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Giacomo Alberione, SSP
Apostolato dell’edizione

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La geografia a servizio dell’individuo

Sono tante e tanto frequenti le relazioni dell’uomo rispetto al creato, ed in particolare rispetto alla terra, che nessuno può disinteressarsi completamente della geografia.

Vi è chi ha una conoscenza teorica più o meno ampia, chi (sono naturalmente i più) si


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limita ad una conoscenza pratica. Ma non vi è chi la ignora completamente.

L’apostolo sappia far tesoro di questo fatto universale per elevare gli animi delle creature al Creatore.

Nei trattati e testi di studio della geografia generale e delle sue parti (geografia astronomica, fisica, politica, commerciale, antropica, etnica, morale, religiosa...) egli si proponga sempre di giovare, nel modo conveniente, all’anima dei lettori rievocando or questa or quella delle divine verità.

A volte verrà bene accennare alla dottrina cattolica circa la divina creazione: «Deus creavit cælum et terram»,1 tutto viene da Dio, tutto è retto da Dio e tutto deve tornare a lui.

E perché Dio ha creato il mondo? Per coesistere con altre esistenze, vivere insieme alle altre vite, comunicare il suo pensiero ad altri che pensano, amare altri esseri ed essere amato. «Universa propter semetipsum operatus est Dominus».2

A volte invece si potrà accennare alla bontà delle creature. Nel mondo non vi è nulla di inutile, nulla di originariamente e intrinsecamente cattivo.

Restringendosi alla terra e a parte di essa, l’apostolo ricorderà che Dio l’ha donata all’uomo


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affinché egli se ne serva per lui. Senza numero poi saranno le occasioni per elevare gli uomini a Dio dallo studio, dalla contemplazione, ed anche dalla semplice osservazione della natura e delle sue singole parti.

A quali elevazioni non possono ad esempio portare le chiarezze del cielo, il tripudio dei fiori, i trilli degli uccelli, le messi biondeggianti al sole, le immensità del mare azzurro?...

Il libro della natura contiene degli insegnamenti per tutte le categorie di persone, per tutte le età, per tutte le condizioni di vita. Lo leggono e lo capiscono particolarmente le anime pure e semplici.

La montagna ad esempio ha esercitato un influsso potente sull’animo di Pier Giorgio Frassati: vi contemplava le grandezze del Creatore. Da quelle rocce che emergono aguzze su un fondo di cielo, trovava più facile sfuggire alla terra e incontrarsi con Dio. La preghiera riusciva più dolce perché gli pareva di unire la sua alla voce della natura.

Per San Francesco d’Assisi il creato era un canto armonioso che gli rapiva la mente e il cuore in Dio.

A tante anime le cose anche più insignificanti narrano la sapienza e l’amor divino.

Oh, sappia l’apostolo elevare al Creatore [l’inno] del creato! Insegni alle anime il modo di unire


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il canto del proprio cuore a quello del cielo, delle stelle, della terra e della natura tutta.




1  Gn 1,1. * «In principio Dio creò il cielo e la terra».



2  Pr 16,4. * «Il Signore ha fatto tutto per un fine».






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