé non può commettere peccato, né può fare meriti; come non vi è sacramento quando la materia non si unisce alla forma.
Di fronte a Lazzaro
mendico, piagato, affamato, cui non è dato cibarsi neppure delle bricciole
cadute da una lussuosa mensa... sta il ricco Epulone che, vestito
splendidamente, circondato da servitori, banchetta lautamente sino alla
ingordigia ed all'ubriachezza. Ma alla fine? Lazzaro è accolto nel seno di
Abramo, il ricco Epulone è sepolto nell'inferno. Sono sempre profondi e chiari
gli insegnamenti del Maestro Divino: «Se il tuo occhio destro ti è di scandalo,
cavalo e gettalo via da te: è meglio per te che perisca uno dei tuoi membri,
piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nell'inferno. E se la tua mano
destra ti è di scandalo, mozzala e gettala via da te, certo è meglio per te che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che ti vada tutto il corpo nell'inferno». (Matt. V, 29, 30).
Quanto è prezioso l'occhio; ma se l'occhio serve al male? Lo sguardo malizioso uccide l'anima! «Nequius oculo quid creatum est?» (Eccli. XXXI, 15).
Tutti i veri grandi, per santità, per apostolato, per scienza, per valore, per opere umanitarie e caritative, per elevatezza di aspirazioni, hanno saputo guidare fortiter et suaviter il loro corpo, dominare gli istinti e le passioni: sono vissuti secondo ragione e fede.
Disordinato desiderio e ricerca e uso di cibi e bevande per una soddisfazione sensuale. Modi diversi: «praepropere, laute, nimis ardenter, studiose». «Frena gulam et facilius omnes alias carnis inclinationes frenaberis» (Imitazione di Cristo).
«Cor habet in ventre gulosus» (S. Girolamo). La sobrietà, invece, indica misura giusta: nel cibo e nel bere.
L'uso abituale di bevande alcooliche ad alta percentuale di alcool è assolutamente da condannarsi, per le gravi conseguenze individuali e sociali. Il vino invece, preso in dosi moderate, ha notevoli vantaggi per la salute. «Per i bambini ed i giovani, però, almeno sino a 17-18 anni, non è affatto indicato» (Roncati).
«Accanto all'alcoolismo, un altro fattore di decadenza organica e sociale è il tabacco» (Roncati). Causa? la nicotina, l'ossido di carbonio, il cianuro di ammonio. Conseguenze? Alcune sono morali, altre psichiche, altre organiche, altre intellettuali. «Il fumare è dannoso per tutti alla salute» (Guzzanti).
Altre cose sono state già scritte: si confermano integralmente. Sono una grande carità, sotto ogni rispetto, a tutti: compresa una ordinaria maggior durata della vita ed una maggior stima per chi se ne astiene.
«Mangia per vivere e non vivere per mangiare».
Dice lo Spirito Santo: È salute per l'anima e per il corpo il bere (vino) con sobrietà (Eccl. XXXI, 37).
«Vitium ventris et gutturis non solum minuit aetatem hominibus, sed etiam aufert». (Cicerone).
La lingua
Sui mali causati
dalla lingua S. Paolo scrive: «Corrumpunt mores bonos colloquia prava» e cioè,
le conversazioni cattive corrompono i buoni costumi (I Cor. XV, 33). Quante
anime
buone si sono pervertite per aver ascoltato discorsi non buoni. S. Giacomo sulla lingua ci dà dei santi insegnamenti: «Se noi mettiamo ai cavalli il morso alla bocca per farli obbedire, guidiamo tutto il loro corpo. Guardate anche le navi, per quanto siano grandi e spinte da venti impetuosi, sono dirette da un piccolo timone a beneplacito del timoniere. Così anche la lingua è certo un piccolo membro, ma può vantarsi di grandi cose. Guardate, poca favilla quale immensa foresta può mettere in fiamme! E anche la lingua è un fuoco, un mondo di iniquità. Posta, com'è, dentro le nostre membra, contamina tutto il corpo e, accesa dall'inferno, mette in fiamme la rota della vita. Tutte le sorta di bestie e di uccelli e di serpenti e di altri animali si domano e sono state domate dall'uomo, ma la lingua nessun uomo la può domare, male infrenabile, piena di mortifero veleno. Con essa benediciamo Dio e Padre, con essa malediciamo gli uomini che sono fatti ad immagine di Dio. Dalla stessa bocca esce la benedizione e la maledizione. Non bisogna far così, fratelli miei. Forse la fontana getta dalla medesima apertura acqua dolce ed amara? Può forse, fratelli miei, il fico dare dell'uva e la vite dei fichi? Così nemmeno l'acqua salata può farne della dolce» (Giac. III, 3-12).
