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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
È profondamente diversa la vocazione dalla tendenza ad una professione civile o ad un mestiere. La vocazione investe tutto l’essere umano e cristiano. Mente, volontà, cuore, corpo vi sono impegnati.
L’essere umano: l’intelligenza, il carattere, le tendenze, la salute, la mentalità, il fisico, la sentimentalità, le abitudini, la purezza, ecc.
L’essere soprannaturale: la fede, la speranza, la carità, le virtù cardinali, le virtù morali, le abitudini pie e virtuose, le aspirazioni, la pietà, l’istruzione religiosa, la generosità, l’amore alle anime, ecc.
Dio ha la prima parte; il suo volere nel chiamare ogni uomo al cielo per una strada determinata e speciale, per la speciale parte che ornerà la domus non manufacta.
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Interviene nella vocazione l’Augusta Trinità, che preparando le multae mansiones in cielo vuole pure le corrispondenti multae mansiones sulla terra. Dio è mirabile nei suoi santi. Chi è chiamato a stare più vicino a Lui in cielo è pure chiamato a stare più vicino a Lui sulla terra: e chi deve in cielo rifulgere dell’aureola dell’Apostolo, o del Martire, o del Dottore, o del Vergine, ha sulla terra la vocazione all’apostolato, od al martirio, od al dottorato od alla verginità. Leggere bene il capo IX dell’Epistola di S. Paolo ai Romani: «Il vaso di argilla chiederà forse a chi l’ha formato: perché mi hai fatto così? Il vasaio non è forse padrone dell’argilla e non ha diritto di formare della stessa massa un vaso di onore ed un altro per usi vili?».
Il Padre celeste crea l’anima chiamata a consacrarsi a Lui con speciali qualità e questa nasce con particolari qualità di mente cuore volontà. Lo Spirito Santo nel Battesimo dà più abbondanza di grazia per cui quell’anima avrà più fede, più speranza, più carità. Gesù Cristo fondando la Chiesa ha preveduto e disposto che essa fosse un corpo perfettamente organizzato: profeti, dottori, sacerdoti, apostoli, vergini, vescovi, religiosi, fedeli.
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A noi spetta assecondare il volere di Dio, cioè: prima scoprire dai segni «ex fructibus eorum cognoscetis eos» la vocazione; poi aiutare con tutti i mezzi naturali e soprannaturali chi è chiamato a corrispondere fino alla completa formazione.
Per ottenere una più alta percentuale di riuscite nella formazione, occorrono due cose: che l’Istituto conosca l’aspirante e che l’aspirante conosca l’Istituto. E questo prima dell’accettazione di chi vi aspira. La professione è anche una specie di contratto tra l’aspirante e la congregazione: «Io piaccio a Te, tu piaci a me», vicendevolmente; il contratto «è l’accordo tra due parti per fini determinati».
Il giovane, la giovane siano ben conosciuti; e conoscano per quanto è possibile l’Istituto. La percentuale di riuscite sarà in proporzione.
Procurate dunque queste due rispettive conoscenze prima della domanda e risposta di accettazione nella misura possibile, con tutti i mezzi a disposizione. Queste rispettive conoscenze si perfezionano nell’aspirandato, postulato e noviziato.
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