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Giacomo Alberione, SSP San Paolo - Bollettino SSP IntraText CT - Lettura del testo |
Dice Gesù Maestro: «Son venuto a portare la vita, e la vita più abbondante».
Parole simili sono di San Paolo: «Il Sacerdote è mandato per gli uomini e per le cose che riguardano Dio».
Dunque: due problemi ha il Sacerdote, la gloria di Dio e la salvezza delle anime. In San Paolo: l'ardore della fede e l'ardore delle anime.
Considerando le condizioni del mondo pagano San Paolo sentiva il suo «continuus dolor cordis».
La vita di San Paolo può essere divisa in varie parti.
Prima parte. Nato a Tarso, da Giudei della tribù di Beniamino, fariseo e cittadino romano fu educato a Gerusalemme sotto il famoso Gamaliele. Non ebbe occasione di conoscere personalmente Gesù Cristo.
Nato nei primi anni dell'Era Volgare, si distinse per il suo odio e l'animosità contro il Cristianesimo nascente.
Quando i nemici di Stefano lo lapidarono, Saulo custodì le loro vesti.
Saulo ottenne dal principe dei sacerdoti le più ampie facoltà giudiziarie. Perseguitò i cristiani, anche fuori di Palestina.
Seconda parte. Gesù lo aspettò sulla via di Damasco! e trasformò il persecutore in uno zelante apostolo. Era circa l'anno 35 di Cristo; e Paolo era sulla trentina d'anni.
Terza parte. Paolo passò una decina d'anni in ritiro, in preghiera, in studio, in lavoro, in meditazione, considerando la vita di Cristo, la redenzione e la diffusione del Vangelo.
Quarta parte. I viaggi missionari: dal 45 al 67, circa 22 anni, di cui almeno cinque passati nelle due prigionie.
San Paolo stabilì Antiochia come centro di partenza e di ritorno dei suoi viaggi: Metropoli dell'Oriente, in relazione con tutti i popoli d'allora.
a) Primo viaggio missionario di San Paolo, dal 45 al 48-49: ricevuto il carattere episcopale, andò a Cipro, nella Panfilia, nella Pisidia, nella Licaonia, ecc. E ritornò ad Antiochia, dopo grandi conquiste.
b) Secondo
viaggio missionario, dal 49 al 52: subito dopo il Concilio di Gerusalemme,
partì
da Antiochia e, lasciato Barnaba, già compagno del primo viaggio, prese con sé Silvano ad evangelizzare Frigia e Galazia; passò quindi in Europa, e fondò Chiese a Filippi, a Tessalonica; passò in Grecia, fondò Chiese a Corinto, ospite di Aquila, scrisse le due Lettere ai Tessalonicesi. In seguito, passando da Efeso, da Cesarea e da Gerusalemme, tornò ad Antiochia.
c) Terzo viaggio missionario, dal 54 al 58: visitò le Chiese già stabilite; quindi soggiornò per tre anni ad Efeso; andò in Macedonia, passò in Grecia, tornò a Corinto, ove dimorò tre mesi. Partì per Gerusalemme dopo aver attraversato la Macedonia, la Troade, Mileto e Cesarea. In questo terzo viaggio scrisse le due Lettere ai Corinti; quindi la Lettera ai Galati e quella ai Romani.
d) Quarto viaggio missionario, da Cesarea a Roma, per essere giudicato dal tribunale. Due anni di prigionia a Cesarea; quindi, mandato a Roma, superò il naufragio presso Malta, giunse a Pozzuoli e infine a Roma; ove si fermò due anni; rimesso in libertà nel 63.
In questi anni vegliò sulle Chiese dell'Asia, evangelizzò Roma, scrisse le Lettere agli Efesini, ai Colossesi, ai Filippesi, a Filemone.
Liberato dal carcere, si crede che si sia recato in Spagna e in Francia. Tornato in Oriente, ripassò a Colossi, a Troade, Mileto, Creta, e andò in Macedonia...
Tornato a Roma, non si sa come, nel 66, fu arrestato, fu trattenuto in orrida prigione, fu decapitato nel 67 sulla Via Ostiense, il 29 giugno, secondo la tradizione.
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Paolo appena convertito, a Damasco, già aveva cominciato la predicazione.
Era andato ad arrestare i cristiani, e invece fu convertito. Battezzato, con ardore prese a predicare Gesù Cristo; ma dovette partire, calato dal muro, perché lo cercavano a morte.
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Dopo i dieci anni di preparazione alla sua missione, Paolo sentì la voce di Gesù Cristo: «Esci da Gerusalemme, perché non ti ascoltano; va', che io ti manderò lontano, ai Gentili.