«A cunctis nos animae et corporis defende periculis»
Tre sono i peccati che più specialmente procedono dalla concupiscenza della carne: la lussuria, la golosità, la pigrizia; cui si aggiungono, in qualche modo, l'ira, l'avarizia, il nervosismo cosidetto.
«Ut sciat unusquisque vas suum possidere in sanctificatione et honore, non in passione desiderii, sicut et gentes... non enim vocavit nos Deus in immunditiam sed in sanctificationem» (I Tess. IV, 4); che sappia ognuno di noi essere padrone del proprio corpo nella santità e nell'onestà, senza lasciarsi dominare dalla concupiscenza come i pagani... non avendoci Dio chiamati all'immondezza, ma alla santità.
Il sesto comandamento
«non commettere atti impuri» proibisce ogni impurità: perciò le azioni, le
parole, gli sguardi, i libri, i cinema, le immagini, gli spettacoli, le
trasmissioni radiofoniche immorali. Mentre il medesimo comandamento ordina di
essere santi nel corpo, portando il
massimo rispetto alla propria ed altrui persona, come opera di Dio e tempio ove
Egli abita con la presenza e con la grazia. Occorre un vero culto della
castità, così da aborrire quanto è male e quanto avvicina al male:
sentendo pure S. Paolo «ab omni specie mala abstinete vos».
Occorre una vera educazione alla castità, fatta con sapienza, carità, prudenza.
Il professo conosce le sue Costituzioni ed i mezzi per custodire il proprio voto.
Educazione alla purezza
È delicatissimo compito: ma i puri avranno la grazia di preparare alla Chiesa una schiera di anime belle, care al Signore, a Maria, a San Paolo: che dice: «Vi vorrei tutti come sono io».
Il cuore è fatto per amare: chi ama il Signore, Maria, le cose sante, si eleva sopra il fango.
Sono grandi mezzi: la frequenza fervorosa ai Sacramenti, la direzione spirituale, la divozione a Maria, la generosità nei doveri, le meditazioni sopra i novissimi, ecc.
La mattina del primo novembre 1950, una trentina di giovani universitari e liceali offrirono a Gesù la loro giovinezza con una formula di voto temporaneo e privato, fatto secondo il consiglio del confessore, sotto pena di peccato veniale; senza che imponga nuove obbligazioni, ma capace di dare maggiore risolutezza per la virtù della religione. Prima di emettere tale voto occorre che siasi acquistata la morale certezza di osservarlo. Si mette la condizione che il voto può essere sciolto dalla persona che lo ha consigliato.
Notare questo senso: in questo atto, se fatto dai nostri aspiranti è implicito il dono del giovane alla Congregazione per la durata del voto stesso.
Nei nostri vocazionari, l'aspirante, sotto la guida del suo Maestro, può anche aggiungere il voto di obbedienza, e forse di povertà; sempre nel senso detto sopra: temporaneo e privato.
Questa educazione si compie: illuminando delicatamente ed a tempo opportuno il giovane; mettendolo in guardia e preservandolo da letture, spettacoli, compagni, trasmissioni radiofoniche pericolose, ecc. (particolarmente per le vacanze); incoraggiandolo ad una pietà fervorosa.
Preserva da affetti sensibili e risparmia molte tentazioni.
Il cuore dell'uomo è fatto per amare: lo stato religioso e lo stato sacerdotale non tolgono questo lato affettivo della natura, ma lo allargano, lo elevano, lo soprannaturalizzano.
Amare Gesù con tutto
il cuore, amare Maria come Madre: questo imprime nell'anima le celesti bellezze
e gioie; perciò smorza le terrene attrattive. Per ottenere questo effetto,
l'amore a Gesù
ed a Maria deve essere ardente, generoso, predominante. Di fronte a Colui che possiede la pienezza della beltà, della bontà e della potenza, ed a Colei che è il capolavoro di grazia e bellezza del creato, le creature perdono le loro attrattive. Sempre più Gesù e Maria attireranno il nostro cuore con soavità e forza. E di più: custodiranno come pupilla chi si è loro offerto.
Nel Cantico dei Cantici l'anima si apre totalmente allo Sposo Divino in comunicazioni ineffabili.
Altro vizio capitale: ma di esso si è già detto parlando del lavoro.
Giova tuttavia aggiungere che lussuria, golosità, accidia sono il sopravvento della carne sopra lo spirito: l'uomo diviene meno ragionevole e meno libero. Presto o tardi tali vizi si accompagneranno.
Le passioni dapprima domandano, poi esigono, poi costringono: infine continuano ad operare anche se è venuta a mancare la soddisfazione ed anche se è subentrata la pena. Il concedere l'illecito da una parte indebolisce la volontà; dall'altra per effetto fisico-psichico rafforza la concupiscenza.
