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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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MENTALITÀ RELIGIOSA

 

          Suppone tutti i principi dogmatici, morali, liturgici della vita cristiana, che formano come il solido tripiede di un candelabro magnifico, che a sua volta sorregge un cero sempre acceso. Ed è costituita dagli elementi che le sono propri, e che si ricavano dall'episodio del giovane ricco:

          «E uscendo Gesù per mettersi in viaggio un tale di nobile famiglia, accorse, si gettò in ginocchio davanti a lui e gli domandò: O buon Maestro, che devo fare io per ottenere la vita eterna? Gesù gli rispose: Perché mi interroghi riguardo al bene e mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti. Quali? gli domandò. E Gesù rispose: Tu sai i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio; non rubare, non testimoniare il falso; non frodare; onora il padre e la madre, e ama il prossimo tuo come te stesso.

          E quello rispose: Tutto questo l'ho osservato


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fin dalla mia giovinezza: che altro mi manca? Allora Gesù, fissando lo sguardo sopra di lui con amore, gli disse: Una sola cosa ti manca ancora, se vuoi essere perfetto: va’, vendi quanto possiedi e dallo ai poveri, così tu avrai un tesoro nei cieli. Poi vieni e seguimi! Ma il giovane, udite queste parole, se ne andò via rattristato, perché aveva molti beni. Allora Gesù, vedendolo così triste, dato uno sguardo intorno, disse ai suoi discepoli: Oh, come difficilmente coloro che posseggono ricchezze, entreranno nel regno di Dio! In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ed i discepoli restarono stupefatti a queste parole. Allora Gesù, ripresa la parola, insistè: Figliuoli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio per coloro che confidano nelle ricchezze! Sì, ve lo ripeto; è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio! Udito ciò, i discepoli, molto meravigliati, esclamarono: Allora chi potrà dunque salvarsi? E Gesù, fissando su di loro i suoi sguardi, conchiuse: Questo è impossibile agli uomini, ma non a Dio; perché a Dio tutto è possibile.

          Allora Pietro prese a dirgli: Ecco, noi abbiamo lasciato ogni cosa e ti abbiamo seguito: che avremo dunque noi? E Gesù rispose loro: In verità vi dico: voi che avete seguito me nella rigenerazione, quando il Figlio dell'uomo sederà sul trono della gloria, sederete anche voi sopra dodici troni per giudicare le dodici tribù d'Israele. E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o moglie, o figli, o campi per me, per il regno di Dio e per il Vangelo, riceverà il centuplo, cioè molto di più, ora in questo tempo, in case, fratelli, sorelle, madre, figli, campi, insieme a persecuzioni, e nel secolo futuro la vita eterna. Molti dei primi saranno gli ultimi e molti degli ultimi saranno i primi» (Mt. 19, 27-30; Mc. 10, 28-31; Lc. 18, 28-30).

          1) Il giovane ricco è preoccupato dell'eternità e chiede: «Che devo fare per salvarmi

          Il giovane si forma specialmente con la considerazione del fine. Cioè meditare la morte, il giudizio, l'inferno, il paradiso, la risurrezione finale, la sentenza definitiva, l'eternità. «In omnibus operibus tuis memorare novissima tua et in aeternum non peccabis».

          Cercare la vera felicità.

          Il fine impone la scelta dei mezzi. Chi medita il fine è come colui che viene a conoscere e desiderare di recarsi in una città ove pensa di trovarsi bene. Prende la decisione di partire, sceglie la via ed i mezzi più sicuri e diretti, sebbene possa incontrare difficoltà. La meditazione dei vari novissimi si riduce sostanzialmente ad una: il fine. Quando tutto è così determinato e costituisce l'ossatura ed il tessuto della mentalità,


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e si prega, errori essenziali non ne accadranno; oppure si avrà la ripresa.

