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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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GUIDA ALL'ESAME

 

          Circa l'esame san Francesco di Sales ha scritto: «Bisogna ridurre l'esame alla ricerca delle nostre passioni; l'esame dei peccati è richiesto per la confessione di coloro che non cercano affatto di progredire. Quali affetti legano il nostro cuore? Quali passioni lo dominano e da che cosa è specialmente turbato? Se si vuole, infatti, conoscere lo stato dell'anima, occorre analizzare una per una le sue passioni. Come un suonatore di liuto, facendo vibrare tutte le corde cerca di accordare quelle che non lo sono, tendendole o allentandole, così, se dopo aver fatto vibrare la corda dell'odio


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dell'amore, del desiderio, del timore, della speranza, della tristezza e della gioia dell'anima nostra, ci accorgiamo che queste passioni sono mal accordate per il motivo che vogliamo suonare, cioè la gloria di Dio, possiamo allora accordarle, mediante la sua grazia ed il soccorso del nostro padre spirituale».

          L'importante è che le corde del mio cuore siano accordate per l'aria che vogliamo suonare, cioè il canto: «Gloria a Dio e pace agli uomini». Ora, l'esame ha per fine essenziale di mostrare se queste corde suonano bene quest'aria. Le corde del mio cuore sono le mie disposizioni interne. Queste, dunque, bisogna far vibrare per sapere che suono danno: cantano la gloria di Dio? o cantano il mio amor proprio? Andare alla scoperta del nostro io.

*

          «Noverim Te, Domine, ut amen Te; noverim me, ut despiciam me» (sant'Agostino).

          I santi hanno dato la massima importanza all'esame di coscienza. San Giovanni Crisostomo così giudicava l'esame di coscienza: «Se fatto bene, anche per un solo mese, basterebbe per stabilirci in una perfetta abitudine di virtù». San Basilio nelle sue costituzioni dichiara che [«]per allontanare il male e progredire nella virtù occorre mettere l'esame come una sentinella nell'anima nostra, all'inizio dei pensieri e delle opere». S. Ignazio di Loiola nella direzione dei suoi compagni adoperò per molto tempo soltanto l'esercizio dell'esame di coscienza e il frequente uso dei sacramenti. Nelle costituzioni del suo Ordine l'esame di coscienza ha un'importanza tale che nulla può dispensare da esso. La malattia o le gravi necessità potranno dispensare da orazioni e da altri esercizi, non mai dall'esame.

          L'esame di coscienza è il miglior mezzo per stabilirci nell'umiltà, fondamento negativo di ogni santità. Inoltre è mezzo necessario a portarci alla fede, fondamento positivo del progresso nella vita cristiana, religiosa, apostolica.

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          Il nostro lavoro spirituale ha due parti: purificazione e santificazione. L'esame di coscienza è il grande mezzo per la crescita: ripulire la pianta con l'espiazione ed alimentare la pianta con i sacramenti, le buone azioni, la preghiera.

          La conoscenza di noi stessi è preziosa, anzi necessaria: elimina un pericoloso ottimismo ed insieme un facile scoraggiamento.

          L'esame è utilissimo a stabilire in noi un equilibrio stabile.

          Sinceramente riconoscere i doni di Dio per lodare il Signore; ed utilizzarli per un buon cammino nella santificazione. E sinceramente 


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riconoscere le miserie, insufficienze, colpevolezze, per emendazione.

          È necessario esaminare le abitudini: le buone e le cattive: nascono dalla ripetizione degli atti.

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          Vi sono anime semplici che progrediscono; vi sono anime complicate che si tormentano e trovano difficoltà nel cammino.

          Anime semplici: cercano Dio ed il suo paradiso; passano per l'unica via che è Gesù Cristo; leggono e meditano quanto Gesù ha insegnato con la parola e con l'esempio; considerano Gesù come vita e grazia: «veni ut vitam habeant, et abundantius habeant». Vogliono che la loro vita sia il «vivit vero in me Christus»; mirano alle vette. Sono sempre rivolte con i loro passi alla meta; stanno come un viaggiatore sempre orientato verso la meta: la gloria di Dio; senza deviazioni, senza fermate inutili, senza incertezze su pericoli... camminano come l'orologio che non si arresta come non deve cessare il respiro, il polso, il tempo.

          Anime complicate: cercano libri, direttori spirituali, metodi, confessori, varietà di pratiche; si perdono in molti particolari, propositi continuamente variati; non camminano e non si dànno pace.

          Occorre semplicità: aumentare la fede, sperare sempre più fermamente, in amore crescente verso Dio e verso il prossimo. «Domus Dei credendo fundatur, sperando erigitur, amando perficitur».

          San Paolo (1 Cor. III, 10), dice: «Secondo la grazia di Dio che mi è stata concessa, io, da perito architetto, gettai il fondamento; altri poi vi costruisce sopra; badi però ciascheduno al modo che vi costruisce sopra; perché nessuno può mettere altro fondamento fuori di quello già posto, che è Gesù Cristo».

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          Il primo passo è la ricerca della sede del male e la sede del bene: onde conoscere lo stato attuale dell'anima mia.

 

          1) Il male non risiede soltanto nella parte inferiore dell'anima, in cui essa soffre la tirannia delle passioni che reclamano soddisfazioni disordinate. Senza dubbio qui si trovano molti pericoli che fanno gemere crudelmente e sospirare come S. Paolo (Rom. VII, 18, 24): «So che in me, ossia nella mia carne, non abita il bene; è in me certamente la volontà di fare il bene, ma non trovo la via di compierlo; poiché, non il bene che voglio io faccio, ma il male che non 


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voglio, quello io faccio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io che lo faccio, ma il peccato che abita in me. Io riscontro questa legge in me: quando voglio fare il bene, il male mi è già a lato. Infatti mi diletto nella legge di Dio secondo l'uomo interiore, ma vedo nelle mie membra un'altra legge che si oppone alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Infelice me! chi mi libererà da questo corpo di morte? Solo la grazia di Dio, per Gesù Cristo nostro Signore».

 

          2) Il male, è vero, ha sede nel cuore, ma è malata anch'essa la mia volontà, piena di incertezze e di debolezze, quando non sa cercare il suo appoggio in Dio, e, abbandonata a se stessa, non ha la forza di resistere ai perfidi incitamenti della natura; la sua viltà permette molte colpe. Anche vi è il male.

 

          3) Ma la sede è più alta ancora. Infatti l'intelligenza è forse più colpita dalla volontà che dalla50 sensibilità stessa. Spesso l'intelligenza non vede o vede male; e allorquando io non vedo o vedo male, a che cosa mi giovano la volontà e la sensibilità, se non a smarrirmi, seguendo i falsi ragionamenti della mente? Possiamo dire di un cieco che conduce un altro cieco, ed entrambi cadono nella fossa.

          Occorre ammettere che il male più radicato è nell'intelligenza, nelle idee, in quanto giudico le cose dal mio interesse o piacere che è il punto di vista. L'azione ed il sentimento sono soprattutto viziate dall'intelligenza. È stato scritto: «I nostri difetti provengono quasi tutti dalla perversità dei nostri giudizi; e questo perché non consideriamo il principio della nostra esistenza, il dovere di figli di Dio e il fine a cui dovrei mirare». Si avvera anche di libri che si dicono spirituali e dànno una pietà sentimentale, la quale serve più ad alimentare il sentimentalismo che non ad alimentare i principi di fede e la fortezza della volontà. Dice S. Agostino: «Come non cadere lungo la via quando si è privi di luce? Il vedere è di prima necessità e di massima importanza».

 




50 Nell'originale: "della".

 






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