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Giacomo Alberione, SSP
Apostolato dell’edizione

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Norme pratiche

Nella sua orazione pentecostale tenuta all’inaugurazione del secondo Congresso internazionale dei giornalisti cattolici, nel 1937, il Card. Eugenio Pacelli, che ora veneriamo Papa Pio XII, considerò l’opera del giornalismo cattolico come una battaglia, di cui designò i combattenti, il nemico e le armi insieme. «I combattenti


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siete voi – diceva ai giornalisti –, il nemico è la paganizzazione della vita moderna; le armi sono la diffusione e l’illustrazione dei documenti pontifici. L’ora della battaglia è il presente; il campo della lotta è l’antagonismo che si svolge fra la ragione e il senso, fra gli idoli della fantasia sognante e l’autentica rivelazione di Dio, fra Nerone e Pietro, fra Cristo e Pilato. Non è nuovo il combattimento; è nuova l’ora che volge».

L’apostolo giornalista è dunque un combattente. E nella sua battaglia, per essere destro al buon uso delle sue armi salutari, deve possedere qualità che si possono ridurre alle seguenti: disinteresse, sincerità e coerenza, studio e scienza, elevazione e abbandono in Dio, devozione al Papa.

Praticamente può esplicare la sua attività nei riguardi del quotidiano mediante un’azione negativa e positiva.

Negativa con l’impedire il sorgere e il divulgarsi di quotidiani non ispirati a principi cattolici; positiva col sostenere, promuovere e divulgare i quotidiani cattolici già esistenti e col suscitarne altri dove e quando ne nota il bisogno e ne trova la possibilità.

Per quanto dipende da lui, e gli è lecito, cerchi di pareggiare, non solo, ma superare l’avversario.

Miri soprattutto a formare una coscienza cattolica


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nei lettori, seguendo le direttive della Santa Sede e dell’Episcopato.

Garantisca con la sicurezza del pensiero la purezza della morale, evitando con austera disciplina le cronache e le illustrazioni che offendono la morale e insidiano la famiglia e la gioventù.

Riferisca gli avvenimenti del giorno presentandoli alla luce della dottrina cristiana, guidando il lettore a giudicarli secondo la propria coscienza cristiana, ed evitando con somma cura tutto quello che potrebbe costituire un pericolo per la fede dei lettori e per la onestà della vita.

Ricordi che la verità a cui serve non ammette equivoci o compromessi; che difende una morale che, incisa su tavole di pietra, non tollera cancellature. Anche quando ciò gli dovesse costare sudore e sangue.

Sia guida sicura che addita, nelle rassegne letterarie, teatrali, cinematografiche, ciò che è buono, lecito, pernicioso e illecito.

Cerchi tutti i mezzi possibili per far giungere ovunque il quotidiano cattolico che con la pace e nella giustizia porti a tutti l’attesa carità della verità.

Tenga presenti in ogni tempo le vigenti leggi sulla stampa: non faccia mai del male, e si contenti di fare il bene che può, dove può, coi mezzi che può, senza esporre inutilmente la vita del giornale al sequestro e alle sospensioni.3

 




3  * Quest’ultima raccomandazione va letta alla luce di una esperienza vissuta da Don Alberione nel 1942, quando, per un suo intervento sul settimanale La Domenica Illustrata – in cui suggeriva la “tregua di Dio” per un Natale di pace durante la guerra allora in corso –, fu minacciato di arresto dal Ministro della Propaganda fascista, e il periodico diffidato dall’interferire sulla politica del regime, pena la sospensione.




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