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Giacomo Alberione, SSP Ut Perfectus sit Homo Dei IntraText CT - Lettura del testo |
«Dio dei padri miei e Signore di bontà,
tu che hai tratto con la tua parola
il creato dal nulla
e con la tua Sapienza hai dato
l’essere all’uomo, affinché domini
le creature da te chiamate ad esistere,
tu che reggi il mondo con santità e giustizia,
e tutto giudichi con animo retto,
donami la Sapienza che siede sul trono
con te, e non respingermi
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
ciò che è terreno,
persin le cose che pur abbiamo tra mano
conosciamo così poco;
chi dunque
riuscirà a capire le cose celesti?
Chi mai conosce il tuo consiglio,
se tu non gli dai la Sapienza,
e non mandi il tuo Santo Spirito
(Sap 9,1-4.16-17).
* * *
Art. 135. I membri stimino grandemente il voto di fedeltà al Romano Pontefice e,
uniti più strettamente a questo vincolo di sottomissione e devozione verso la Cattedra di Pietro, lo ritengano come un valido mezzo per conservare più sicuramente l’unità di azione nella Società e per sentire più altamente l’universalità dell’apostolato delle edizioni.
Art. 136. Memori del voto di fedeltà al Romano Pontefice, i membri cerchino, con vigile e continuo impegno, nell’esercitare l’apostolato delle edizioni, di sentire sempre più con la Chiesa e col suo capo, il Romano Pontefice; e ognuno, secondo la sua condizione, ma specialmente i Superiori, facciano sì che nelle edizioni della Società non venga mai insegnato nulla che non sia conforme ai documenti pontifici e alla dottrina e tradizione della Chiesa.
Art. 137. Affinché tutte queste cose si imprimano profondamente nell’animo dei membri, i Superiori e i Maestri facciano in modo che in tutto il periodo della formazione religiosa, intellettuale ed apostolica si tenga conto di questo vincolo che unisce intimamente i membri e la stessa Società al Romano Pontefice e che si deve ritenere come la nota caratteristica della Società.