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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
Altro pensiero: nelle Case per Esercizi spirituali molte volte si dà l’avviso: servendosi i Sacerdoti a vicenda la Messa, vogliano anche vicendevolmente correggersi dei difetti che eventualmente si rilevassero nella celebrazione. Cosa facile tra di noi. Inoltre: vigilare perché il Breviario sia detto bene, digne, attente ac devote.3 Spiegava un padre che aveva dato centinaia di corsi di Esercizi al Clero: si commettono molti errori nella recita del Breviario! Ed insisteva perché il Breviario si dicesse insieme, perché può allora ciascuno rilevare gli sbagli. Qui avendo breviari di diversa traduzione ed i Discepoli, dovendo invece del Breviario recitare l’Ufficio della B.V. Maria, non si potrà recitare in comune. Ma nella calma e nel raccoglimento di questi santi giorni, ciascuno potrà recitare tutto adagio, e migliorare questa grande preghiera; siamo persone consecrate e destinate a rappresentare i bisogni della Chiesa e delle anime: unendoci alla Corte celeste che proclama: Santo, santo, santo è il Signore; pieni sono i cieli e la terra della sua gloria, opere della sua potenza e del suo amore.
Presentandomi giorni fa al Papa, che ha mostrato di accogliermi con paterna benevolenza, ho dovuto dire:
«Santità, non ero ancora venuto, dovendo cedere il passo ai Maggiori; noi siamo i minimi nella Chiesa di Dio». «Restate sempre i minimi! – mi ha risposto – così riempirete il mondo della vostra parola».
È giusto e vero; stare al nostro posto: «Non plus sapere quam oportet sapere, sed sapere ad sobrietatem»;4 «non stimarsi più di ciò che siamo». Le nostre glorie sono l’essere cristiani, cattolici, paolini; ma sempre tenerci all’ultimo posto: «Ego sum minimus apostolorum».5
Dio è grande, noi piccoli figliuoli della Sua Sapienza e misericordia: «Misericordia Domini quia non sumus consumpti».6 A Lui solo ogni onore e gloria; la giustizia, la verità, l’ordine lo richiedono. Perciò «ut sint minores»7 sia pure il nostro pensiero. Ognuno di noi può e deve tenersi il minimo se vuole essere santo ed efficace nell’apostolato. Non un’umiltà strana! il maestro non può mettersi nel banco e mandare l’alunno a dar lezione. Sia l’umiltà che indica il Maestro: «Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore» [Mt 11,29]. «Se non vi farete come un bambinetto non entrerete nel regno dei cieli» [Mt 18,3].