Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

IntraText CT - Lettura del testo
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

- 2c1 -


AVVERTENZE

 

          1) L'esame di coscienza si fa sopra gli atti interni, in primo luogo:

          Sopra i pensieri: la virtù della fede ed il 


- 2c2 -


raccoglimento interno; il pensare soprannaturalmente, il dominio su la fantasia, la memoria l'immaginativa, la lotta ai pensieri contrari alle virtù.

          Sopra i sentimenti: l'amore a Dio, l'amore al prossimo, gli attaccamenti all'onore, ricchezze, piaceri; i sentimenti di egoismo o contrari alla purezza, alla giustizia ed alle virtù in generale.

          Sopra la volontà: docilità al volere di Dio, prontezza nell'obbedienza, fedeltà ai doveri di stato, osservanza della giustizia, le buone e cattive abitudini, le inclinazioni naturali.

          Sopra il carattere: un'importanza grande ha l'esame sul carattere nelle relazioni col prossimo: un buon carattere che sa adattarsi al carattere altrui, è una leva potente per l'apostolato; un cattivo carattere è uno dei più grandi ostacoli al bene.

          Per molte anime vi è più da temere per i peccati di omissione che per quelli di commissione: talenti, tempo, uffici, opere di zelo, pratiche di pietà... omesse, doni sepolti, virtù trascurate... anime abbandonate...

*

          2) Ricercare le cause del male. Le mancanze contro la carità possono derivare dall'orgoglio, dal carattere, ecc., le cadute frequenti dalla tiepidezza. In generale: le occasioni, libertà dei sensi, pigrizia, ecc.

          Ragioni del progresso: tenere il medesimo Direttore spirituale, la maggior pietà, l'uso di meditazioni, ecc.

          3) Esaminare il grado di volontà e lo spirito di orazione. Volontà e grazia unite assieme assicurano il buon risultato del lavoro spirituale: mancando l'una mancherà il progresso: «Non ego autem sed gratia Dei mecum».

          4) Giova fare qualche volta una confessione spirituale, ad imitazione della comunione spirituale. Presso a poco con i medesimi atti: preghiere per leggere bene il libro della nostra coscienza, che è di difficile lettura; ricerca delle vittorie e sconfitte, con lo sguardo alle disposizioni interiori; dolore delle mancanze, accusa innanzi a Gesù Crocifisso; ascoltare le sue ispirazioni e sentire che ci assolve; imporci a fare subito una breve penitenza.

          5) Utilissimo è il rendiconto al Confessore o al Direttore spirituale del lavoro compiuto, settimanalmente od almeno mensilmente.

          6) Nosce teipsum, non quella moltitudine di cose che poco o nulla giovano, se pure non 


- 3c1 -


danneggiano. Quante inutili notizie, od occupazioni che non ci spettano, mentre non conosciamo noi stessi; e meno ci occupiamo di quello che è l'interesse eterno! negozio unico.

 

          Attende tibi. A che serve dar consigli, pronunziare sentenze su l'altrui operato, soddisfare inutili curiosità... se non facciamo ciò che è l’unum necessarium?

          Leggere il libro della propria coscienza, togliendo un po' di tempo a letture inutili, spettacoli e proiezioni non necessarie, è grande saggezza.

          L'ultimo atto di virtù e di pietà che si farà (necessario anche negli estremi momenti della vita per controllare le disposizioni interne di fiducia ed amore) sarà l'esame di coscienza.

*

          Avviene: prima forse si tralascia per leggerezza; poi si praticherà più raramente, infine l'anima si troverà come in una boscaglia, in pieno disordine, priva di orientamenti precisi; con tutte le conseguenze, perché l'anima non richiama più se stessa sulla sua via.

          «Signore, dammi luce perché io mi conosca, come mi farete conoscere al vostro giudizio. Voglio presentarmi a Voi già giudicato ed assolto».

          «Signore, che io conosca Te e conosca me. Conosca Te per amarti; conosca me per disprezzarmi».

          La conoscenza di noi stessi unita alla conoscenza di Dio significa: vuotare un recipiente (che siamo noi) che con il bene ricevuto ha pur tanto di scoria! per riempirlo di ogni bene che è Dio. Allora si farà il pieno, quel pieno di cui parla la Scrittura: «de plenitudine ejus omnes nos accepimus». E, in quanto svuotiamo del male il recipiente, tanto facciamo posto al Bene Infinito, verità, grazia, santità, felicità. Assetati di felicità, verità ed amore noi troviamo tutto in Lui: sorgente di acqua viva che sale a vita eterna.

 




Precedente - Successivo

Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

IntraText® (V89) Copyright 1996-2007 EuloTech SRL