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Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
Capo XIII
Il termine «Padri» non è qui inteso nel senso che gli si dava nei primi tempi della Chiesa, quando erano così denominati tutti i Vescovi; né in quello che gli si diede più tardi quando lo si estese a tutti quei cristiani che, per aver spiegato, difeso, chiarito e svolto il pensiero teologico, erano considerati Padri nel senso spirituale.
È invece inteso secondo l’attuale concezione teologica, che riserva il titolo di Padri della Chiesa a quegli scrittori cattolici che hanno le quattro seguenti qualità: ortodossia dottrinale, santità di vita, approvazione della Chiesa, antichità.
Rispetto alla lingua usata nei loro scritti, i Padri sono classificati in orientali e occidentali; invece rispetto al momento dello sviluppo del pensiero cristiano che rappresentano, si dividono in apostolici, controversisti e sistematici.
Ad essi si uniscono necessariamente i Dottori, ossia quei Padri, teologi e maestri di spirito che, per la loro eminente importanza e autorità, furono decorati dalla Chiesa di questo titolo onorifico.
Circa queste insigni figure di scrittori e pensatori e delle opere loro, l’apostolo non deve condividere l’idea di quei critici che dicono essere ormai morta la memoria dei Padri e delle loro opere, né accettare quella che afferma trattarsi di cose riservate agli studiosi. Al contrario, egli deve essere convinto che i Santi Padri, considerati nel momento storico-letterario della patrologia, interessano tutti, perché sono i testimoni e i cultori della sacra Tradizione.