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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
Sta innanzi a voi la via della vita e la via della morte. Filosofi e maestri di spirito ripetono: in omnibus rebus respice finem. La vita nostra non finisce qui; la morte ci incalza e sospinge verso l'eternità. Se si vuole raggiungere Roma, non si sceglie la via che va in direzione opposta: è verità chiara.
Ma mentre breve è la vita, le conseguenze sono eterne. Dalla vita dipende infatti la nostra eternità felice od infelice.
Fine della vita è prepararci un'eternità felice: la salute eterna di tutto l'uomo: mente, volontà, cuore, corpo. Se un uomo è sano in ogni membro, meno che nella testa (un pazzo), o nel cuore, o nel sangue, non si può dire che ha salute. Noi ci prepariamo la salvezza eterna, quando tutto l'uomo è sano: mente, volontà, cuore.
Si aggiunge: la vera vita cui siamo indirizzati dopo il pellegrinaggio terreno è la vita soprannaturale della gloria celeste: in essa saremo felici della stessa felicità di Dio. Non sarà una mensa umana cui ci assideremo, ma la stessa mensa divina. Dice il Maestro divino: «Io dispongo per voi del regno, come il Padre ne ha disposto per me, affinché mangiate e beviate alla mensa nel regno mio» (Luc. XXII, 30).
In paradiso non saremo più beati in noi, ma in Dio. Dirà, infatti, il giudice divino: «Entra nel gaudio del tuo Signore».
La beatitudine è il
completamento dell'essere; l'essere nostro appartiene a Dio. Perciò la
beatitudine sarà nel riposare, uniformarci, appartenere a Dio. Ciò sarebbe già
vero nell'ordine naturale; quanto più nell'ordine soprannaturale. Per questa
elevazione siamo destinati a vedere Dio faccia a faccia, a conoscerlo nel modo
che Egli conosce se stesso, ad operare in Dio, a godere in Dio, oltre ogni
creatura. La preparazione all'eternità sta nello stabilire tutto il nostro
essere in Dio: mente, volontà, cuore, corpo: per Gesù Cristo, in Gesù Cristo,
con Gesù Cristo. La vita presente deve presentare in se stessa la forma ed i
caratteri specifici che ne fanno una vera
preparazione alla beatitudine eterna: il mezzo è Gesù Cristo.
Già Adamo ed Eva stavano in uno stato di preparazione soprannaturale, vicino al cielo; ma il peccato li ributtò lontani lontani. E non vi sarebbero mai più giunti, se Dio nella sua infinita misericordia non avesse indicato una via, una speranza: il futuro Redentore. In Gesù Cristo l'uomo può rifarsi: nella mente credendo a Lui; nella volontà seguendo i suoi esempi; nel cuore per mezzo della grazia da lui meritata; nel corpo crocifisso e conformato al corpo di Gesù Cristo.
Anzitutto nella mente come insegnò il Maestro Divino.