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Giacomo Alberione, SSP
Ut Perfectus sit Homo Dei

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Le virtù dell’apostolo

     San Paolo scrive ai Romani: «Prima di tutto ringrazio il mio Dio, per mezzo di Gesù Cristo, a riguardo di tutti voi, perché la vostra fede è magnificata in tutto quanto il mondo. Infatti mi è testimone Iddio, a cui nel mio spirito io servo predicando il Vangelo di suo


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Figlio, che senza posa io mi ricordo di voi, chiedendo continuamente nelle mie preghiere di avere finalmente, per la sua volontà, il bene di venir da voi. Desidero infatti vedervi, per comunicarvi qualche dono spirituale, affinché possiate essere confermati, o meglio, perché, trovandomi fra di voi, ci si possa eccitare a vicenda per mezzo della fede vostra e mia.

     Non voglio nascondere, o fratelli, che avevo fatto il proposito di venire a trovarvi, per raccogliere qualche frutto anche in mezzo a voi, come fra le altre nazioni; ma fino ad ora non ho potuto» (Rm 1,8-13).

     Non è, quanto scrive S. Paolo, adatto al nostro spirito, attività, zelo? Portare al mondo la fede di Roma: mentre il cuore e l’anima nostra sono rivolti a Roma, centro della cattolicità; a Roma dove sta il padre di tutti, ove sta la pietra su cui è edificata la Chiesa.

* * *

     Art. 159. La pietà venga specialmente e di continuo nutrita con lo studio di Gesù Cristo Divino Maestro, che è Via, Verità e Vita; in modo che tutti sul Suo divino esempio crescano in sapienza, grazia e virtù, venerando Dio con profonda religione in spirito e verità, e amandolo sinceramente con la mente, con la volontà, col cuore e con le opere.

     Art. 160. La sacra liturgia deve tenersi nel dovuto onore. I membri quindi procurino di comprenderne bene il senso, di imparare e di eseguire bene e con amore il canto gregoriano e le sacre cerimonie affinché da essi la pietà tragga grande alimento.


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     Art. 161. Ogni festa e domenica, secondo la possibilità, vi sia una seconda Messa, la meditazione del Santo Vangelo, il canto dei Vespri, l’istruzione catechistica o la predica e la benedizione eucaristica.

     Art. 162. Procurino i Superiori che i religiosi impediti ad intervenire a qualche esercizio da farsi in comune suppliscano sollecitamente nel miglior modo possibile.

     Art. 163. Tutti i membri debbono adempiere agli obblighi comuni dei chierici, di cui si tratta nei can. 124-142 del Codice di diritto canonico, eccetto che non risulti diversamente dal contesto o dalla natura delle cose.

     Art. 164. Tutti devono tenere in grandissimo conto ed osservare diligentemente il raccoglimento dell’animo, come un mezzo assai atto ad alimentare la vita interiore e l’unione con Dio.

     Art. 165. Durante i pasti la mente sia nutrita, per qualche spazio di tempo, con una lettura edificante. Però il Superiore, con prudente moderazione, potrà, secondo l’opportunità, dispensare da questa regola.

     Art. 166. Un membro non entri nella camera da letto di un altro.




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