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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Scandagliare il fondo del cuore

     In ogni caso e soprattutto occorre la domanda: «dove è il mio cuore?»; oppure: «cosa cerca il mio cuore oggi e nella vita?». Dove va la mente? La volontà è ferma?

     L’abitudine dei pensieri, dei sentimenti, delle azioni buone o cattive, le tendenze, le parole, formano il fondo dello spirito; invece gli atti sono passeggeri e possono essere casuali.

     Tale domanda porta ad una occhiata rapida, sicura, viva; per cui sempre [appare] la sostanza dell’essere spirituale, la disposizione abituale, la molla che scatta prontamente, a meno che una circostanza esterna o psicologica lo impedisca.

     Scoprire questo fondo, questo stato, questa disposizione dominante è ancor più necessario che contare vittorie e sconfitte.

     Poi si passerà alle disposizioni secondarie.

     Un’anima che è dominata dal pensiero di conservare intatta la stola battesimale, un’anima che si sente in dovere di riparazione e piangere, un’anima eucaristica, mariana, paolina, sensibile alle responsabilità sacerdotali, piena di fede, accesa di amore a Dio...

     Persone dominate dall’orgoglio, o dall’invidia, o dall’avarizia, o sensuali, iraconde, sospettose...


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     Sono anime, persone, il cui fondo è chiaro; dal cui fondo possono contare in bene o temere qualsiasi occasione; un giorno forse non avranno cadute o atti virtuosi, ma il cuore, l’anima, lo stato è abito.

     Questa occhiata si può ripetere più volte, molte volte lungo il giorno; ed è sempre cosa utilissima.

     Ma non basta da sé: alla conoscenza del fondo dello spirito o del cuore devono seguire tre altri atti che possono essere diversi:

     a) se il cuore è unito al Signore si ringrazia, si conferma e con una breve invocazione si attizza il fuoco dell’amore a Dio;

     bse invece il cuore non è unito al Signore si fa un breve atto di contrizione, il proposito ed una breve invocazione al Signore. Il risultato sarà di evitare molti difetti, fortificare lo spirito per un continuo progresso nella virtù.

     cLa contrizione corregge il male ed il proposito rafforza il bene; la contrizione guarda la strada percorsa, il proposito guarda il cammino da percorrere. La contrizione deve giungere a ispirarsi, come motivo essenziale, all’amore perfetto, all’amore di Dio per se stesso e per la sua gloria.

     d) La risoluzione deve portarmi pure all’unica cosa essenziale: alla conoscenza di Dio, alla sottomissione alla sua volontà, alla conformità col movimento della sua grazia. Questa risoluzione posso e debbo particolareggiarla per farla giungere al punto più saliente, di raddrizzare cioè la tendenza, che si è maggiormente allontanata da Dio; o consolidare quella che gli si è maggiormente avvicinata, e così indirizzare il mio essere alla gloria di Dio, nella volontà di Dio, nella grazia di Dio. Occorre sempre ritornare a questo punto.




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