Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Opera illuminativa e di incoraggiamento
Più numerosi degli avversari e dei critici, sono gli ignoranti e gl’indifferenti.
Naturalmente, non basta la pura scienza spirituale per farsi santi. È infatti possibile trovare delle anime elevate ai più alti gradi della perfezione, che non hanno mai letto il più elementare trattato di ascetica, come si possono dare, assolutamente parlando, delle anime perverse che pure posseggono una scienza ascetica e mistica eminente. La storia ce ne dà un esempio in un Michele Molinos 2 e in una Madama de Guyon.3
Si tratta di eccezioni, poiché l’esperienza insegna che, in via ordinaria, tante anime non si slanciano nella via della perfezione perché non la conoscono o perché ne sono trattenute da falsi pregiudizi.
Anime che, poggiandosi sopra la verità che afferma essere sufficiente morire in stato di grazia per salvarsi, non si preoccupano di altro che di evitare il peccato mortale.
Anime – e sono la maggioranza – che rifuggono da qualsiasi generoso tentativo di perfezione, perché lo considerano come un privilegio di pochi.
Anime, anche religiose e sacerdotali, che, pur convinte della nobiltà della vita interiore, non si sentono il coraggio di abbracciarla perché la considerano come un giogo che toglie loro la libertà e la felicità.
Anime, infine, che dopo essersi slanciate per la via della santità con eroico entusiasmo, si
sono poi ritratte, mormorando deluse e sconfitte: Impossibile! Bisogna andar contro corrente... Si rimane abbandonati da Dio e dagli uomini... Si è sempre da capo...
In questi e simili casi si tratta di illuminare e incoraggiare le anime con argomenti validi e convincenti, suggeriti dalle circostanze, da un’ampia esperienza e competenza.
Basandosi sull’autorità e sulla ragione illuminata dalla fede, si dimostra che nello stato di natura decaduta non si può restare a lungo in grazia e ottenere la perseveranza finale senza sforzarsi di progredire nella vita spirituale e di praticare in un certo grado, almeno, alcuni dei Consigli evangelici. La pratica della vita interiore impone sacrifici che diventano a poco a poco piacevoli: «Il mio giogo è soave e leggero il mio carico»,4 ha detto il divin Maestro. E questo sacro giogo rende liberi dalle preoccupazioni mondane, allontana in molti casi i dolori più gravi della vita (le angosce del dubbio, i rimorsi, le desolazioni...), addolcisce e avvalora i dolori affatto indipendenti dalla fede e dalla coscienza di ognuno.
Si dimostra soprattutto «ch’essa permette, anzi intensifica elevandole, tutte le gioie lecite (come la contemplazione della natura, il gaudio delle scienze, le dolcezze profonde ed estasianti dell’arte,
l’assaporamento dei doni e dei frutti svariatissimi della terra, le gioie familiari, i diletti che provengono dai sani divertimenti, ecc.); che dà di suo tutto un tesoro di gioie purissime e ineffabili, frutto del servizio e del possesso di Dio».5