          2) È un giovane che viene a Gesù; ma aveva già oltrepassata la fanciullezza. La scelta dello stato si fa in un periodo in cui già si è raggiunta una certa maturità ed il giovane si affaccia con coscienza alla vita; tuttavia si è nel periodo in cui scegliere l'ottima parte è più meritorio, più tempestivo, assicura una migliore riuscita; ed il dono a Dio è pieno. Non restare troppo a lungo tentennanti, ma neppure precipitare.

          3) Il giovane dichiara candidamente che ha osservati i comandamenti sin dalla fanciullezza. Qui sta la base: prima i comandamenti, poi i consigli evangelici. Per osservare la povertà perfetta, occorre già avere osservato il settimo comandamento; per osservare la castità perfetta, occorre già aver osservato il sesto comandamento; per osservare l'obbedienza perfetta, occorre già aver osservato il quarto comandamento; per vivere la vita comune e praticare l'apostolato, occorre già aver osservato il quinto comandamento anche nella parte positiva.

          4) Si vis. La vita religiosa è un dono di Dio ed un atto di perfetto, continuo, eterno amore. È amore che sale direttamente a Dio, senza alcun mezzo intermediario.

          È atto di libera volontà del cristiano; è un passo che il Signore propone a chi vuole qualcosa in più che i semplici comandamenti. Perciò:

          È scelta d'amore anche da parte di Dio per sue determinate creature: «voluntas Dei»; «ego elegi vos».

          È dono complesso che si riferisce insieme alla natura, grazia e gloria; con l'intervento di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo.

          5) Perfectus esse. Gesù, sentito il giovane che affermava di avere sempre osservati i comandamenti, «intuitus eum dilexit»; in quel momento aggiungeva grazia a grazia.

          Il vero primo e principale lavoro del religioso è quello di progredire, cioè perfezionarsi. Questo in ogni istituto religioso, è il primo dovere; il secondo dovere riguarda il particolare ministero e apostolato cui si dedica ogni singolo istituto secondo la propria regola.

          Dalla professione questo lavoro è obbligatorio e continuo, quanto cioè dura la professione. Chi non progredisce equivale ad un medico che ha accettata una condotta e non fa il medico; anche se forse facesse il capo di una banda musicale o desse lezioni di lingue. Il progredire è il dovere di stato al quale sono ordinate le grazie di stato; al quale sono ordinate le Costituzioni, il governo, la pietà, ecc. Se crescono


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i difetti e diminuiscono la carità, la pazienza, l'umiltà, l'ubbidienza, ecc. la vocazione non è corrisposta.

          6) Lasciare tutto. Cioè praticare la virtù ed il voto di povertà. Questo sopra l'esempio di Gesù Cristo ed in Gesù Cristo, che ne è il Maestro, l'esemplare, il dottore, il conforto; anzi è la ricchezza del religioso povero, il «summum bonum» eterno.

          La povertà praticata secondo le Costituzioni: povertà che tutto lascia, che da tutto si stacca, che tutto usa per il Signore, che produce col lavoro proprio, che provvede alla comunità, che distribuisce ai poveri, che chiede, che fa passare dalle mani dell'abbiente al diseredato ed alle opere apostoliche.

          L'ideale sta nel Vangelo, anzi in Cristo: al presepio, all'esilio di Egitto, a Nazaret, nella vita pubblica, durante la passione, sulla croce, al sepolcro.

          7) Veni. Lasciare la famiglia ed il pensiero di formarne una, per consacrare il corpo al Signore, in perfetta castità; per riservare a Dio tutte le forze: fisiche, intellettuali, morali, spirituali; tutto il tempo, le ore, i minuti per amare il Signore pienamente secondo il primo comandamento; per amare le anime e dedicarvi preghiera ed azione. «Non omnes capiunt verbum istud, sed quibus datum est a Patre meo».

          L'Enciclica «Sacra Virginitas» conferma tutta questa dottrina; e richiama la definizione del Concilio di Trento: «La dottrina che stabilisce l'eccellenza e superiorità della verginità e del celibato sul matrimonio... fu solennemente definito dogma di fede nel Concilio di Trento»; e sempre così ha insegnato la Chiesa.

