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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Gesù Cristo maestro della castità

     Un giorno i discepoli si mostrarono colpiti dai gravissimi obblighi e pesi del matrimonio come il Salvatore li aveva esposti; gli dissero: «Se tale è la condizione dell’uomo con la sua moglie, non conviene sposarsi». Gesù Cristo rispose: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro cui è stato concesso; alcuni infatti sono impossibilitati al matrimonio per difetto di natura, altri per violenza o


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malizia degli uomini, altri invece si astengono spontaneamente da esso di propria volontà per il regno dei cieli»; e concluse: «chi può capire capisca» (Mt 19,10-12). La verginità è virtù grande, è scelta in vista del cielo e per attendere più liberamente alle cose del cielo.

     «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). «Vi dico: chiunque avrà guardato una donna per desiderarla ha già commesso adulterio nel suo cuore» (Mt 5,28).

     Il Figlio di Dio volendosi incarnare scelse per Madre una Vergine, operando un prodigio unico: unendo la verginità più sublime alla Maternità Divina. Il padre putativo San Giuseppe era pure vergine e custode della Vergine.

     Così concorsero alla Redenzione tre purissime persone, i tre purissimi e profumati gigli: Gesù, Maria, Giuseppe; ciascuno secondo la propria condizione.

     Essa verrà pure applicata da anime pure, consacrate a Dio: «Apostoli vel virgines, vel, post nupties [=nuptias], continentes».1




1 «Apostoli: o vergini, o capaci di continenza dopo le nozze».






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