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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
Secondo principio: il Cristo Verità.
«Se è triste e
pericoloso abbandonare la retta via, altrettanto lo è abbandonare la verità.
Ora la prima, assoluta ed essenziale Verità è Cristo, Verbo di Dio,
consustanziale e coeterno al Padre, una stessa cosa col Padre. «Io sono la via
e la verità».
Dunque, se si cerca il vero, obbedisca innanzitutto la ragione umana a Gesù Cristo, e si appoggi sicura al suo magistero, poiché la voce di Cristo è la voce stessa della verità.
Innumerevoli sono le materie in cui l'ingegno umano può liberamente spaziare investigando e speculando come in fertilissimo campo, e campo proprio, e questo è non solo consentito, ma espressamente voluto dalla natura. Per cui è nefasto e contro natura non voler contenere la mente dentro i suoi limiti, e abbandonata la necessaria moderazione, disprezzare l'autorità di Cristo che insegna. Quella dottrina dalla quale dipende la salvezza di tutti noi, riguarda quasi tutta Dio e le cose assolutamente divine: e non è prodotto di umana sapienza, ché il Figlio di Dio l'apprese e la ricevette tutta dal suo stesso Padre. «Le parole che hai dato a me le ho date a loro» (Gv. 17, 8).
E questo necessariamente comprende molte cose, che non ripugnano alla religione – il che non può ammettersi in alcun modo – ma di cui non possiamo raggiungere la profondità col nostro pensiero, come non possiamo comprendere Iddio come è in sé. Ma se vi sono tante cose oscure e dalla natura stessa nascoste, così che la perspicacia umana non le possa spiegare, delle quali tuttavia nessuno ragionevolmente dubita, certo è uno strano abuso di libertà negare l'esistenza di altre cose infinitamente superiori alla natura, solo perché non è possibile percepirne l'intima essenza. Rifiutare i dogmi equivale a rigettare completamente tutta la religione cristiana.
È necessario piegare la mente con umiltà e senza riserva «in ossequio a Cristo» fino al punto che essa sia come prigioniera del suo divino impero: «Assoggettiamo ogni intelletto alla obbedienza di Cristo» (II Cor. 10, 5). Tale è l'ossequio che Cristo esige, e lo esige con pieno diritto: egli è Dio e perciò ha somma potestà sulla volontà dell'uomo come sulla sua intelligenza.
In tal modo egli raggiunge il bene naturale dell'intelletto e insieme la libertà. Infatti la verità che procede dal magistero di Cristo pone apertamente in luce l'essenza e il valore di ogni cosa per cui l'uomo imbevuto di questa conoscenza, se darà ascolto alla verità conosciuta, non dovrà soggiacere alle cose, ma le cose a lui saranno soggette, né la sua ragione soggiacerà alla passione, bensì questa alla ragione, e liberato dalla più grande schiavitù dell'errore e del peccato, sarà redento nella più preziosa libertà: – Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi – (Giov. 8, 32).