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Giacomo Alberione, SSP
San Paolo - Bollettino SSP

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V

          Perfezione

          La perfezione religiosa e sacerdotale:

          Il Religioso-Sacerdote è tenuto alla perfezione per due ragioni:

          1) Come Religioso, perché costituito nello stato canonico di perfezione, in virtù della professione che gli impone di tendere alla perfezione propriamente detta, con la pratica dei consigli evangelici, nella forma determinata dalle sue Costituzioni. «La persona consacrata a Dio mediante i voti religiosi, commetterebbe senza dubbio un peccato mortale, mancando a questo dovere essenziale del suo stato di tendere alla perfezione».

          2) Inoltre, è obbligato a tendere alla perfezione come Sacerdote, per le ragioni che impegnano il Sacerdote secolare stesso.

          Altrettanto vale, «mutatis mutandis», per il Sacerdote secolare. Non perché sia in stato giuridico di perfezione come il Religioso, ma in virtù della sua ordinazione sacerdotale e per la sublime dignità delle funzioni sacerdotali, che esigono da lui ancora più santità che dal semplice Religioso non Sacerdote. Perciò il Sacerdote secolare che manca ai suoi doveri, pecca più gravemente che il Religioso laico.

          Anche il Religioso laico è obbligato alla perfezione per la professione: «La persona consacrata a Dio mediante i voti religiosi, senza dubbio 


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commetterebbe un peccato mortale, se non tendesse alla perfezione, che è dovere essenziale del suo stato».

          Da «La teologia della perfezione cristiana»

 




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