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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
All'ignoranza si rimedia con l'istruzione. Che l'ignoranza religiosa sia oggi il più gran male è constatato in molti documenti degli ultimi Pontefici (Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII).
Cresca la cultura e l'istruzione civile!
Il lavoro intellettuale è il più nobile, il più faticoso, il più meritorio quando fatto rettamente, il più utile.
Ma cresca di pari passo l'istruzione religiosa, la cultura: questa apporta beni per il presente e specialmente per l'eternità.
Accanto alle scuole sempre meglio organizzate, occorre che sia organizzato il catechismo.
Nell'interno della vita paolina questo studio abbia tempo abbondante, maestri distinti, metodo efficace, controllo di recitazione ed esame di licenza. Si ha da tenerne conto, insieme alla pietà e virtù, come della prima esigenza per la vocazione. Come si diverrebbe maestri ed apostoli, se prima non si è stati buoni discepoli ed amanti dello studio delle materie sacre? L'apostolo deve tanto possedere ed amare la scienza sacra da sentire il bisogno di comunicarla.
All'irriflessione opporre la custodia della mente: Il seme caduto sopra la strada non germoglia. Occorre che sia messo profondamente nel terreno. «Maria conservabat omnia verba haec conferens in corde suo»; meditava. Udire cose buone e non meditarle, non applicarle alla vita pratica per eseguirle, equivale a chi si ciba ma non digerisce; significa essere «auditores verbi et non factores»; si moltiplicherebbero le responsabilità.
I riflessi e le applicazioni con i propositi dopo la predica importano di più che la predica stessa. Esigono fatica, ma assicurano il frutto.
L'accidia mentale, l'inazione, la mancanza di qualsiasi interesse
intellettuale espongono
la mente al pericolo di rimanere vittima di qualunque pensiero che passi in essa.
All'accidia della mente si oppone una continua e salutare attività. La mente lavora sempre; è disposta a nutrirsi di qualunque cibo. Se la si occupa in cose buone non avrà tempo per il male. Certo vi è da appoggiarci alla grazia; ma non dobbiamo tentare Dio; sempre usare buon senso e prudenza. Una mente che s’interessa di varie cose e si nutre di cibo sano, non accetterà il veleno.
Alla durezza di testa si oppone la docilità. Se l'anima si mette nella buona disposizione: «parlate, o Signore, il vostro servo vi ascolta», porta una condizione necessaria. I farisei non la possedevano; perciò non si arresero neppure all'evidenza. Tommaso non volle credere agli altri Apostoli che protestavano di aver veduto il Signore; e tutti gli Apostoli meritarono che Gesù «exprobravit incredulitatem eorum» perché, pur avendolo più volte veduto, non avevano creduto alla sua resurrezione.
All'errore si oppone la verità. Lo spirito di bugia e di falsità è proprio del demonio, che ingannò sin dal principio. Cercò di ingannare anche Gesù Cristo. Nell'anima imbevuta di errori la verità entrerà difficilmente. Quanto è difficile la conversione dei maomettani, degli ebrei, dei buddisti! Errori che si sono insediati in quelle anime da secoli impediscono la penetrazione dei raggi evangelici.
Quando si sono formate convinzioni erronee di qualsiasi genere, non si presta orecchio alla verità, e l'animo si mette come in una posizione di difesa, se richiamato.
Si dice che occorre conoscere l'errore ed il male... Si risponde: a determinate condizioni, però, e cioè: che vi sia una necessità, che prima già la mente sia bene illuminata e fortificata nella verità, che intervenga il consiglio ed il legittimo permesso, che prima umilmente si preghi. Neanche per salvare altri possiamo mettere in serio pericolo l'anima nostra.
Al pregiudizio si oppone la rettitudine. Se vi fosse un interesse contrario, esempio perdere il posto, o una passione dominante, o l'orgoglio... la parola di Dio non arriverebbe a maturità. Il consenso sarebbe passeggero, come è soffocato il seme nato in terreno coperto di spine. A chi è retto di cuore è facile predicare, facile far correzioni, facile dare consigli, facile la perseveranza.
Alla perversione della mente si oppone una
buona logica. I sofismi, i
particolarismi, i
falsi sistemi abbondano oggi più che mai; spesso l'errore è sottile, presentato con forme persuasive. Il principio si è questo: «Magister vester unus est, Christus». Ogni teoria che non collima con Cristo e con la Chiesa ci fa dubitare. Il dubbio si purifica con buoni maestri di fede, con lo studio della logica, con la preghiera. Quando si è retti la grazia divina soccorre alla nostra insufficienza.
È necessario che le due correnti, mente e cuore, si accompagnino: il che si ottiene col sottomettere il cuore alla ragione per mezzo di una costante guida. Conoscere la verità ma incitare il cuore ad amarla. Il vero cattolico non si contenta di un godimento ignorante della sua fede, ma la studia, la penetra e ne diviene nel suo ambiente un apostolo.