Quando si ama
Qui è bene ricordare due articoli delle Costituzioni e due detti scritturali. Art. 130: «Perciò, in ossequio della povertà, tutti i religiosi, di qualsiasi condizione ed in qualsiasi ufficio o carica siano costituiti, si astengano dal superfluo e sopportino volentieri i pesi della vita comune. Se qualcuno tuttavia abbisogna di qualcosa speciale, la chieda con umiltà e fiducia al proprio Superiore». Art. 131: «Tutti si accontentino di una mensa frugale, avuto però il dovuto riguardo da parte dei Superiori, sia dei lavori, sia delle forze di ciascuno, affinché nessuno abbia a soffrire incautamente danno alla salute».
Dice la S. Scrittura: Se il fratello ha dei bisogni e gli dici: sta in pace, riscaldati, nutriti; ma non gli dai ciò che è necessario per il corpo, che gli giova la tua bella parola?» (Giac. II, 15-16).
S. Paolo ai Filippesi scrive: «... Io ho imparato a bastare a me stesso con le cose che mi trovo di avere. So anche essere povero e so esser ricco; (in tutto e per tutto mi sono abituato) e ad esser sazio e ad avere fame; a nuotare nell'abbondanza e a vivere nelle privazioni» (Filipp. IV, 11-12).
Quando si cambia
continente si trova quasi sempre una difficoltà ad adattarsi agli orari ed ai
cibi; sia nel passare dall'Italia ai continenti
extraeuropei, come viceversa. È uno dei sacrifici che ci chiede il Signore; ed io lo sentii spesso fortemente; pensavo a Gesù, pensavo a San Paolo, nelle loro peregrinazioni. D'altra parte, come si possono ottenere le grazie alle case ove si sta, se non si sapesse, almeno, offrire al Signore questa piccola sofferenza?
La volontà nostra è la facoltà sovrana, regina di tutte le facoltà, sensi interni ed esterni, potenze, passioni.
Essa, perché libera, dà agli atti suoi propri (eliciti) ed agli atti delle altre facoltà (imperati) la libertà, il merito o il demerito.
Regolare la volontà significa regolare tutto l'uomo, perciò anche il corpo.
La volontà è ben regolata se è forte, così da comandare e farsi obbedire dalle potenze e sensi, da una parte; e dall'altra, così docile essa stessa da obbedire sempre alla volontà di Dio: sia di segno che di beneplacito: perciò duplice ufficio.
Sono entrambi difficili, perché spesso i sensi si rivoltano: occorre fermezza, destrezza, grazia divina. E prima ancora: grande luce, persuasione, fede.
Inoltre la volontà nostra, per sua infermità, aspira ad una certa autonomia o indipendenza rispetto al volere di Dio. La Divina Volontà non può santificarci senza chiederci sacrifici: e spesso si indietreggia innanzi allo sforzo.
Questo è effetto della colpa originale: la volontà si ribellò a Dio; ed i sensi si ribellarono ad essa. Indocile, essa stessa, non trova docilità.
La redenzione è un rifare l'uomo nell'ordine della natura e della grazia, secondo il primitivo disegno di Dio. Toccava al Figlio di Dio, al divino Architetto: «Omnia per ipsum facta sunt».
La redenzione della volontà mira a rimetterla regina dell'uomo.
Dio è buono, ma creò l'uomo libero, come aveva creato libero l'angelo. Sembrerebbe, a chi considera le cose superficialmente, che al Divino Fattore tutto sia andato male quando si arrischiò a creare degli esseri liberi; ma la sapienza, la potenza e l'amore di Dio dànno ben altre spiegazioni!
Perché la volontà sia docile e insieme forte occorre vincere gli ostacoli ed adoperare mezzi positivi.
Ostacoli esterni. Sono: il rispetto
umano, per cui l'uomo opera il bene o commette il male per la stima degli
uomini: è una volontaria schiavitù. I cattivi
esempi, come le massime mondane,
tanto più potenti sopra l'uomo in quanto è già per sé trascinato al male. Il demonio che
usò le sue possibilità contro i nostri Progenitori; ed ora contro ogni buona volontà.
Ostacoli interni. L'irriflessione per cui si opera secondo l'impressione del senso; la noncuranza, la pigrizia che sono causate da mancanza di profonde convinzioni.
Mezzi positivi. Si possono ridurre ad una armonica conciliazione della intelligenza, della volontà e della grazia.
Intelligenza e fede profonda: conoscere il fine ed i mezzi chiaramente. «Nihil volitum quin praecognitum»; per muovere efficacemente la volontà occorrono profonde convinzioni, larga istruzione, spirito di fede. Ciò opererà sopra la volontà, producendo risolutezza, fermezza, costanza contro ogni «vorrei» e gli inconcludenti desideri.
