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Giacomo Alberione, SSP Apostolato dell’edizione IntraText CT - Lettura del testo |
La necessità dell’apologia sacra appare evidente dalle condizioni religiose attuali nonché da tutta la storia del cristianesimo, il quale, fin dalla sua origine, ebbe bisogno di difesa.
Gesù Cristo stesso aveva profetizzato che sarebbe stato «segno di contraddizione». Alla
comparsa della Croce, tutti gli interessi umani, tutte le passioni gli si levarono contro: Ebrei e Gentili, poteri pubblici e influenze sociali, pregiudizi e calunnie, la filosofia e l’opinione pubblica. Da allora le contraddizioni a Cristo, ai suoi seguaci, alla Chiesa si moltiplicarono e furono, può dirsi, senza interruzione.
I difensori tuttavia non mancarono mai.
San Pietro e San Paolo aprono la serie degli apologisti. Dopo di essi, dalle arene del martirio, dalle aule accademiche e dalle chiese, in ogni tempo si levò potente la voce della difesa, che impose silenzio ai tiranni e ai contraddittori della fede.
La storia lo dimostra. Ci rimangono in perpetuo i monumenti di scienza degli apologisti maggiori e minori del secolo secondo, cui precedono quelli dei Padri apostolici, e seguono quelli dei Padri, Dottori, Teologi di ogni tempo, che variano secondo i vari aspetti assunti dall’errore.
Gli apologisti non mancano neppure ai tempi presenti. Tra le opere benemerite che ci diedero, ricordiamo: Hettinger, L’Apologia del cristianesimo; il Protestantesimo comparato al Cattolicesimo del Balmes; Il Cristianesimo ai tempi moderni di Mons. Bougaud; Le Conferenze sul dogma del Monsabré; quelle di Mons. d’Hulst; le opere del P. Gratry; quelle del G. Card. Alimonda,
del Lacordaire, e di Mons. Bonomelli; le Conferenze di Mons. L. Bésson; l’Apologia del Cristianesimo del Dott. Paolo Schanz; quelle del Weiss (R.P.A.) e del P. Agostino Gemelli.
L’opera apologetica prende sempre maggior sviluppo, s’informa di trattati, di articoli di giornali, riviste, periodici, come s’informa di conferenze tenute dal pulpito o nelle Università cattoliche.
Sebbene l’apologia non sia il genere di scritto più comune e più frequente, tuttavia essa deve essere proporzionata ai tempi e alle necessità. Oggi è più che mai necessaria poiché si nota uno sforzo dei nemici che tendono ad escludere il cristianesimo dalla famiglia, dal regime nazionale ed internazionale. Sforzo che, sorto con l’umanesimo, corroborato dal protestantesimo, ha preso oggi forme gigantesche ed ha fatto tante conquiste.
In mezzo a questo male generale, vi sono anime che hanno bisogno di essere illuminate nella verità, fortificate nell’osservanza religiosa, avvicinate alle fonti della grazia, e tutto ciò con mezzi che non sono comuni.
Spetta all’apostolo della stampa non meno che all’apostolo della parola venire incontro ai bisogni di queste anime, mediante l’apologia sacra, per far conoscere ad esse, in tutta la sua luce e bellezza, la religione cristiana. Anzi,
all’apostolo della stampa incombe un dovere più stretto perché egli può giungere anche e specialmente dove non può giungere l’apostolo della parola.
La Sacra Congregazione del Concilio ha inviato una circolare al clero cattolico, nella quale dice che l’apologia deve esser fatta oralmente solo per eccezione e che in tal caso dev’essere tenuta da oratori idonei dopo che ne hanno ottenuto il consenso dai Vescovi. Cosa questa che è permessa solo in certi tempi e luoghi. Al contrario la stessa Congregazione non solo non impone tali limiti all’apologia scritta, ma l’incoraggia.
Se l’apostolo, all’occorrenza, trascura questo modo di bene, non soddisfa pienamente alla sua missione. Le opere popolari avranno più larga diffusione e gli gioveranno maggiormente. Le opere apologetiche, invece, gli saranno in generale di peso finanziario perché indirizzate ad un piccolo numero di persone, mentre richiedono maggior preparazione e maggior cura. Esse tuttavia non devono essere trascurate perché entrano nel fine dell’apostolato: dare Dio alle anime e portare le anime a Dio; fine che deve spingere a non trascurare nessun’anima e a dare alle singole non ciò che è più cercato e che soddisfa, ma ciò che purifica ed eleva a Dio, ciò che è utile per l’eternità.
Solo così l’apostolo è all’altezza della sua missione e di lui si potrà dire che ha veramente il pensiero cristiano, pensiero che elabora nell’anima sua per esprimerlo nello scritto e moltiplicarlo con la stampa per farlo giungere alle anime.