          8) Sequere me. Cioè si richiede obbedienza. Segui i miei consigli, i miei esempi, i miei desideri. Con questo il religioso al Signore non solo i buoni frutti dell'albero, ma l'albero stesso. La perfezione da conseguirsi dal religioso non è una santificazione di qualsiasi forma o con i mezzi più eccellenti in sé, ma la sua perfezione, osservando sempre più i voti di castità, povertà, obbedienza, la vita comune e le proprie Costituzioni. Nella vita religiosa non si ha da scegliere il più perfetto in sé (esempio: se un secolare decide di ascoltare SS. Messe dalla prima luce alle tredici), ma ha da accettare e compiere quanto è disposto, nell'orario, per l'ufficio, nelle disposizioni. E non accettare e compiere in qualsiasi modo; ma impegnando mente, volontà, cuore, forze ad eseguire e realizzare quanto si era proposto di ottenere chi ha disposto le cose.

          Eppure oggi si è tanto vuotato del suo vero senso il voto e la virtù stessa dell'obbedienza.

          9) Avrai un gran tesoro in cielo. Nella vita


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religiosa si sviluppa al massimo la personalità umana in Cristo. Corrisponderà un proporzionato grado di gloria in cielo. Vi sono due similitudini chiare nel Vangelo che chiaramente sono da applicarsi alla vita religiosa: «Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo. L'uomo, che lo ha scoperto, lo ricopre, e tutto lieto se ne va; vende quanto possiede e compra quel campo. – Il regno dei cieli è ancora simile ad un mercante che cerca pietre preziose; e che, trovatane una di gran valore, va, vende quanto possiede e la compra». Il religioso ha scoperto il gran tesoro del cielo; e tutto , per possederlo.

          10) Centuplum accipietis. È stato di vita il più elevato ed onorato da chi è retto. È sorgente di ineffabili consolazioni. Compie una preziosissima azione nella Chiesa e nell'umanità. Stabilisce l'animo in Dio: in una pace, preludio del cielo. Libera da innumerevoli angustie e pene nella vita presente. Moltiplica i meriti, offrendo speciali aiuti ed occasioni per la santificazione dell'anima.

          Perciò: si è meno tentati, si cade più raramente, si risorge più presto, si muore più serenamente, si ottiene una gloria maggiore in cielo.

          La vita religiosa è la vita che Gesù scelse per sé; che Maria e Giuseppe praticarono perfettamente; che gli Apostoli ed innumerevoli anime abbracciarono; che diede alla Chiesa tanti eroici difensori della fede, uomini di scienza ed arte, benefattori in ogni settore sociale.

          11) Vitam aeternam possidebitis. Non vi è segno e caparra così sicura dell'eterna salvezza uguale ad una vita religiosa osservata. Non solo il religioso si tiene lontano dal peccato e perciò dall'inferno, perché pratica i comandamenti; ma ancora evita il peccato veniale e vive in una continua abnegazione, perciò schiva il purgatorio e si arricchisce di meriti. Sarà tanto più vicino a Dio in cielo, quanto più gli è stato vicino e fedele sopra la terra. Perciò stesso che è religioso, appartiene ad uno stato più elevato, in cui sempre guadagna doppio merito; in ogni azione vi è anche sempre l'esercizio della virtù della religione.

          12) Il giovane ricco non corrispose alla sua vocazione per avarizia ed attaccamento al suo patrimonio. Gesù commentando l'atto del giovane che si ritirò rattristato, disse: «Quanto è difficile che un ricco si salvi!». Ora, qualsiasi passione assecondata può condurre l'anima all'eterna rovina; specialmente la passione principale. Così è della pigrizia, dell'orgoglio, dell'invidia, ecc. Lottare sempre per vincere «O vincitori, o vinti».

 




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