La grazia
Gesù Cristo ci ha meritato la grazia.
Noi con la preghiera, specialmente con l'Eucaristia, possiamo in qualche modo riavere il perduto dono della integrità. Chi prega ottiene il dono della grazia attuale, che è forza per la volontà, luce per la mente, mitigazione delle voglie e concupiscenza della carne. Specialmente la S. Comunione smorza le passioni, rafforza le buone tendenze: pane degli eletti, vino dei vergini, viatico per il difficile cammino della vita. «O salutaris Hostia, quae coeli pandis ostium, da robur, fer auxilium».
Meditare i misteri dolorosi; fare spesso la Via Crucis.
La preghiera è assolutamente necessaria. Gesù Cristo non è solo luce e modello, ma è pure nostro cooperatore, collaboratore: «Cooperatores enim Dei sumus». «Dominus fortitudo mea»; partecipando alla forza di Dio, avremo la sottomissione a Dio ed il trionfo della volontà sopra l'istinto e la sensibilità.
Trattare il corpo come un buon figliuolo od un buon compagno di viaggio, è doveroso; dargli un cibo ed un riposo sufficiente. Vigilarlo, però! giacché ad ogni momento può trascinare la persona nel fango.
Scrive S. Francesco di Sales: «Poiché la Sacra Scrittura in molti luoghi, l'esempio dei santi e ragioni naturali ci insegnano a far grande conto della mattina, come la migliore e più fruttuosa parte del giorno... credo sia ottima cosa quella di andare a letto presto la sera, per levarsi presto al mattino. Certo quel tempo è il più ameno, il più soave, il più libero» (Filotea).
Riguardo al riposo è
ben difficile definire le ore da concedersi al sonno: entrano molti
elementi per un giudizio; e d'altra parte non si potrà prescrivere una norma unica. Il giovane ha bisogno di dormire più del vecchio. L'adeguato riposo è quello che basta perchè i veleni della fatica (sostanze tossiche) vengano espulse; e nuovo ossigeno venga portato ai muscoli ed ai tessuti in generale, onde siano di nuovo atti al lavoro. Si può andare da un minimo di sei ore ad un massimo di otto ore, per gli adulti.
Il bene che si fa al corpo regolandolo, ridonda a vantaggio di tutta la persona umana.
Riguardo al cibo. «La razione alimentare giornaliera di ognuno deve essere tale da fornire la quantità di energie che gli occorre; e questa si misura dalle calorie, che le albumine, gli zuccheri e grassi producono, bruciando, per azione dell'ossigeno. E per chiarire: l'unità pratica di misura del calore è la quantità di calore necessario per elevare la temperatura di un chilogrammo d'acqua da zero gradi ad un grado centigrado».
Come regola generale: ci vuole più cibo per il giovane in sviluppo; meno per l'adulto; meno per il vecchio a riposo. Vi sono sempre da fare considerazioni per l'età, il genere di lavoro, la forza digestiva, ecc.
Il miglior condimento del cibo è l'appetito. Quando si è lavorato, studiato, camminato, fatta buona ginnastica, il pranzo si appetisce di più.
I condimenti carichi di aromi e piccanti, come le droghe, o quelli troppo ricchi di grassi sono di difficile digestione.
Dice un proverbio: «ne uccide più la gola che la spada».
Mangiare come uomini, cristiani, religiosi: non lasciarsi guidare dal gusto, ma per mantenerci nel servizio di Dio e nell'apostolato.
Si prende il quantitativo di cibo che è necessario, stabilito, come norma generale, nel corso degli Esercizi spirituali, secondo S. Ignazio; e che può essere digerito.
Si badi a ben masticare, perché si assicura l'insalivazione e la riduzione in parte minutissime. Ingoiare avidamente senza una sufficiente masticazione è causa di cattiva assimilazione e di varie malattie.
«Chi vuol vivere più a lungo e meglio, si levi da tavola con un piccolo residuo di appetito; mai del tutto sazi!» (Guzzanti).
Una saggia distribuzione delle occupazioni e sollievi giova per la salute e per una maggior resa del lavoro.
Vi è un'igiene che riguarda la casa, i locali per spettacoli, la Chiesa, i viaggi, la cucina.
I cibi giusti di cottura, di sale, di condimento sono di gran vantaggio per la salute.
S. Francesco di Sales è gran santo e buon umanista. Commentando il passo «manducate quae opponuntur vobis», dice che è assai più perfetto accettare quanto prepara la cucina, senza facili recriminazioni, che imporsi certe libere mortificazioni; giacché nel primo caso rinuncia anche alla scelta, cosa più perfetta.
Non è conforme a salute né a virtù il mangiucchiare tra un pasto e l'altro. Se vi fosse necessità di prender qualcosa più spesso, anche quest'altra porziuncola sia antecedentemente regolata rispetto alla quantità, qualità, orario.
