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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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IDEA GENERALE

 

          L'attività di Gesù Cristo nelle anime in grazia di Dio, come sue membra, per San Paolo costituisce l'argomento e il filo conduttore di tutto il suo insegnamento: ed è il mistero di Gesù Cristo. Fu la sua costante preoccupazione (Col. 4, 3); questo «sacramento nascosto» (Ef. 3, 9), nel quale abita corporalmente la pienezza della divinità (Col. 2, 9); nel quale il cristiano troverà tutte le cose (ivi, 10) e sarà pieno della pienezza di Dio (Ef. 3, 19).

          San Paolo più chiaramente scrive ai Galati: «... O figli miei, per i quali io continuo a soffrire i dolori della maternità, finché non sia formato in voi il Cristo» (Gal. 4, 19).

*

          Vi è nella Messa una preghiera che riassume tutta la vita alla glorificazione di Dio e alla nostra santificazione in Gesù Cristo: è breve, chiara, completa. Prima del Pater il Sacerdote, tenendo tra le dita l'ostia consacrata, fa con essa tre segni di croce sul calice, poi due segni di croce fuori del calice, dicendo: «Per Ipsum, et cum Ipso, et in Ipso, est tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria». È così tracciata la via unica, necessaria e sicura: La realizzazione pratica della vita cristiana in ordine a Dio, alla nostra santità e alla glorificazione della Santissima Trinità.

 


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          «Per Ipsum...». Seguire Gesù Cristo nei suoi esempi e nella sua vita; e, per mezzo di Gesù Cristo, offrire al Padre le preghiere e le opere buone che si compiono: «per Dominum nostrum Iesum Christum Filium tuum».

          Dice Gesù Cristo: «Nessuno arriva al Padre senza di Me»; ed ancora: «solo il Figlio conosce il Padre e Colui al quale lo voglia rivelare».

          Tutto per mezzo di Gesù Cristo ed attraverso Gesù Cristo, che è la Via per la quale ci avviciniamo a Dio. Incorporare a Gesù Cristo le nostre opere: così piacciono ed hanno valore per mezzo di Gesù Cristo ed arrivano gradite al Padre. Il perché? Il Padre ama infinitamente e soltanto il Figlio, in cui si compiace, e coloro che amano il suo Figlio. Lo afferma Gesù Cristo medesimo, parlando agli Apostoli: «Il Padre ama voi, perché voi avete amato me, ed avete creduto che io venni da Lui».

          Gesù Cristo è la Via, non ve n'è altra: è costituita dai suoi esempi, dalla sua dottrina, dalla sua santissima vita.

          «... Cum Ipso...». Fare le nostre azioni nel modo e nelle intenzioni di Gesù che «omnia bene fecit».

          Unione totale a Gesù Cristo: Egli è il capo, noi le membra, e la grazia del capo passa alle membra. Senza Gesù Cristo «nihil»; con Gesù Cristo ricchezze inestimabili; le «investigabiles divitias Christi» (Ef. 3, 8). Il figlio di Dio incarnandosi «si è fatto povero, mentre invece era ricco, perché noi siamo arricchiti della sua povertà»; fino a riempirci della pienezza di Dio: «et estis in illo repleti» (Col. 2, 10). Chi possiede Gesù Cristo possiede una ricchezza immensa, e non è mai povero; e partecipa delle ricchezze di Gesù Cristo a misura che tutto compie con la perfezione e con le intenzioni stesse di Gesù Cristo: preghiera, studio, apostolato, sollievo...

          Quanto è povero l'uomo e quanto è povero lo stesso mondo, quando non possiede Gesù Cristo!

          «... In Ipso...». Identificati e convivificati con Gesù Cristo nel compiere in Lui le nostre azioni significa elevare sino al limite del possibile la loro sublimità e grandezza: «in certo modo le nostre azioni si identificano con le azioni di Gesù Cristo».

          Per effetto della sua incorporazione in Gesù Cristo il cristiano diventa parte del Cristo. Il Cristo totale, del quale parla S. Agostino, significa Cristo più noi. Il paragone è di Gesù Cristo medesimo: Gesù Cristo è la vite, il cristiano il tralcio; e circola nell'uno e nell'altro la medesima linfa, ed insieme portano il frutto.

