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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Socievolezza, non gregarismo

     La vita comune richiede socievolezza. L’uomo è socievole per natura. Eccetto il caso di una vocazione speciale ed assai rara, si tende spontaneamente a ritrovarsi, sentirsi, vivere uniti: in tutte le età della vita. L’isolamento per lo più è temuto.

     Ma non gregarismo, così da prendere tutto dall’ambiente e da compagni, lasciandosi guidare ciecamente, sino alla perdita della personalità. Accompagnarsi e insieme segregarsi; non lasciarsi assorbire dalla vita collettiva, dalle letture vuote, dalla radio, cinema, televisione, sino ad una specie di stupidità, passività, schiavitù, mancanza di riflessione e di idee proprie e dominanti.

     La vita comune richiede obbedienza. Emettendo il


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voto, ci siamo legati all’osservanza. Se più tardi si incomincia a cavillare sul potere dei Superiori, sulle disposizioni date, sopra le possibilità di fare, ecc., che sarà? Sarà un riprendersi a poco a poco ciò che si era donato a Dio; ed importa ingiustizia. Emettendo il voto, il novello religioso in un senso esatto firma una cambiale in bianco; il Superiore dovrà riempirla; e noi saremo tenuti a pagare di persona, qualunque possa essere il nostro desiderio.

     Anche ingiustizia? Sì, poiché ognuno come socio deve contribuire ai comuni beni, come può partecipare ai comuni vantaggi.




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