Durante la digestione non fare bagni, tanto meno freddi, che potrebbero essere fatali.
Dopo il pasto stare tranquilli, poiché sono dannosi lo studio, e gli esercizi fisici se violenti. Mangia a mani pulite per igiene, educazione, virtù.
La legge della mortificazione
È universale. Ogni bene, che si voglia compiere, richiede o di negare qualcosa alla parte inferiore o di esigere qualche sforzo.
Così per il bene spirituale, la preghiera, lo studio, l'apostolato, l'osservanza religiosa, ecc. Anche la ricreazione, la pulizia, il vivere in famiglia ed in società, il commercio, una regolata nutrizione, la conservazione della salute, ottenere fiducia e stima presso gli uomini, ecc. richiedono mortificazione.
La persona che sa ragionevolmente mortificarsi accumulerà molti beni. Esempio: confrontare il giovane che si applica allo studio, al lavoro, ed il giovane pigro e scioperato; quale vita si preparano?
Il buon cristiano ed il buon religioso che osservano i doveri del loro stato; ed il cristiano vizioso ed il religioso infedele ai suoi impegni; quale eternità si preparano?
Nessuno soffrirà di più di chi non vuole soffrire; nessuno godrà di più di chi sa mortificarsi ragionevolmente. «Chi ama la sua vita (irragionevolmente) la perde; e chi immola (ragionevolmente) la sua vita la guadagna». Chi ad esempio, non sa regolarsi nei cibi e nelle bevande incontrerà molte malattie, mentre si abbrevierà la vita.
Universale perché si estende a tutto l'essere: mente, cuore, volontà, fantasia, occhi, tatto, lingua, memoria, ogni passione.
L'educazione ad una saggia mortificazione procura immensi beni all'aspirante. Quale campo di carità hanno qui il maestro di scuola che esige attenzione, compiti, lezione; il confessore, il direttore spirituale; l'assistente che sanno indicare le vie dell'ascesi dello spirito, formazione di buone abitudini, correzione, educazione all'ordine, ad una saggia disciplina, al sacrificio di tante voglie...
L'Educatore, Maestro Divino, ha detto: «Chi vuole venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua».
Considerare i veri grandi, nei vari settori: educatori, scrittori, apostoli del mondo, scienziati, capitani, dottori della Chiesa, i santi di ogni condizione, scopritori, lavoratori... Vi furono in essi doni naturali e doni soprannaturali: ma soprattutto generoso e costante sforzo.
L'uomo si eleva quando sa vincersi a tempo e luogo.
Chi è fedele nelle piccole cose, sarà fedele nelle grandi; chi non è fedele nelle cose piccole non lo sarà nelle grandi.
Chi è obbediente sarà obbedito; chi non è obbediente difficilmente sarà obbedito.
Chi ama sarà amato; chi non ama non sarà amato.
Il buon discepolo diverrà buon maestro; il cattivo discepolo sarà cattivo maestro.
Chi sta volentieri ritirato farà bene in società; chi non ama la ritiratezza correrà molti pericoli nelle varie relazioni.
L'uomo pio, religioso, ordinato, studioso, apostolo: semina, forma uomini pii, religiosi, ordinati, studiosi, apostoli.
Succede invece l'opposto quando si tratta di chi non è pio, religioso, ordinato, apostolo.
Chi vive appena appena da buon cristiano, difficilmente darà alla Chiesa sacerdoti e religiosi.
Il buon educatore si forma in un amore soprannaturale e retto: mai con le simpatie o le antipatie.
Dice S. Alfonso de Liguori: questo è il vero amore al corpo: negargli sopra la terra quanto è illecito secondo lo spirito, in ordine all'eternità; ed assoggettarlo alla fatica ed alla mortificazione per procurargli gli eterni gaudi.
Il fine della mortificazione è positivo, cioè cooperare nella giusta direzione.
Il nome suona quasi mortuum facere, cioè stabilire la volontà regina e che possa dirigere l'occhio, come la memoria, la lingua come la fantasia; ora direttamente ora indirettamente; come fossero cadaveri che non si oppongono.
Tre massimi beni avremo dalla mortificazione se retta: salvezza, perfezione, apostolato.
Le varie denominazioni con cui è indicata la mortificazione chiariscono il concetto, la necessità, il fine.
Nella Sacra Scrittura prende molti nomi: rinunzia «qui non renuntiat...»; abnegazione «abneget se metipsum»; mortificazione «Si autem spiritu facta carnis mortificaveritis»; morte «mortui estis»; seppellimento «consepulti», spogliamento «expoliantes vos»; lotta «bonum certamen».
