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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
Il Padre contemplando da tutta l'eternità la sua divina essenza, forma un Verbo e pronunzia, per così dire, una Parola che esprime perfettamente questa Divina Essenza; e questo Verbo e questa Parola è la seconda Persona, il Figlio, il Verbum Patris. Padre e Figlio poi contemplandosi a vicenda si amano di un amore sostanziale, e quest'amore è un incendio infinito che chiamiamo lo Spirito Santo.
Così la vita interiore divina ha principio nel Padre; splende nel Figlio; e per lo Spirito Santo nel Padre e nel Figlio, si forma quella divina circolazione, infinita ed eterna, per cui si può dire che è una e tre, tre ed una. Dante si esprime con precisione teologica quando dice:
Nella profonda e chiara sussistenza
Dall'alto lume parvemi tre giri
Di tre colori ed una contenenza.
E l'Un dall'Altro, come Iri da Iri,
Parea riflesso; ed il Terzo parea foco
Che quinci e quindi egualmente si spiri.
L'anima beata viene ad inserirsi in questa circolazione di vita divina, per contemplare anch'essa la Divina Essenza, mediante il medesimo lume con cui Dio conosce se stesso.
Questo non distrugge la natura dell'anima, ma la eleva; come il calore che fa arrossare il ferro, non lo consuma ma lo rende incandescente. Questo è partecipare della natura divina, è sedere alla mensa celeste nel regno del Padre Celeste.
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