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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
In ogni sacramento interviene il Signore con la sua grazia e col suo potere. Nella Comunione si riceve Gesù Cristo in Corpo, Sangue, Anima e Divinità.
È il Cibo del Nuovo Testamento, raffigurato nella manna del Vecchio Testamento. Nel Nuovo Testamento abbiamo l'eredità dell'amore, anzi dell'eccesso di amore di Gesù Cristo per noi: «Cum dilexisset suos... in finem dilexit eos» (Gv 13, 1); diede Se stesso in cibo all'uomo: «manducat Dominum pauper, servus et humilis».
La nostra crescita in Gesù Cristo viene
particolarmente operata con la Comunione. «Io sono la Vite, voi siete i tralci».
La vite,
mediante la linfa, produce i rami, i fiori, le foglie, l'uva. Questa è la linfa spirituale che da Gesù nella Comunione passa all'anima nostra: «Chi rimane in me ed io in lui, porta molto frutto»: frutto di santità e di vita eterna.
Il corpo ha il suo pane quotidiano; l'anima ha il suo alimento, l'Eucaristia: «Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo».
Gesù Cristo stesso, preannunziando, dichiarò i frutti della nuova alimentazione. A molti dei presenti parve cosa incredibile. Ricordare parte almeno del Vangelo di san Giovanni: capo 6, 32-35; 6, 48-59: «Gesù rispose dunque loro: In verità, in verità vi dico: non Mosè vi diede il pane del cielo; ma il Padre mio vi dà il vero pane del cielo, poiché il pane di Dio è quello che discende dal cielo e dà la vita al mondo. Gli dissero allora: Signore, dacci sempre di questo pane. Gesù dichiarò loro: Io sono il pane di vita: chi viene a me, non avrà più fame; e chi crede in me, non avrà più sete. Io sono il pane della vita. I padri vostri mangiarono nel deserto la manna e morirono. Questo è il Pane disceso dal cielo, afinché chi ne mangia non muoia. Sono io il Pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; e il pane che io darò è la mia Carne per la vita del mondo. Discutevano perciò fra loro i giudei, dicendo: Come può mai costui darci a mangiare la sua carne? Ma Gesù disse loro: In verità, in verità vi dico: se non mangerete la carne del Figlio dell'uomo e non berrete il suo Sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna, ed io lo risusciterò nell'ultirno giorno. Perché la mia Carne è veramente cibo e il mio Sangue è veramente bevanda. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me, ed io in lui».
Disse Pio XII: «In ciascuno dei figli della Chiesa dev'essere formato Cristo (ai Galati 4, 19); ed ognuno deve tendere a crescere per giungere «alla maturità di uomo fatto, alla misura di età della pienezza di Cristo».
I Padri del Concilio di Trento: «Si ammonisce...
si esorta, si prega e si scongiura, per la sviscerata misericordia del nostro
Dio (Lc. 1,78),
che tutti e singoli che si gloriano del nome di cristiani si radunino in un cuor solo...». Più avanti: «Dal vigore (del Pane eucaristico) rafforzati, tutti possano giungere dal cammino di questo misero pellegrinaggio terreno alla patria celeste, e quel medesimo Pane degli Angeli di cui ora si cibano sotto i veli sacri, sarà loro Cibo completamente svelato».
Il catechismo del Concilio di Trento paragona l'Eucaristia alla fonte e gli altri Sacramenti ai ruscelli, i quali attingono dall'Eucaristia il loro potere santificante.
San Francesco di Sales dice: «Il più grande mezzo per avanzare nella vita spirituale è la Eucaristia».
San Tommaso dice che l'Eucaristia è il Sacramento che «conduce a termine la vita spirituale».
In riassunto i frutti della Comunione sono:
1) Incorporazione più intima con Gesù Cristo.
2) Incorporazione al Cristo Mistico.
4) Aumenta la grazia, ripara le perdite, porta vigore, produce diletto eccitando l'amore.
5) Agisce sui peccati veniali.
6) L'Eucaristia reprime e doma la concupiscenza.
San Paolo: «Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è comunione col Sangue di Cristo? Il pane che spezziamo non è comunione col Corpo di Cristo?» (I Cor. 16, 16).
Le disposizioni
Disposizioni per ricevere la Comunione: «Lo Spirito Santo distribuisce le sue grazie alle anime come vuole e secondo la cooperazione e le disposizioni di ciascuna».
Prima condizione: l'anima dev'essere in grazia di Dio.
«La Chiesa – dice Pio XII – ci esorta innanzi
tutto alla meditazione, la quale solleva l'anima alla contemplazione delle cose
celesti, la guida verso Dio e la fa vivere in quell'atmosfera soprannaturale di
pensieri e di affetti, che costituiscono la migliore preparazione e il migliore
ringraziamento. A misura che gli uomini si distolgono dalle vanità di questo
mondo e dall'affetto disordinato delle cose presenti, si rendono
più atti a percepire la luce dei misteri soprannaturali. Lo sforzo ascetico diretto alla purificazione dell'anima stimola le energie dei fedeli e le disposizioni ai frutti dell'Eucaristia.
Seconda condizione: un accurato e prolungato ringraziamento.
San Francesco di Sales scrive: «Per chi lo fa bene, il ringraziamento, un po' per volta diventerà dolcissimo, poiché è la virtù di questo sacramento, che è tutto dolce, tutto zucchero, tutto miele, tutto gioia».
Pio XII nella Mediator Dei dice: «È cosa molto conveniente che il comunicante, dopo aver ricevuto il cibo eucaristico, si raccolga, ed intimamente unito col Divin Maestro, s'intrattenga con Lui, in dolcissimo e salutare colloquio».
Sant'Alfonso voleva un'ora di ringraziamento; si faccia almeno un buon quarto d'ora.
Quanto alla vita spirituale vi sono vari indirizzi che non corrispondono al Vangelo ed agli esempi di Gesù Cristo.
L'americanismo s'ispira quasi esclusivamente all'azione e a una specie di anarchia intellettuale, trascurando in gran parte l'intimo lavoro spirituale, la preghiera, le virtù che vengono chiamate passive, come l'umiltà, l'obbedienza, la direzione spirituale, l'utilità dei voti.
Il quietismo. I suoi principi sono: «Nulla fare, lasciar fare tutto a Dio e abbandonarsi passivamente alla sua azione». «Voler essere attivi e agire significa offendere Dio, perché Lui solo vuole operare in noi». «Bisogna che siamo come un corpo morto». Perciò, sotto il pretesto di esaltare l'azione di Dio, viene addirittura soppressa quella dell'uomo.
Il giansenismo: è giunto a uno stretto rigore: rigidità dei contatti con Dio, padrone severo: «È impossibile purificarsi». «Vita di tristezza e scoraggiamento; con l'abbandono dei sacramenti». Secondo Giansenio, l’uomo è intrinsecamente corrotto, è dominato dalla concupiscenza, trascinato al male, senza potergli resistere. Tutto questo porta fatalmente al lassismo.
Il neo-umanesimo
spirituale del secolo nostro sta infiltrandosi ovunque. Si vorrebbe un
Cristianesimo diluito, o un pericoloso adattamento al mondo e all'ambiente, una coscienza e una morale meno conformata al Vangelo. Giudicare tutto secondo la ragione, il senso; secondo quel che è più comodo e umanamente più vantaggioso. Tutto si deve vedere, sentire, leggere. L'esperienza anche più pericolosa, tutto sperimentare. Vi è uno sdoppiamento di coscienza: una vita pubblica e una vita privata.
Le beatitudini, i consigli evangelici, le parole di Gesù in croce, ecc., sono cose di altri tempi.