Oggi si sentono spesso: riforma, governo di sé, distacco, educare la volontà, rivestirsi di Dio, vivere in Cristo, orientarsi verso Dio; sforzo, sacrificio, vigilanza.
Questa è la nostra penitenza costruttiva, per noi e per le anime.
La tendenza all'ozio, od almeno alla negligenza ed al torpore nell'operare è accidia. Non è da confondersi con un cattivo stato di salute. È invece una malattia della volontà. L'accidioso vuole schivare ogni pena e quanto richiede fatica. Guai a chi lo tocca su tal punto! – Indolente, tiepido, pigro, indifferente, secondo i casi. «Succide ergo illam (ficulneam), ut quid terram occupat?» (Luc. XIII, 7). «Omnis arbor, quae non facit fructum bonum, excidetur et in ignem mittetur» (Matt. III, 10; VII, 19).
Il lavoro preserva da molti vizi e pensieri inutili o cattivi. La pigrizia invece ne è il covo. Dice la Sacra Scrittura riguardo all'uomo pigro:
«Passai accanto al podere di un neghittoso
e presso al vigneto di un uomo privo di senno:
ed eccoli pieni di erbacce;
le ortiche ne coprivano la superficie,
ed il muricciolo di pietre giaceva demolito.
A quella vista io riflettei:
quello spettacolo fu per me una lezione.
Un po' sonnecchiare, un po' dormire,
un po' con le mani in mano per riposare;
e ti sopraggiunge, come un vagabondo, la miseria
e l'indigenza come un accattone».
La pedagogia cristiana tiene conto di tutto: costituzione fisica, temperamento, carattere, tendenze morbose. Essa è fondata sopra la triplice virtù: umiltà, amore a Dio, amore al prossimo. L'educatore delle masse è assai meno efficace che l'educatore degli individui. Una medicina comune poche volte serve per tutti. La specializzazione è particolarmente necessaria nel periodo della pubertà; ed in materie delicate.
Perciò tanto si raccomanda la Direzione spirituale.
Inoltre occorre la consegna. Passando i Nostri dall'uno
all'altro reparto, da una all'altra casa, da un periodo della formazione ad
altro
superiore (esempio da aspirante a novizio), od anche da ufficio ad ufficio, giova una fedele ed accurata relazione comprendente i vari punti: spirito, studio, disposizioni, apostolato, povertà, ecc. affinché l'individuo sia meglio aiutato e riceva una uniforme e continuata formazione. Ciò sempre paternamente. In tale consegna è da tenersi conto della volontarietà e capacità intellettiva; insieme alle altre cose.
Nelle nazioni in cui è prescritto il libretto biotipo personale, sia per lo studente che per l'apprendista, che è una piccola biografia, giova richiederla nelle accettazioni. Tutto questo in carità, per fare, cioè, il massimo bene ad ognuno.
La pazienza
«Convertimini ad me in toto corde vestro, in jeiunio et fletu et planctu. Et scindite corda vestra, et non vestimenta vestra, ait Dominus omnipotens» (Joel. II, 12-13).
È la virtù che ci fa sopportare con pace, per amor di Dio ed in unione a Gesù Cristo le pene fisiche o morali.
Tutti hanno sufficienti pene per farsi santi e schivare il purgatorio se praticassero la pazienza cristianamente, non ribellandosi: non per cupidigia, interesse o vanagloria.
Il dolore è un educatore, è una fonte di meriti, è forza che rafforza.
Soffrire in Cristo, per compiere la passione di Gesù Cristo; e nella Chiesa, per la salvezza delle anime, di tutte le anime.
Umanamente parlando: non aggravare i mali, raccogliendoli tutti nella fantasia: passati, presenti e futuri; ma sufficit diei malitia sua.
Del passato ricordare solo i beni ed i meriti fatti nella pazienza: una calunnia, un torto, un dispiacere ci pungono soltanto se si ripensano di nuovo. Per l'avvenire? Non sappiamo se questi mali verranno ed in quale forma; sappiamo solo che ancora non sono venuti, se e quando verranno, avremo anche con noi la grazia.
La pazienza ha molti gradi: grande è la distanza di chi appena vi si rassegna a chi invece è assetato di sofferenza. Esempio: S. Giovanni della Croce aveva tanto sofferto nello spirito e nel corpo; calunniato, perseguitato, tenuto come in carcere, ridotto alla fame, al freddo, a conseguenti malattie. Interrogato da Gesù: «Giovanni, quale mercede desideri?». La risposta fu questa: «Soffrire ancora ed essere disprezzato per Te».
È sempre poco quel che si ha da soffrire in confronto di quanto sarà il premio in paradiso, dice S. Paolo.
«Tutto era perduto, onore, denaro, amicizie; ma ho trovato il Tutto, Dio, nell'umiliazione». Ecco la frase di un convertito.
