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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
XIX CENTENARIO DELLA LETTERA
DI SAN PAOLO AI ROMANI (58-1958)
L'apostolato-edizioni di S. Paolo Apostolo ha la sua massima espressione nella sua lettera ai Romani.
In Casa Madre per ricordare il grande avvenimento si volle scegliere una delle quattro grandi vetrate (14 mq.) in cui è rappresentata la città di dove detta lettera è partita (Corinto), e la città cui fu portata (Roma). La vetrata eseguita da una celebre Casa tedesca è di ottimo effetto religioso ed artistico. Il pensiero primitivo era: che, collocata sopra la gloria, fosse continuamente sotto gli occhi dei Nostri, ad edificazione ed ispirazione. Quello è il suo posto.
L'«Osservatore Romano» (22-1-1958), dando il resoconto della solenne celebrazione di questo centenario nell'Istituto Biblico a Roma dice:
«La lettera ai Romani di San Paolo è uno dei pochi, forse l'unico scritto biblico di qualche estensione, riguardo al quale la quasi totalità degli esegeti, concorda nell'attribuirgli una ben precisa data di composizione». Ed è nell'anno 58, poco prima della Pasqua.
Ed aggiunge: che questa celebrazione è di grande utilità particolarmente per chiarire la dottrina cattolica di fronte ai protestanti: nell'intento di ottenere un loro ravvicinamento alla Chiesa Cattolica.
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Le ragioni della celebrazione centenaria sono specialmente: riconoscenza al Divino Maestro ispiratore del suo più fedele e profondo interprete nello scrivere la meravigliosa lettera;
la considerazione dei grandi insegnamenti dogmatici, morali e liturgici in essa contenuti;
l'attaccamento che San Paolo mostra a Roma, come centro del cristianesimo e sede del Vicario di Gesù Cristo, «fides vestra annuntiatur in universo mundo»;
la mirabile profondità, congiunta alla luce divina, nell'applicare ai bisogni d'ogni tempo e luogo il Vangelo di Gesù Cristo;
il modello, per contenuto e forma, di ogni sacerdote-scrittore-paolino;
l'universalità di San Paolo, dominatore della storia e delle osservanze, organizzatore delle Chiese, l'Apostolo di tutte le genti, il vindice della vera libertà nell'ossequio a Gesù Cristo, Maestro Divino.
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Nella Bibbia commentata da P. Tintori, vi è questa introduzione alla lettera ai Romani:
«Nel 58, quando San Paolo scrisse la lettera ai Romani, la Chiesa di Roma appare bene organizzata, e già i cristiani venuti dal paganesimo sorpassavano quelli venuti dal Giudaismo; era tanto numerosa che nel 64 diede una «moltitudine grandissima» di martiri, e era anche molto istruita nella dottrina cristiana, e famosa in tutto il mondo per le sue virtù.
San Paolo aveva desiderato molte volte di visitarla, ma non aveva ancora potuto.
Al termine del suo terzo viaggio missionario, San Paolo, dopo aver evangelizzato l'Oriente, disegnava di conquistare a Cristo l'occidente; così l'occasione tanto desiderata di visitare la Chiesa di Roma si presentava a lui. Scrive per questo ai Romani, annunziando che dopo essere stato a Gerusalemme a portar le collette, nel viaggio che farà in Spagna, si fermerà a Roma. Ecco la causa occasionale della lettera. Ma la lettera ai Romani, più che una lettera, è un trattato, ed ha altri fini molto superiori ad un semplice annunzio di visita.
L'importanza di Roma per la conversione dei Gentili, dei quali Paolo era l'Apostolo, la necessità che il centro d'irradiazione del Cristianesimo fosse bene istruito nella fede, fu il motivo principale.
Nella sua lettera San Paolo giustifica il suo apostolato fra i Gentili, e insiste sui principali punti della sua predicazione, specialmente sulla tesi principale e più combattuta dai Giudaizzanti, ma d'importanza capitale per l'avvenire del Cristianesimo, che cioè: la grazia della giustificazione è meritata da Cristo per tutti gli uomini, tanto Giudei che Pagani senza esser fondata su meriti precedenti; non dipende la giustificazione dall'osservanza della legge mosaica, ma dalla fede in Cristo, resa viva dalle buone opere.
La lettera fu scritta a Corinto in casa di Gaio, nell'anno 58; fu portata, dalla vedova Febe, diaconessa di Cencre, e precedette di tre anni San Paolo, che arrivò a Roma incatenato, dopo la prigionia di Gerusalemme, dopo la prigionia di due anni a Cesarea e il naufragio di Malta (Atti).
Nessuno, nemmeno tra i nemici della Chiesa, ha mai dubitato dell'autenticità di questa lettera; anzi tutti la stimano la più bella lettera dell'Apostolo; e dai cattolici ha il primo posto nelle lettere di San Paolo.
La lettera ai Romani è stata sempre lo spavento degli interpreti, per i grandi problemi che affaccia (peccato originale, concupiscenza, giustificazione, predestinazione) e molti eretici, come già notava San Pietro ai suoi tempi (2 Pietr. 3, 16), l'hanno stravolta a provare i loro errori: negazione della libertà umana e vanità delle opere buone per la salute eterna: mentre San Paolo dice tutto il rovescio in questa lettera, tanto meditata e preparata; che può dirsi il suo Vangelo».