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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
LA GLORIA DI DIO FINE NOSTRO ULTIMO
In Dio vi è una gloria duplice: intrinseca, che sgorga dalla sua vita intima; ed una estrinseca, che procede dalle creature. La gloria intrinseca è nel seno della Santissima Trinità: «il Padre, per via di generazione intellettuale, concepisce di Sé un'idea perfettissima: è il Suo Verbo nel quale si riflettono la Sua vita, la Sua bellezza, tutte le Sue infinite perfezioni. Dalla mutua contemplazione tra il Padre e il Figlio si stabilisce una corrente di indicibile amore, per via di processione: è lo Spirito Santo. Tale conoscenza e tale amore, tale lode eterna ed incessante che Dio prodiga a Se stesso, nel mistero incomparabile della Sua vita, costituisce la gloria intrinseca di Dio: gloria infinita e perfetta, cui nulla può essere aggiunto dalle creature».
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Dio è il Sommo Bene, è l'Amore. L'amore è comunicativo.
Dio volle comunicare qualcosa delle Sue perfezioni alle creature per la Sua gloria estrinseca.
La ragione ultima della creazione è la glorificazione di Dio da parte delle creature. Questo è il fine della creazione.
Dio non ha operato per indigenza, come per avere qualche cosa che ancora non possiede; ma unicamente per bontà, per partecipare la propria felicità a degli esseri che volle creare.
Dio dispose in tal modo le cose che le creature troveranno la loro felicità eterna nel lodare e glorificare Dio. S. Pietro così si esprime nella sua prima lettera (4, 14): «Rallegratevi per la parte che voi venite a prendere alle sofferenze di Cristo, affinché, quando apparirà la sua gloria, anche voi possiate esultare e gioire». E S. Paolo nella lettera a Tito (2, 11): «Perché la grazia di Dio si è manifestata col portare la salvezza a tutti gli uomini».
Dio vuole per sé la
gloria. Dice il Signore: «Io sono il Signore, questo è il mio Nome; e la mia
gloria non la darò ad altri, né il mio vanto agli idoli» (Is. 42, 8). «Per
rispetto a me stesso lo farò, e perché lascierei oltraggiare il mio Nome?
l'onore a me dovuto non cederò ad altri» (Is. 48, 11). «Io sono l'alfa e
l'omega, – dice il Signore Iddio; –
Colui che è, che era, Colui che viene, l'Onnipotente (Ap. 1, 8).
San Paolo ci esorta a nulla fare che non sia ordinato alla gloria di Dio: «Sia dunque che mangiate, sia che beviate, o che qualunque cosa facciate, tutto fate a gloria di Dio» (I Cor. 10, 31). E altrove: «Dio ci predestinò all'adozione filiale in Lui, mediante Gesù Cristo, conforme al beneplacito nella sua volontà, in lode di gloria della sua grazia» (Ef. 1, 4-5).
Tutto è subordinato alla gloria di Dio; l'anima deve procurare la sua salvezza e santificazione in quanto con essa glorificherà maggiormente Dio. La propria salvezza e santificazione non può mai convertirsi in ultimo fine. Occorre desiderarla e lavorare incessantemente per raggiungerla; però perché Dio lo vuole, giacché Dio ha inteso glorificarsi rendendoci felici; la nostra felicità risiede nell'eterna lode della gloria della Santissima Trinità.
A tale fine deve mirare l'anima indirizzandovi tutti i suoi sforzi e i suoi desideri: la gloria di Dio. Nulla può prevalere. Lo stesso desiderio della salvezza e della santificazione deve passare in secondo ordine.
Si diceva di S. Alfonso: «Non aveva nella mente che la gloria di Dio». Il motto di Sant’Ignazio: «Per la maggior gloria di Dio». Così sono giunti i santi quando han toccato l'apice della perfezione; e S. Paolo ci lasciò la consegna più importante della vita cristiana: «Omnia in gloriam Dei facite» (I Cor. 10, 31).