Quanto si santifica l'anima altrettanto si fa per il corpo. La santità si accresce con i Sacramenti, i sacramentali, l'orazione.
Si accresce con la fede, la meditazione, l'esame di coscienza, le elevazioni a Dio, i pii sentimenti, le alte aspirazioni.
Si accresce con le virtù teologali, cardinali, religiose, morali.
Si accresce con le fatiche dell'apostolato.
Si accresce con la mortificazione, la penitenza, la verginità.
Che splendore per i giusti! «Fulgebunt sicut sol»: i profeti, gli apostoli, i martiri, i confessori, i vergini, i penitenti, i religiosi, i veri cristiani.
Ogni volta che il corpo obbedisce allo spirito vi è un accrescimento di gloria. «Espectantes redemptionem corporis nostri» (Rom. VIII, 23).
In questo sta il vero amore al corpo: Abstine a malo, sustine in bonum. Ma quando per Dio si ha il ventre, per soddisfazione l'ozio o la lussuria... che terribile carnefice diviene l'anima per il suo corpo! I Martiri neppure la morte temettero, secondo l'avviso di Gesù Cristo: «Non temete coloro che uccidono il corpo; perché dopo di questo non avranno più potere contro di voi; temete piuttosto Dio che può dopo la morte condannare anima e corpo all'inferno ». – Il giudizio finale lo svelerà.
«Castigo corpus meum et in servitutem redigo, ne cum aliis praedicaverim ipse reprobus efficiar».
È dovere conservare la salute con una cura ragionevole, non irragionevole. «Non est census super censum salutis corporis» – Non vi è prezzo che valga la salute del corpo, dice lo Spirito Santo (Eccli. XXX, 16). È chiaro: essa è grande talento datoci da Dio: ed a noi sta il compito di conservarla con intelligenza; e farla servire alla nostra santificazione, allo studio, all'apostolato, alle anime.
S. Paolo ci dà un principio chiaro: «Non sapete che i vostri corpi sono membra di Gesù Cristo? Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo?»
Nella Famiglia paolina, certe ricreazioni, non tutte certo, possono essere ridotte in vista del movimento che si fa nell'apostolato; esempio: stare alle macchine, far propaganda, ecc.
In ogni caso, ogni ginnastica e ricreazione non siano soltanto indirizzate a formare gambe e braccia solide; ma specialmente a sviluppare gli organi e le funzioni principali dell'esistenza: i polmoni, il cuore, la circolazione, la digestione, la respirazione, ecc.
La pulizia si estenda a tutta la persona, perciò la necessità di bagni; pulizia specialmente alle mani, collo, orecchie, piedi, unghie, denti, ecc.
Ovunque abbondanza di aria, di luce, di acqua.
Il letto non sia né troppo morbido né troppo caldo.
Esigere posizione conforme a salute ed alla buona educazione: in chiesa, a studio, a tavola, a letto, ovunque.
Una giusta disciplina del corpo serve a conservarlo più a lungo ed a renderlo più agile, più resistente, più docile alla volontà.
Medico di te stesso
Sorveglia te stesso! nessuna sapienza di medico può valere le tue esperienze per il tuo corpo.
Sorveglia te stesso! nessun Direttore spirituale è sufficiente se tu non impari dalla tua storia, che è maestra del tuo retto vivere.
Il tuo esame di coscienza per lo spirito e le considerazioni sul tuo corpo è sempre necessario.
Ti regolerai nel lavoro, nella nutrizione, nel riposo, ecc.
Ti regolerai nel sorvegliare gli occhi, l'udito, la lingua, le relazioni, la lettura, le amicizie, ecc.
Si pratica la prudenza che tutto esamina, rettamente giudica, con fortezza eseguisce. Esempio: se un cibo fa male si lascia, per quanto la gola lo appetisca.
«Qui medice vivit, miserrime vivit»; chi moltiplica in esagerazione medici e medicine, e mai ne è soddisfatto, e per ogni piccolo disturbo si preoccupa, conduce vita miserabile. Ugualmente si dica delle cose spirituali: per non diventare scrupolosi, per non essere «puer centum annorum».
Per lo spirito giovane ci vogliono forti convinzioni.
Per guarire più facilmente dai mali ed acquistare resistenza alla fatica, la volontà ha un grande ruolo. L'accasciamento, l'indecisione, l'afflosciarsi, una precoce vecchiaia, il pessimismo sono già malattie di per se stesse.
Un sano ottimismo nei pensieri e nelle iniziative, poggiato sopra Dio, la bontà della causa, la cooperazione, le proprie grazie e risorse naturali e soprannaturali accompagni sempre la vita.
Corpo ed anima sono interdipendenti: perciò ogni individuo deve considerarsi nel suo complesso, «nella sua costituzione psico-psichica».