Durante i suoi viaggi, pur riconoscendo che il servitore del Vangelo poteva con giustizia vivere del Vangelo, egli non volle; ma preferì lavorare di notte nell’umile mestiere di tessitore di tende, per guadagnarsi il pane, e poter predicare di giorno.
Rispetto ai predicatori che lo hanno seguito a Corinto scrisse: «Io sono più di loro; anch'io sono discendente di Abramo, ministro di Cristo, io lo sono più di loro». «Più di loro nelle fatiche, più di loro nelle prigionie, immensamente di più sotto le battiture e spesso nei pericoli di morte. Cinque volte dai Giudei ho ricevuto quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe; una volta sono stato lapidato; tre volte ho fatto naufragio; ho passato una notte e un giorno nell'abisso. Quanti viaggi a piedi e pericolosi! Pericoli dei fiumi, pericoli degli assassini, pericoli da parte dei miei connazionali, pericoli dai Gentili, pericoli nella città, pericoli nelle solitudini, pericoli dal mare, pericoli dai falsi fratelli: nelle fatiche e nelle avversità, sovente in prolungate veglie, nella fame e nella sete, in frequenti digiuni, nel freddo e nella nudità. E oltre a ciò il mio peso quotidiano e l'ansia per tutte le Chiese. Chi è ammalato senza che non lo sia anch'io? Chi è che subisce scandalo, ed io non ne arda? Se c'è da gloriarsi, io mi glorierò della mia debolezza».
Da gli Atti degli Apostoli: persecuzioni ad Iconio, a Listri, a Derbe, a Filippi, Salonicco, Gerusalemme, Roma: in più carceri.
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In realtà la salvezza delle anime dipende dal sacrificio e dalla morte di Gesù Cristo in primo luogo. In secondo luogo i sacrifici del Sacerdote nella vita pastorale come ministero e apostolato con gli strumenti della comunicazione sociale.
Formarsi una vita comoda, a proprio piacere, non produce né la propria santificazione, né la salvezza delle anime.
La nostra vita quotidiana non ha generalmente estreme difficoltà; ma applicarsi allo studio, all'apostolato, al ministero ordinario. Vi è l'insegnamento scolastico, la redazione, le confessioni, la predicazione, l'ufficio personale, i doveri quotidiani, le contrarietà esteriori e le pene interiori.
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A scegliere il minor sacrificio, seguirà il minore premio.
Il Sacerdote non è un Discepolo Religioso, ma, posto più in alto, ha doveri più alti.
Se vi è una certa libertà, si usi per operare di più.
È infelice colui che evita la fatica.
Formarsi una personalità, conforme alla vocazione ed ai talenti.
«Qui vult venire post me, abneget semetipsum, et tollat crucem suam et sequatur me». Paradiso!
San Paolo ai Colossesi scrive che a ogni cristiano il Cristo assegna parte dei suoi dolori per chi ama: «Attualmente con gaudio soffro per voi e nel mio corpo do compimento a quella porzione di patimenti che il Cristo mi ha riservato per il bene della Chiesa. Di questa io fui costituito ministro, secondo l'incarico che Dio mi diede per voi, per riempire tutta la terra con parola di Dio... Tale mistero è il Cristo per voi speranza di gloria e che noi andiamo predicando, che richiama ogni uomo dai cattivi costumi. Egli insegna tutta la sapienza per renderlo perfetto nel Cristo. A tal fine io compio ogni sforzo confidando non in me stesso ma nel Cristo, la cui grazia in me opera».
La vita paolina si conforma al nostro Maestro e protettore San Paolo: Predicava e scriveva.
Per noi: La maggior penitenza, con il duplice compito del sacerdozio e dell'apostolato; così l'osservanza della vita paolina.
Gli orari, gli uffici, i ministeri, la redazione, un quotidiano studio, la convivenza, le difficoltà interiori ed esteriori, sono per accumulare le ricchezze di meriti.
L'Imitazione di Cristo insegna: non penitenze straordinarie, ma comuni, ordinarie. Guidare il nostro io, richiede un continuo dominare la fantasia, i sentimenti, i sensi esterni.
San Paolo a Timoteo, seconda Lettera: «Io sopporto tutto per il bene degli eletti, affinché raggiungano la salvezza».
«Sforzati di presentarti davanti a Dio come uomo provato, quale operaio che non ha vergogna, ha niente da vergognarsi».
Dice di sé: «quanto a me, mi sento sacrificato: ed il tempo della partenza si avvicina. Ho combattuto la buona battaglia, ho compiuto la mia corsa, sono stato fedele. Non mi resta che ricevere la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi darà».
I Paolini riceveranno pure la corona.
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