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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
RELAZIONI TRA LA VITA NATURALE
E LA VITA SPIRITUALE
Conoscere noi stessi è una stretta necessità, per la perfezione naturale come per la perfezione spirituale.
L'uomo è come un piccolo mondo, una sintesi mirabile di tutta la creazione.
Ha scritto san Gregorio Magno: «Omnis creaturae habet aliquid homo: habet namque homo commune esse cum lapidibus, vivere cum arboribus, sentire cum animalibus, intelligere cum Angelis».
Infatti l'uomo ha un'esistenza al pari degli
esseri inanimati; poi si nutre, cresce e si riproduce a somiglianza delle
piante; come gli animali conosce gli oggetti sensibili e si dirige verso di
loro con l'appetito sensitivo, e si muove di un movimento spontaneo; come
l'Angelo,
sebbene in grado inferiore ed in un modo diverso, conosce intellettualmente la verità, e con la sua volontà si dirige verso il bene ed ama quello che è buono.
Le attività e le manifestazioni si compenetrano, si coordinano e si completano a vicenda per concorrere ad uno stesso fine, cioè la perfezione naturale.
È quindi l'uomo come un essere misterioso, composto di anima e corpo, di materia e di spirito, intimamente associati, per formare una sola natura e una sola persona, l'io.
L'anima conferisce all'uomo tutti i gradi di perfezione e comunica al corpo le attività. Così insegnano la ragione e la Chiesa nel suo magistero.
L'anima per operare usa le facoltà, l'intelletto, la volontà e il sentimento, che emanano dall'anima stessa.
2) Come cristiano
La vita naturale procede dai genitori; Dio si serve di essi per dare questa vita naturale; per la vita soprannaturale si serve della umanità di Gesù Cristo.
Il bambino si mostra nella sua vita naturale; ed il bambino stesso può nascere una seconda volta, «nasci denuo», nel battesimo.
Il Signore volle così elevare l'uomo aggiungendo alla natura una soprannatura, che è la vita di Cristo: «dedit eis potestatem filios Dei fieri».
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Vi è tuttavia un rapporto tra l'ordine naturale e l'ordine soprannaturale. La grazia non distrugge la natura, né sta ai margini di essa; ma la perfeziona e la eleva. Si tratta di una vera vita e di un organismo conforme a quello della vita naturale; ma immensamente superiore.
Questa vita soprannaturale che procede dalla grazia di Gesù Cristo ha pure le potenze che sono state infuse nel battesimo stesso, cioè: virtù della fede, che riguarda l'intelligenza, la speranza che riguarda la volontà, e la carità che riguarda il sentimento; alle quali seguono i doni dello Spirito Santo.
La grazia è il principio della nostra vita soprannaturale; ci introduce nella sfera del divino; il più piccolo grado di grazia santificante è superiore al bene naturale di tutto l'universo; dice infatti san Tommaso: «Bonum gratiae unius majus est quam bonum naturae totius universi».
La grazia ci rende figli adottivi di Dio, ed
eredi di Dio; e fratelli e coeredi di Cristo; ci rende giusti e cari a Dio; ci
dà la capacità di fare meriti soprannaturali; ci unisce intimamente a Dio e ci
trasforma in un tempio vivo della SS.ma Trinità. Dice san Paolo (Rom. VIII,15):
«Non enim accepistis spiritum servitutis iterum in timore, sed accepistis spiritum adoptionis filiorum, in quo clamamus: Abba, Pater. Ipse enim spiritus testimonium reddit spiritui nostro, quod sumus filii Dei; si autem filii et haeredes: haeredes quidem Dei, coheredes autem Christi; si tamen compatimur, ut et conglorificemur».
Questa grazia, vita soprannaturale, è destinata a crescere giorno per giorno: così come si sviluppa una pianta. Nel battesimo è immesso nel bambino il seme di Dio. «E sarà come un albero, piantato su la riva di un torrente d'acqua, che darà frutto alla sua stagione, e non cadrà una foglia a terra» (I Salmo). È la santità.