Un medico di sani
principi morali e competente professionista; un medico che possibilmente abbia
acquistato conoscenza della famiglia (il
così detto medico di famiglia), conoscenza dell'ambiente, dell'istituto, per esempio, delle condizioni di vita, di lavoro, di spirito. Se sa le debolezze costituzionali del paziente, le anomalie, diatesi ereditarie, lo sviluppo (fino a 18 anni) il genere di vita cui aspira, se ne ha fatto costanti osservazioni, distinguendo tra floridezza apparente e reale, temperamento, carattere, reattività, ecc. potrà assai più facilmente prevenire, guidare, curare.
«Oggi soprattutto moltissimi medici trascurano il principio che non si può curare il corpo senza curare l'anima; né si può curare l'anima senza curare il corpo. Ogni sintomo è fisico e psichico assieme. L'umanità e la religiosità di un medico è spesse volte assai più efficace che la sua erudizione».
Mutare troppo facilmente medico può essere rovinoso, come accade per il mutare leggermente confessore.
Proficiebat aetate, sapientia et gratia
Eleviamo un sentito ringraziamento al Signore delle scienze per avere illuminato le menti di uomini studiosi, a trovare nuovi mezzi di salute e di cura: nutrizione, prevenzione, medicina, chirurgia. Sono benemeriti verso l'umanità. Così le statistiche ci dicono, che, in Italia, la media durata della vita dell'uomo è passata da 34 a 47 anni; particolarmente per la assai diminuita mortalità tra i bambini.
Utilizzare i suggerimenti e rimedi è cosa di buon amministratore del prezioso tesoro della salute. Per questo ad Albano Laziale, le Figlie di S. Paolo hanno preparato la casa di cura «Regina Apostolorum»; le Pie Discepole e la Pia Società S. Paolo l'hanno costruita a Sanfrè (Cuneo).
Crescere in età è la base: occorre aggiungere in sapienza e grazia in Cristo. Se ogni momento di tempo è prezioso, cosa dire se la nostra vita si prolunga di mesi ed anni? – Sono concessi per lo stesso fine per cui è data l'intera vita, «conoscere, amare, servire Dio, per l'aumento di merito e gloria in cielo».
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«Deus... interius exteriusque custodi, ut ab omnibus aDCersitatibus muniamur in corpore, et a pravis cogitationibus mundemur in mente».
O Signore, che mirabilmente hai creato e più mirabilmente hai redento la nostra anima ed il nostro corpo, infondici la luce, la forza e la grazia del tuo Santo Spirito, perché santificato tutto il nostro essere, possiamo giungere alla gloriosa risurrezione.
Dopo
la visita di Febbraio
alle Case d’Italia
Ho trovato tanto progrediti i vocazionari, quasi tutti. Ringraziamo il Signore!
Molto aiuto ha dato ad essi Casa-Madre, col denaro dell’ex cartiera e col cedere diverse collane alla Casa Generalizia per i piccoli vocazionari.
Vedo che si ha cura di tutte le quattro parti: pietà, studio, apostolato, povertà; benché con alcune diversità.
Da notarsi specialmente lo spirito più sentito di unione tra le varie case; e di queste con la Casa Generalizia. Contribuiscono: gli aiuti materiali più frequenti tra casa e casa; l’Ufficio Edizioni che dalla Casa Generalizia sceglie e distribuisce i nuovi libri, incoraggia e dà suggerimenti per la tecnica sempre in progresso; i frequenti ritiri mensili del Primo Maestro ad ogni casa; l’uso del libro comune delle preghiere (ultima edizione).
Ancora più decisamente i Maestri si dedicano ad orientare i giovani, sin dall’entrata nell’Istituto, verso la vita religiosa, con la formazione della povertà, culto alla purezza, obbedienza.
Mi è rimasto impresso quanto segue:
«Abbiamo molti giovani aspiranti abbastanza buoni; ma pochi sono i virtuosi. Perciò non so quale garanzia presentino di perseverare. Mi sembra che abbiano osservato i comandamenti... Ma se si proponesse il «Si vis perfectus esse» chiaramente, come fece Gesù al giovane ricco, molti si ritirerebbero».
Sottoscrivo queste parole di un bravo Maestro dei giovani. Aggiungendo: avviamoli gradatamente e amabilmente alla conoscenza, all’amore, alla pratica delle virtù: povertà, castità, ubbidienza. Con la carità, forte e soave, facciamone dei giovani virtuosi, dei paolini.
Teniamo presente che è con noi, sempre più con noi, la nostra Regina, Madre e Maestra.
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A San Giuseppe chiedo questa grazia: che si salvino tutti i membri delle Famiglia paoline: Nostri e Suore; e che ad essi venga abbreviato il purgatorio, se mai vi cadessero.