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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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VANTAGGI DELLA MEDITAZIONE

 

          Scrisse il P. Crasset: «È la meditazione che ci conduce (col pensiero) in quei sacri deserti ove si trova Dio nella pace, nella quiete, nel silenzio e nel raccoglimento; è la meditazione che ci porta spiritualmente nell'inferno a vedervi il nostro posto; al cimitero a vedervi la nostra dimora; in cielo a vedervi il nostro trono; nella valle di Giosafat a vedervi il nostro Giudice; a Betlemme a vedervi il nostro Salvatore; sul Tabor a vedervi il nostro Amore; sul Calvario a vedervi il nostro Esemplare».

 

          Come opera la meditazione?

          a) Distacca il cuore dal peccato e dalle occasioni e pericoli di peccare: considerando chi è Dio che viene offeso, i danni che causa al peccatore in vita; il pericolo di dannazione e le orribili pene dell'inferno.

          Distacca il cuore dal mondo cattivo, dai piaceri illeciti, dalle false soddisfazioni, dai beni terreni passeggeri, dalle vanità e dalla stima degli uomini.

          La meditazione ci fa conoscere ciò che in noi è male: l'orgoglio, la sensualità, l'avarizia, la pigrizia, le imperfezioni, le cattive abitudini.

          Esaminando noi stessi ci persuadiamo che si pecca per irriflessione: la meditazione è riflessione, perciò vero rimedio. Veniamo a conoscere la fiacchezza della volontà: la meditazione è appunto mezzo efficace a rinvigorire la volontà.

          b) È buon orientamento alla vita. Tutti coloro che abbracciarono od abbracciano la vita di consacrazione a Dio, è per la meditazione: o meditazione in forma metodica, o riflessione che è sostanzialmente meditazione: sopra i novissimi, il Vangelo, la via della santificazione ecc.

          Quando si considerano: il fine della vita, i pericoli del mondo, la sapienza di chi sceglie il perfetto, i santi che vollero assicurarsi la 


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salvezza, hanno meditato e pregato... quanti scelsero il meglio e perseverarono sino alla morte. Una visita al cimitero, una sepoltura, un libro di considerazioni, una frase del Vangelo, ecc., hanno fatto mutare progetti ed orientamento nella vita. Oppure sentirono una volontà nuova, ferma, costante.

          Vocazioni confermate e pienamente corrisposte. Sono ben poche le soddisfazioni terrene in confronto alle ricchezze e gioie spirituali e celesti.

          Generalmente la professione si emette con entusiasmo e convinzione; e per qualche tempo si cammina bene. Ma è da ricordare e temere che satana tenti la rivincita, il «diavolo meridiano». La meditazione con le sue due parti (convinzione e preghiera) conserverà ed anzi accrescerà l’amore alla via scelta.

          c) La meditazione e la vita religiosa. È assolutamente necessaria la meditazione per l'anima che aspira alla santità. Ogni religioso, appunto, ha come primo dovere ed impegno di attendere alla santificazione.

          Per la santificazione, tra i mezzi vi sono i tre voti:

          la povertà: «Beati pauperes spiritu quoniam ipsorum est regnum coelorum» (Matt. V, 3);

          la castità: «Beati mundo corde quoniam ipsi Deum videbunt» (Matt. V, 8);

          l'obbedienza: «Oboedite praepositis vestris et subiacete eis» (Ebr. XIII, 17); «Vir oboediens loquetur victoriam» (Prov. XXI, 28).

          Questi princìpi sono da meditarsi frequentemente, richiamando la preziosità ed i meriti che si accumulano per il cielo.

          I voti sono di aiuto a superare gli ostacoli al perfetto amore di Dio ed al prossimo.

          Le tre concupiscenze sono la sensualità, l'avarizia, la superbia: «Omnia quod est in mundo concupiscentia carnis est, concupiscentia oculorum, superbia vitae».

          La castità libera dall'attaccamento ai piaceri sensuali; la povertà religiosa bene osservata libera dall'attaccamento ai beni materiali, l'obbedienza libera dalla vana gloria e dalla propria volontà.

          Se queste concupiscenze sono dominate e regolate secondo il Vangelo, l'anima diviene libera e spicca il volo verso Dio: amando Dio con l'osservanza dei due comandamenti: «Amerai il Signore con tutta la mente, tutto il cuore, tutte le forze, tutta l'anima». Inoltre: «Amerai il prossimo tuo come te stesso».

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          Ecco allora dei grandi santi: san Francesco d'Assisi, san Benedetto, sant'Ignazio, santa 


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Caterina da Siena, santa Teresa d'Avila, ed innumerevoli altri santi e sante, sull'esempio di Gesù Cristo, che ha redento l'umanità con l'insegnamento, la sua morte e resurrezione.

          Ecco dei grandi amatori del prossimo: san Paolo, san Francesco Saverio, san Tommaso d'Aquino, san Francesco di Sales, san Giovanni Bosco, san Vincenzo de' Paoli, santa Francesca Cabrini, san Benedetto Cottolengo: innumerevoli santi e sante che hanno consumata la loro esistenza per dare la vita spirituale ai pagani o soccorrere i bisogni degli infelici, ignoranti, ammalati, sull'esempio di Gesù Cristo: «dilexit nos et tradidit seipsum pro nobis».

          Quando arrivarono a decisione ed opere così eroiche? e che cosa li sostenne sino all'immolazione? Sempre nelle loro profonde meditazioni: meditazioni fatte di convinzione e preghiera.

 




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