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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Obbedienza, non divisioni

     Carità nell’obbedienza ed obbedienza in carità. Le divisioni interne in un Istituto portano alle più gravi conseguenze: divisioni di pensiero, di indirizzo, di carattere, di dottrina, di opere, ecc. Distruggono nella base e nella vita lo spirito dell’Istituto. L’unione è tale bene che per esso si devono sacrificare beni e viste particolari.

     Pessima è la divisione tra i Superiori Maggiori, Consiglio Generalizio, Superiori Provinciali. Di grande edificazione è invece una cordiale intesa.

     Ancora grave la divisione nei Consigli Provinciali; mentre l’unione fraterna rinvigorisce e consolida tutta la vita religiosa ed apostolica.

     Meno grave, ma sempre causa di molta pena, è la divisione nel Consiglio locale; al contrario la buona armonia alleggerisce la quotidiana fatica e conferisce ad una lieta convivenza.

     Ugualmente tra i Sacerdoti e Discepoli in una singola casa l’unione di spirito e di forze favorisce le vocazioni, il progresso in ognuna delle quattro parti.

     Nelle adunanze di Consiglio ognuno è libero ed è in dovere di esprimere umilmente, ed insieme chiaramente, la sua opinione; ma, venuti alla conclusione, non vi può essere che un solo parere; né si può fuori riferire chi nel Consiglio ha sostenuto questa o quella opinione.


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     L’unum sint,7 ripetuto quattro volte dal Maestro Divino nella preghiera sacerdotale, ci ammaestra.

     Lo stesso nazionalismo male inteso non è forse stato, e non lo è ancora, causa di scismi, eresie, dissapori, impedimenti all’apostolato e ministero?

     Nell’orazione sacerdotale Gesù così prega per gli Apostoli: «...Padre Santo, custodisci nel nome tuo chi mi hai dato, affinché siano una cosa sola come noi».

     Continuando la stessa preghiera, Gesù Maestro aggiunge: «Né soltanto per questi prego: ma prego anche per quelli che crederanno in me, per la loro parola; affinché siano tutti una cosa sola, come tu sei in me, o Padre, ed io in te; che siano anch’essi una sola cosa in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu mi desti, io l’ho data loro, affinché siano una sola cosa, come noi siamo una cosa sola, io in essi e tu in me; affinché sian perfetti nell’unità, e il mondo conosca che tu mi hai mandato, e li hai amati, come hai amato me. Padre, ciò che tu m’hai donato, io voglio che dove sono io, ci sian con me pure quelli, affinché vedano la gloria mia che tu m’hai data, perché tu mi hai amato prima ancora della creazione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi han riconosciuto che tu mi hai mandato. Ed ho fatto conoscere a loro il tuo amore, e lo farò conoscere ancora affinché l’amore col quale hai amato me, sia in essi ed io in loro» (Gv 17,20-26).

     Tutti siamo a servizio; nessuno padrone. Tutti in cerca della perfezione, nessuno già perfetto.




7 «Perché siano una sola cosa» (Gv 17,11.21.22.23).




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