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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
«Prius te oportet credere, ut postea per fidem Deum merearis aspicere» (S. Agostino).
Come tutta la nostra vita presente in generale è una preparazione alla vita futura, così la vita intellettuale è in particolare preparazione alla visione beatifica, che sarà nella vita futura il principio ed il centro irradiatore di tutta la nostra felicità.
Ora la visione
beatifica ha la sua speciale caratteristica nel vedere Dio immediatamente,
senza intramezzo di alcuna creatura, ma faccia a faccia, anzi senza servirsi di
alcuna idea, come nella cognizione intuitiva, comune di questa vita, fungendo
da idea la stessa Divina Essenza che si unisce immediatamente al nostro
intelletto. La visione si effettua mediante il lume di
gloria che è quella luce divina con cui Dio vede se stesso; luce che viene a penetrare colla sua virtù la mente del beato, rendendola idonea a veder Dio. Nella visione beatifica è la mente che vede Dio, in Dio; la mente, è in quanto possibile a creatura, indiata e deificata. Ego dixi: dii estis (Giov. X, 34).
Ne segue che la diretta preparazione da farsi in questo mondo debba consistere in una vita di fede. Difatti la preparazione deve sempre presentare la forma più rassomigliante col termine a cui si mira. Ora è appunto nella fede che la mente si allena a vivere in Dio. Non sono le verità di fede, verità divine? Non è forse sull'autorità di Dio che l'intelletto loro presta l'assenso? Il fedele crede, non perché così ha capito con la ragione, ma perché così dice Dio. Può anche intender nulla del mistero creduto; ma che importa? Lo dice Dio, e basta. Questa per la mente è una rinunzia a vivere in se stessa, per vivere in Dio; vita nuova, superiore alla semplicemente umana; mortificazione ed abnegazione della intelligenza.
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