          Significato del Corpo Mistico: il cristiano «alter Christus» forma con Lui il Cristo totale. «Christus facti sumus» dice S. Agostino. «Non dobbiamo diventare un Cristo diverso da Lui; per destinazione siamo il Cristo, il solo Cristo che esista.

          Dobbiamo diventare Lui».

          Spiegazione: le nostre sofferenze completano


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quelle che mancano alla passione di Gesù Cristo (Col. 1, 24); Egli è Colui che combatte in noi (Col. 1, 29), è Colui che trionfa; se perseguitati, è Lui che viene perseguitato (At. 9, 5); un piccolo servizio reso al prossimo è accettato e ricompensato come fatto a Lui (Mt. 10, 22); l'ultimo desiderio suo è che siamo una cosa sola con Lui (Gv. 17, 21); in modo sempre più perfetto sino ad essere «consumati nell'unità» nel seno del Padre (Gv. 17, 23).

          Egli ci ha fatto sue membra; ci ha convertiti in qualche cosa di Suo; siamo realmente Suo corpo: «Christi sumus». Meglio ancora: «Christus sumus»; non solo di Cristo, ma Cristo. «Concorporans nos sibi, faciens nos membra sua ut in illo et nos Christus essemus... quia quodammodo totus Christus, caput et corpus est» (S. Agostino).

          Significa operare in Cristo. Può giovare la frase di Sr. Elisabetta della Trinità: «Io sono un prolungamento della umanità di Cristo, in cui Gesù Cristo rinnova tutto il Suo mistero».

          Non è un'aspirazione illusoria. Nel compiere le nostre azioni in Cristo, identifichiamo le nostre con le Sue. Esse devono perfezionarsi fino alla vetta della santità, tanto da far esclamare a San Paolo «Mihi vivere Christus est»: la mia vita (Fil. 1, 21).

          «.. Est...» Significa un fatto presente nella sua infinita realtà: il Cristo nello stato di immolazione sull'altare offre Se stesso ed insieme il Suo Corpo Mistico, la Chiesa, a onore e gloria del Padre, il quale accetta l'offerta di valore infinito.

          Il medesimo fatto avviene per il cristiano quando compie opere buone per Cristo, con Cristo, in Cristo. La più piccola azione così compiuta acquista un valore in certo modo infinito e glorifica immensamente Dio.

          Solo così è possibile percorrere la via maestra che porta alla santità: senza tentennamenti e deviazioni e incertezze nel cammino.

          «... Tibi Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti...». Tutto il pensiero dominante del Cristo è la glorificazione della Santissima Trinità. La gloria appartiene tutta alla Santissima Trinità e sale a Dio per Cristo, con Cristo ed in Cristo. «A Lui sia gloria ora e in eterno» (II Pt. 3, 18).

          Tutti gli esseri sono creati da Dio. San Paolo dice: «Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio». Altrove completa il suo pensiero:  «È necessario che il Cristo regni, finché non abbia posto sotto i suoi piedi tutti i suoi nemici... Quando poi tutte le cose saranno sottoposte a Lui, allora anche Lui, il Figlio, si sottometterà a Colui che tutto gli ha sottomesso, affinché Dio sia tutto in tutti (I Cor. 15, 25-28).

          Così Dio è il principio e il fine ultimo, assoluto, alfa e omega della creazione del mondo, della redenzione e glorificazione del genere umano, e di tutto quello che da Lui procede.

 


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          Il cristiano, incorporato in Cristo, Via, Verità e Vita, arriva alla sua santità e sarà felice, cantando il «Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto».

          Si legge nell'Apocalisse (5, 13): «E tutte le creature che sono in cielo e sopra la terra e sotto la terra e sul mare, quante ve ne sono, le sentii tutte che dicevano: “A Dio, che è assiso sul trono, e all'Agnello sia lode, onore, gloria e potenza nei secoli dei secoli”».

 




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